Imponenti edifici dal tetto verde, ampi viali alberati e prati coperti da foglie dai colori dell’autunno, in lontananza l’alta Torre Biologica. Sono gli spazi della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II, raccontati attraverso l’occhio di un drone, alle aspiranti matricole che, mercoledì 24 febbraio, si sono collegate attraverso Google Meet e Youtube per seguire l’Open Day della Scuola. Organizzato in collaborazione con il quindicinale di informazione Ateneapoli, l’evento ha raccolto l’interesse di oltre 6 mila studenti al quarto e quinto anno degli istituti scolastici campani e regioni confinanti.
Le immagini che scorrono sullo schermo sono accompagnate dalla voce del prof. Paolo Emidio Macchia, Vicepresidente della Scuola, che porta i saluti della Presidente, la prof.ssa Maria Triassi, e ne presenta la struttura e i Corsi di Laurea a questa afferenti. “Siamo un vero e proprio campus – spiega – L’area di Medicina dispone di 105 aule con oltre 10mila posti a sedere, altre 55 aule appartengono al complesso di Farmacia, 30 per Biotecnologie. Una capienza enorme. Quando siamo a pieno regime, il numero di studenti nei nostri spazi supera i 5mila allievi”. Punti di forza sono “i nostri percorsi di laurea estremamente professionalizzanti. L’interconnessione e l’interazione sono per noi delle parole chiave, insieme con l’internazionalizzazione. Con Medicina e Chirurgia in inglese, ad esempio, avrete possibilità di interagire con persone di tutto il mondo”. Racconta: “In una seduta d’esame abbiamo avuto un ragazzo collegato dalla Cina; mentre da noi era giorno, da lui era ormai mezzanotte!”. Ma chi è lo studente ideale per uno di questi percorsi, tutti incentrati sulla salute seppur vista da angolazioni differenti? Secondo il docente non esiste una matricola tipo, “l’importante è che ci sia passione per questi studi e tanta voglia di fare. Una vera motivazione aiuta a superare qualunque difficoltà. Vi aiuterà un po’ anche la semestralità delle nostre lezioni che vi ricorderà l’organizzazione della scuola in cui bisognava studiare e prepararsi di volta in volta. In ogni caso, io penso che possiate farcela tutti”.
Le immagini che scorrono sullo schermo sono accompagnate dalla voce del prof. Paolo Emidio Macchia, Vicepresidente della Scuola, che porta i saluti della Presidente, la prof.ssa Maria Triassi, e ne presenta la struttura e i Corsi di Laurea a questa afferenti. “Siamo un vero e proprio campus – spiega – L’area di Medicina dispone di 105 aule con oltre 10mila posti a sedere, altre 55 aule appartengono al complesso di Farmacia, 30 per Biotecnologie. Una capienza enorme. Quando siamo a pieno regime, il numero di studenti nei nostri spazi supera i 5mila allievi”. Punti di forza sono “i nostri percorsi di laurea estremamente professionalizzanti. L’interconnessione e l’interazione sono per noi delle parole chiave, insieme con l’internazionalizzazione. Con Medicina e Chirurgia in inglese, ad esempio, avrete possibilità di interagire con persone di tutto il mondo”. Racconta: “In una seduta d’esame abbiamo avuto un ragazzo collegato dalla Cina; mentre da noi era giorno, da lui era ormai mezzanotte!”. Ma chi è lo studente ideale per uno di questi percorsi, tutti incentrati sulla salute seppur vista da angolazioni differenti? Secondo il docente non esiste una matricola tipo, “l’importante è che ci sia passione per questi studi e tanta voglia di fare. Una vera motivazione aiuta a superare qualunque difficoltà. Vi aiuterà un po’ anche la semestralità delle nostre lezioni che vi ricorderà l’organizzazione della scuola in cui bisognava studiare e prepararsi di volta in volta. In ogni caso, io penso che possiate farcela tutti”.
“Da noi vi troverete bene”
Adiacente al Policlinico c’è il Dipartimento di Farmacia, presentato dal prof. Orazio Taglialatela Scafati: “Da noi vi troverete bene. Abbiamo ampi spazi dedicati agli studenti, con punti ristoro, gazebo, giardini e tutte quelle facilities che favoriscono lo studio. Nel luogo dove si fa didattica, inoltre, ci sono anche gli studi dei docenti, il che vi permetterà di avere con noi un’interazione quotidiana”. Il farmaco è, chiaramente, l’oggetto fondante dei Corsi incardinati nel Dipartimento: “Affrontiamo il mondo della salute da un punto di vista molecolare, studiamo tutto ciò che riguarda il farmaco, dalla progettazione, alla preparazione, alla struttura chimica, al meccanismo d’azione, fino ai suoi effetti, alla distribuzione”. Punto di forza di queste lauree “è la loro connotazione pratica e applicativa. Un elevato numero di esami prevede una parte sperimentale. Gli studenti apprendono i concetti di base delle discipline e ne applicano i principi in laboratorio. In Chimica e Tecnologia Farmaceutiche (CTF) che io coordino, ad esempio, è prevista una tesi di laurea sperimentale nei laboratori scientifici dove si svolgono le nostre ricerche. Sulle Triennali, ancora, abbiamo convenzioni con aziende per il periodo di tirocinio”. Anticipando gli studenti, il docente dà infine informazioni sulle modalità di accesso ai Corsi: “Le nostre Triennali non prevedono una selezione all’ingresso. Per Farmacia e CTF, invece, sono disponibili 120 e 300 posti. L’anno scorso non vi fu test, solo una selezione basata sul voto di maturità. Questa modalità però è stata molto criticata, per cui si vorrà reintrodurre il test d’ingresso che si basa su Biologia, Chimica, Fisica, Matematica e Logica Generale per un totale di 60 domande. Sul nostro sito c’è una ricchissima banca dati”.
Pandemia, i vaccini “sono stati generati nei laboratori biotecnologici”
È la volta di Biotecnologie per la Salute, Corso di Laurea Triennale sul quale interviene il Coordinatore, prof. Nicola Zambrano: “La Biologia ha il compito di capire come funzionano i sistemi viventi, le Biotecnologie quello di comprendere queste conoscenze di base e applicarle per risolvere dei problemi”. Un esempio sul compito delle Biotecnologie dall’attuale pandemia: “Voi sapete che sono stati generati numerosi vaccini, basati su quattro o cinque canovacci di base. Questi, ma come tutti i precedenti vaccini, sono stati generati proprio nei laboratori biotecnologici. Oppure pensate al tampone molecolare, al tampone antigenico, al test sierologico, sono presidi diagnostici sviluppati oltretutto in brevissimo tempo”. Il Corso di Laurea “permette poi la scelta tra diversi curricula – medico-molecolare, medico-clinico, farmaceutico, alimentare e veterinario – proprio perché la salute dell’uomo riguarda anche l’ambiente in cui questo vive”. I laureati federiciani in Biotecnologie sono molto apprezzati negli enti di ricerca pubblici e privati e nelle università di tutto il mondo, come il docente ama ricordare durante gli eventi di orientamento, “ma sono anche figure di raccordo tra vari settori e questo conferisce delle potenzialità imprenditoriali molto elevate. Un esempio su tutti, Egidio Cerrone, Puok, è un nostro brillante laureato”. Sulla modalità d’accesso: “Abbiamo a disposizione 450 posti. Le discipline del nostro test, di base, sono sempre le stesse: Biologia, Chimica, Matematica, Fisica, noi non abbiamo la Logica. Un punteggio minimo per l’accesso in realtà non c’è; la graduatoria premia sicuramente chi ha risposto meglio alle domande, ma poi scorre abbastanza velocemente”. Motivazione è la parola chiave prediletta anche dal prof. Zambrano: “No alle scorciatoie, sì alle scelte razionali ma fatte con il cuore. Non ha senso venire da noi se il vostro desiderio è entrare a Medicina, nella speranza di guadagnare qualche credito da poter convalidare poi”.
Una disciplina in continua evoluzione in cui la settorializzazione delle conoscenze sta diventando determinante nello svolgimento della professione. È il quadro che traccia il prof. Roberto Rongo che interviene su Odontoiatria e Protesi Dentaria. “Prima del 1980 il Corso non esisteva, c’era solo una specializzazione in Odontostomatologia per Medicina – racconta – Ma Odontoiatria ha in sé una serie di branche, nonché a sua volta tre specializzazioni, il che consente una certa settorializzazione di questi studi”. Nella professione, oggi, “è sempre più raro incontrare lo studio con il singolo dentista che affronta tutte le branche, questa modalità è poco competitiva. C’è da dire anche che questo settore si sta riempiendo, ma senza essere congestionato: c’è un odontoiatra per ogni mille persone”. Ne consegue “che questo professionista debba essere sempre più egli stesso un imprenditore e che debba offrire una certa qualità”. Un consiglio: “Non scegliete questo Corso solo se i vostri genitori sono già del settore, oggi non funziona più così. Non pensate nemmeno ai soldi perché i tempi dei pochi odontoiatri che lavoravano molto sono finiti”.
Una disciplina in continua evoluzione in cui la settorializzazione delle conoscenze sta diventando determinante nello svolgimento della professione. È il quadro che traccia il prof. Roberto Rongo che interviene su Odontoiatria e Protesi Dentaria. “Prima del 1980 il Corso non esisteva, c’era solo una specializzazione in Odontostomatologia per Medicina – racconta – Ma Odontoiatria ha in sé una serie di branche, nonché a sua volta tre specializzazioni, il che consente una certa settorializzazione di questi studi”. Nella professione, oggi, “è sempre più raro incontrare lo studio con il singolo dentista che affronta tutte le branche, questa modalità è poco competitiva. C’è da dire anche che questo settore si sta riempiendo, ma senza essere congestionato: c’è un odontoiatra per ogni mille persone”. Ne consegue “che questo professionista debba essere sempre più egli stesso un imprenditore e che debba offrire una certa qualità”. Un consiglio: “Non scegliete questo Corso solo se i vostri genitori sono già del settore, oggi non funziona più così. Non pensate nemmeno ai soldi perché i tempi dei pochi odontoiatri che lavoravano molto sono finiti”.
Professioni Sanitarie, impegno full time tra lezioni e tirocinio
Una scelta fatta con il cuore che favorisce un corretto approccio ad uno studio lungo e complesso, la sintesi dell’intervento della prof.ssa Simona Paladino su Medicina e Chirurgia che poi specifica: “I sei anni di corso sono divisi in due trienni. Al triennio di base si studiano le materie basilari che vi supporteranno nel triennio clinico in cui, accanto alla teoria, ci sono le clinical rotation. Questo significa che ruoterete sulle varie cliniche in modo da avere una formazione completa, perché il medico deve sapere tutto. E magari comincerete a capire ciò che, nello specifico, vi piace per poi specializzarvi dopo la laurea”. Punto di forza delle Professioni Sanitarie “è il loro essere Corsi professionalizzanti – specifica la prof.ssa Annamaria Rivieccio – il che vuol dire che, alla fine dei tre anni, sarete in grado di svolgere il vostro lavoro senza avere bisogno di un’ulteriore specializzazione. E che, prima di discutere la tesi, dovrete sostenere un esame di abilitazione”. Bisogna anche iscriversi “all’Ordine Professionale che, fino al 2018, includeva solo infermieri e infermieri pediatrici, ostetriche e tecnici di laboratorio”. Corsi chiaramente a numero programmato, “Infermieristica, Infermieristica Pediatrica, Fisioterapia, sono sempre i più richiesti”. La docente dà poi alcune informazioni sul bando, sulla possibilità di selezionare fino a tre opzioni di scelta e sulle diverse sedi periferiche in cui sono erogati i corsi, oltre alla Federico II. Un’ultima precisazione: le Professioni Sanitarie non vanno scelte come ripiego per il mancato accesso a Medicina né vanno prese alla leggera: “Questi percorsi sono impegnativi, avrete le lezioni tutti i giorni e in parallelo anche il tirocinio. Trascorrerete la giornata in università dalle 8:30 alle 17:30. E ricordate che competenza e professionalità fanno la differenza tra un operatore sanitario e l’altro”.
Dritte sul test di ammissione “La competizione è sicuramente alta”
Lunghe giornate da trascorrere tra lezioni e attività pratiche, programmi lunghi e corposi, esami complessi. Chi sceglie di dedicare un certo numero di anni ad uno dei Corsi di area medica sa bene che dovrà fare rinunce e sacrifici per coronare il sogno di indossare, un domani, il suo camice. Ma ancora prima di tutto ciò, identificato come lo scoglio di partenza sia dai docenti che dagli studenti, c’è il famigerato test d’accesso.
Durante la mattinata, un focus è stato dedicato proprio al test per l’accesso ai Corsi di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e delle Professioni Sanitarie. A dare tutti i dettagli è la prof.ssa Simona Paladino. “Avrete 60 quesiti a risposta multipla con 5 opzioni di risposta da risolvere in 100 minuti – sintetizza la docente – Gli argomenti sono Cultura Generale, Ragionamento Logico, Biologia, Chimica, Fisica e Matematica. Ogni risposta esatta vale 1.5 punti, ciascuna sbagliata comporta una decurtazione di 0.4 punti. Il quesito a cui non si dà risposta vale 0. Se siete in dubbio, quindi, valutate se rispondere o meno”. Sulle tempistiche: “Questi esami di ammissione di solito si tengono all’inizio di settembre. Quello per le Professioni Sanitarie, generalmente, si svolge una settimana dopo quello di Medicina”. Attenzione alle finestre temporali di iscrizione che vengono indicate nel bando e alle scelte che si possono effettuare: “Nel bando per Medicina e Odontoiatria vi verrà chiesto di selezionare l’uno o l’altro Corso. Se li marcate entrambi, dovrete indicare la vostra prima scelta. Poi c’è la selezione delle sedi. Potete indicare una qualsiasi università italiana che abbia questi corsi. La graduatoria è nazionale”. Quanto a Medicina in inglese ha il suo test nazionale che si chiama IMAT. Anche per le Professioni Sanitarie “dovrete effettuare delle scelte. Il bando è di Ateneo e, quanto alle sedi, dovrete optare per la centrale in via Pansini o per quelle periferiche. Anche in questo caso chi è più alto in graduatoria ha più possibilità di entrare al Corso e nella sede desiderata”.
Qualche domanda. Una volta superato il test per Medicina e iniziato il percorso nella sede assegnata, posso chiedere il trasferimento presso un’altra università? “La Federico II, e anche la Vanvitelli ad esempio, non lo accettano. Una volta che la graduatoria vi ha collocati, bisogna rispettarla”.
Se non si entra a Medicina, conviene tentare l’accesso ad un Corso delle Professioni Sanitarie e poi riprovare il test l’anno successivo? “Gli obiettivi formativi sono diversi. Se vi iscrivete, ad esempio, ad Igiene Dentale per poi passare ad Odontoiatria avrete convalidato, di un esame, forse 1 credito formativo su 7 o 8. Valutate se vi conviene davvero”.
Qual è la percentuale degli ammessi a Medicina alla Federico II? “L’anno scorso circa 5000 persone hanno selezionato la Federico II come prima scelta. La competizione è sicuramente alta, quindi vi converrà studiare bene. Sacrificate un po’ anche la vostra estate. In fondo questa scelta ve la porterete per il resto della vita”.
Durante la mattinata, un focus è stato dedicato proprio al test per l’accesso ai Corsi di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e delle Professioni Sanitarie. A dare tutti i dettagli è la prof.ssa Simona Paladino. “Avrete 60 quesiti a risposta multipla con 5 opzioni di risposta da risolvere in 100 minuti – sintetizza la docente – Gli argomenti sono Cultura Generale, Ragionamento Logico, Biologia, Chimica, Fisica e Matematica. Ogni risposta esatta vale 1.5 punti, ciascuna sbagliata comporta una decurtazione di 0.4 punti. Il quesito a cui non si dà risposta vale 0. Se siete in dubbio, quindi, valutate se rispondere o meno”. Sulle tempistiche: “Questi esami di ammissione di solito si tengono all’inizio di settembre. Quello per le Professioni Sanitarie, generalmente, si svolge una settimana dopo quello di Medicina”. Attenzione alle finestre temporali di iscrizione che vengono indicate nel bando e alle scelte che si possono effettuare: “Nel bando per Medicina e Odontoiatria vi verrà chiesto di selezionare l’uno o l’altro Corso. Se li marcate entrambi, dovrete indicare la vostra prima scelta. Poi c’è la selezione delle sedi. Potete indicare una qualsiasi università italiana che abbia questi corsi. La graduatoria è nazionale”. Quanto a Medicina in inglese ha il suo test nazionale che si chiama IMAT. Anche per le Professioni Sanitarie “dovrete effettuare delle scelte. Il bando è di Ateneo e, quanto alle sedi, dovrete optare per la centrale in via Pansini o per quelle periferiche. Anche in questo caso chi è più alto in graduatoria ha più possibilità di entrare al Corso e nella sede desiderata”.
Qualche domanda. Una volta superato il test per Medicina e iniziato il percorso nella sede assegnata, posso chiedere il trasferimento presso un’altra università? “La Federico II, e anche la Vanvitelli ad esempio, non lo accettano. Una volta che la graduatoria vi ha collocati, bisogna rispettarla”.
Se non si entra a Medicina, conviene tentare l’accesso ad un Corso delle Professioni Sanitarie e poi riprovare il test l’anno successivo? “Gli obiettivi formativi sono diversi. Se vi iscrivete, ad esempio, ad Igiene Dentale per poi passare ad Odontoiatria avrete convalidato, di un esame, forse 1 credito formativo su 7 o 8. Valutate se vi conviene davvero”.
Qual è la percentuale degli ammessi a Medicina alla Federico II? “L’anno scorso circa 5000 persone hanno selezionato la Federico II come prima scelta. La competizione è sicuramente alta, quindi vi converrà studiare bene. Sacrificate un po’ anche la vostra estate. In fondo questa scelta ve la porterete per il resto della vita”.
Le domande degli studenti
Tra un intervento e l’altro, i relatori prendono alcuni minuti per rispondere alle domande della platea. Curiose e attente fino al termine dell’incontro, le aspiranti matricole sono interessate ad approfondire soprattutto le difficoltà degli studi e le prospettive occupazionali.
Con il prof. Paolo Emidio Macchia si discute, ad esempio, di novità sul numero programmato di Medicina e di sviluppi della professione. Qual è il punteggio minimo per entrare a Medicina? “È, in realtà, abbastanza variabile. Considerate che lo scorso anno c’è stato un aumento dei posti del 10%. In virtù della situazione pandemica e del rafforzamento del personale sanitario, dovrebbe esserci un ulteriore aumento. I posti per Medicina in italiano dovrebbero arrivare a 600 e potrebbe esserci quasi un raddoppio sul Corso in lingua inglese. Tuttavia, la conferma di questi numeri deve arrivare dal Ministero”. La richiesta di figure di area medica sarà alta negli anni a venire o il rischio è di andare verso una saturazione? “Ora come ora c’è una carenza di questi professionisti che, anzi, ha portato parecchio in affanno il Sistema sanitario nazionale. Medicina e le Professioni Sanitarie sono percorsi difficili, ma una volta laureati avrete ottime possibilità di lavoro”.
Al prof. Orazio Taglialatela Scafati viene chiesto di scendere maggiormente nel dettaglio dei Corsi di studio che ha presentato e delle figure professionali che formano. Che cosa vuol dire che l’approccio al farmaco cambia a seconda del Corso prescelto? “Farmacia forma un professionista che è a contatto con il paziente al momento della distribuzione del farmaco. CTF ne studia gli aspetti chimici. E lo stesso per le Triennali: Scienze Erboristiche guarda al mondo della fitoterapia, Scienze Nutraceutiche al mondo della nutrizione e delle sostanze che derivano dagli alimenti e Controllo di Qualità si occupa di analisi soprattutto in ambito industriale”. Quali sono le differenze con Biotecnologie? “Chi studia Farmacia e CTF si concentra sui farmaci di origine chimica, chi studia Biotecnologie sui farmaci di origine biotecnologica”. Quanto è alta la richiesta di professionisti nei vostri settori? “Molto. Farmacia e CTF formano figure ormai stabilizzate le cui competenze sono ben note. Da tempo, quando entro in una farmacia, trovo qualche mio studente. Da CTF potete iscrivervi all’albo dei chimici e anche a quello dei farmacisti. Ma in molti lavorano in aziende chimico-farmaceutiche o in laboratori di ricerca”. Come si diventa informatore farmaceutico? “Prima avevamo un Corso di Laurea Triennale. Adesso non è più presente, ma la figura non è certamente scomparsa. I nostri percorsi danno accesso ad un ampio ventaglio di scelte professionali”. Se mi laureo in Italia, posso lavorare all’estero? “Il nostro piano di studi è riconosciuto a livello europeo. Quindi potete lavorare in tutta Europa senza bisogno di ulteriori integrazioni”. Un consiglio per prepararsi al test. “Esercitatevi e non studiate a memoria. Abbiamo bisogno di persone che sappiano dare un loro contributo creativo, non che sappiano solo memorizzare cose in modo acritico”.
Il prof. Nicola Zambrano colpisce la platea con la sua passione per la ricerca e le discipline di cui si fa portavoce. Come si diventa ricercatore? “Dopo la laurea, tre più due, dovrete accedere al Dottorato di ricerca che dura altri tre o quattro anni. Per diventare ricercatori bisogna essere innanzitutto curiosi e poi disposti al sacrificio perché si tratta di un percorso lungo e complicato, che va affrontato con serenità perché incapperete in ostacoli e insoddisfazioni. Curiosità e capacità di inventiva sono i requisiti principali, il resto ce lo mettiamo noi”. Lo studio delle Biotecnologie è difficile? C’è uno scoglio che blocca gli studenti al primo anno? “Nei nuovi ordinamenti universitari è stata smorzata la possibilità di esami propedeutici. Il passaggio di anno in anno avviene in maniera fluida. Si parte dalle materie basilari per poi andare su quelle più caratterizzanti, ma il tutto avviene in un crescendo graduale e ben organizzato”.
Gli interessati al Corso in Odontoiatria guardano già al post laurea come si evince da alcune delle domande poste al prof. Roberto Rongo. Come funziona la Specializzazione? “Ci sono tre Specializzazioni a cui potete accedere dopo la laurea: Chirurgia Orale, Ortognatodonzia, Odontoiatria Pediatrica. Non c’è retribuzione, però, come avviene invece per le Specializzazioni mediche”. Per svolgere la professione bisogna necessariamente essere specializzati? “No. Oltretutto, questa laurea potrebbe diventare presto abilitante. L’Odontoiatria, comunque, è in continua evoluzione. Bisogna avere una buona preparazione generale ed eccellere in alcune branche”. Gli odontoiatri lavorano? “C’è una grande richiesta, soprattutto in alcune zone della nazione. Oggi c’è meno il concetto di studio professionale e sempre più quello di clinica specializzata”.
La prof.ssa Simona Paladino fornisce ancora qualche ulteriore dettaglio sul Corso in Medicina. Quanto dura in totale il percorso? “Il Corso dura sei anni, poi altri quattro o cinque anni saranno per la Specializzazione. È un percorso sicuramente molto lungo, ma denso di soddisfazioni e opportunità”. Quando si comincia con la pratica? “Durante il primo triennio si fa principalmente studio in aula. Tra poco inaugureremo anche un laboratorio didattico. La pratica si implementa nel secondo triennio. I pazienti si vedono dal quarto e soprattutto quinto e sesto anno”.
Aspettative sull’incontro con il paziente emergono anche tra gli studenti interessati alle Professioni Sanitarie. Chiarisce ogni dubbio la prof.ssa Annamaria Rivieccio. Quando inizia il tirocinio? “Già dal primo anno. Alcuni corsi lo concentrano in determinati periodi, altri lo fanno in concomitanza con le lezioni”. Dopo la Triennale si può continuare a studiare? “Dopo i tre anni potete già lavorare. Alla Federico II ci sono delle Magistrali che vi danno, più che altro, una preparazione di tipo manageriale e gestionale”.
Con il prof. Paolo Emidio Macchia si discute, ad esempio, di novità sul numero programmato di Medicina e di sviluppi della professione. Qual è il punteggio minimo per entrare a Medicina? “È, in realtà, abbastanza variabile. Considerate che lo scorso anno c’è stato un aumento dei posti del 10%. In virtù della situazione pandemica e del rafforzamento del personale sanitario, dovrebbe esserci un ulteriore aumento. I posti per Medicina in italiano dovrebbero arrivare a 600 e potrebbe esserci quasi un raddoppio sul Corso in lingua inglese. Tuttavia, la conferma di questi numeri deve arrivare dal Ministero”. La richiesta di figure di area medica sarà alta negli anni a venire o il rischio è di andare verso una saturazione? “Ora come ora c’è una carenza di questi professionisti che, anzi, ha portato parecchio in affanno il Sistema sanitario nazionale. Medicina e le Professioni Sanitarie sono percorsi difficili, ma una volta laureati avrete ottime possibilità di lavoro”.
Al prof. Orazio Taglialatela Scafati viene chiesto di scendere maggiormente nel dettaglio dei Corsi di studio che ha presentato e delle figure professionali che formano. Che cosa vuol dire che l’approccio al farmaco cambia a seconda del Corso prescelto? “Farmacia forma un professionista che è a contatto con il paziente al momento della distribuzione del farmaco. CTF ne studia gli aspetti chimici. E lo stesso per le Triennali: Scienze Erboristiche guarda al mondo della fitoterapia, Scienze Nutraceutiche al mondo della nutrizione e delle sostanze che derivano dagli alimenti e Controllo di Qualità si occupa di analisi soprattutto in ambito industriale”. Quali sono le differenze con Biotecnologie? “Chi studia Farmacia e CTF si concentra sui farmaci di origine chimica, chi studia Biotecnologie sui farmaci di origine biotecnologica”. Quanto è alta la richiesta di professionisti nei vostri settori? “Molto. Farmacia e CTF formano figure ormai stabilizzate le cui competenze sono ben note. Da tempo, quando entro in una farmacia, trovo qualche mio studente. Da CTF potete iscrivervi all’albo dei chimici e anche a quello dei farmacisti. Ma in molti lavorano in aziende chimico-farmaceutiche o in laboratori di ricerca”. Come si diventa informatore farmaceutico? “Prima avevamo un Corso di Laurea Triennale. Adesso non è più presente, ma la figura non è certamente scomparsa. I nostri percorsi danno accesso ad un ampio ventaglio di scelte professionali”. Se mi laureo in Italia, posso lavorare all’estero? “Il nostro piano di studi è riconosciuto a livello europeo. Quindi potete lavorare in tutta Europa senza bisogno di ulteriori integrazioni”. Un consiglio per prepararsi al test. “Esercitatevi e non studiate a memoria. Abbiamo bisogno di persone che sappiano dare un loro contributo creativo, non che sappiano solo memorizzare cose in modo acritico”.
Il prof. Nicola Zambrano colpisce la platea con la sua passione per la ricerca e le discipline di cui si fa portavoce. Come si diventa ricercatore? “Dopo la laurea, tre più due, dovrete accedere al Dottorato di ricerca che dura altri tre o quattro anni. Per diventare ricercatori bisogna essere innanzitutto curiosi e poi disposti al sacrificio perché si tratta di un percorso lungo e complicato, che va affrontato con serenità perché incapperete in ostacoli e insoddisfazioni. Curiosità e capacità di inventiva sono i requisiti principali, il resto ce lo mettiamo noi”. Lo studio delle Biotecnologie è difficile? C’è uno scoglio che blocca gli studenti al primo anno? “Nei nuovi ordinamenti universitari è stata smorzata la possibilità di esami propedeutici. Il passaggio di anno in anno avviene in maniera fluida. Si parte dalle materie basilari per poi andare su quelle più caratterizzanti, ma il tutto avviene in un crescendo graduale e ben organizzato”.
Gli interessati al Corso in Odontoiatria guardano già al post laurea come si evince da alcune delle domande poste al prof. Roberto Rongo. Come funziona la Specializzazione? “Ci sono tre Specializzazioni a cui potete accedere dopo la laurea: Chirurgia Orale, Ortognatodonzia, Odontoiatria Pediatrica. Non c’è retribuzione, però, come avviene invece per le Specializzazioni mediche”. Per svolgere la professione bisogna necessariamente essere specializzati? “No. Oltretutto, questa laurea potrebbe diventare presto abilitante. L’Odontoiatria, comunque, è in continua evoluzione. Bisogna avere una buona preparazione generale ed eccellere in alcune branche”. Gli odontoiatri lavorano? “C’è una grande richiesta, soprattutto in alcune zone della nazione. Oggi c’è meno il concetto di studio professionale e sempre più quello di clinica specializzata”.
La prof.ssa Simona Paladino fornisce ancora qualche ulteriore dettaglio sul Corso in Medicina. Quanto dura in totale il percorso? “Il Corso dura sei anni, poi altri quattro o cinque anni saranno per la Specializzazione. È un percorso sicuramente molto lungo, ma denso di soddisfazioni e opportunità”. Quando si comincia con la pratica? “Durante il primo triennio si fa principalmente studio in aula. Tra poco inaugureremo anche un laboratorio didattico. La pratica si implementa nel secondo triennio. I pazienti si vedono dal quarto e soprattutto quinto e sesto anno”.
Aspettative sull’incontro con il paziente emergono anche tra gli studenti interessati alle Professioni Sanitarie. Chiarisce ogni dubbio la prof.ssa Annamaria Rivieccio. Quando inizia il tirocinio? “Già dal primo anno. Alcuni corsi lo concentrano in determinati periodi, altri lo fanno in concomitanza con le lezioni”. Dopo la Triennale si può continuare a studiare? “Dopo i tre anni potete già lavorare. Alla Federico II ci sono delle Magistrali che vi danno, più che altro, una preparazione di tipo manageriale e gestionale”.
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