Simulazioni di colloqui con i neo-laureati

Consigli, simulazioni, prove pratiche per mostrare ai neo-dottori quali sono i criteri con cui vengono selezionati i candidati durante i colloqui professionali e quali sono gli atteggiamenti vincenti che vale la pena di fare propri. L’incontro, intitolato “La Facoltà di Farmacia: un ponte tra formazione accademica e mondo del lavoro”,  ideato dalle prof.sse Anna Aiello e Elisa Perissutti, si è svolto il 27 maggio. “Iniziative come queste cercano di far superare ai laureati i problemi di approccio con il mondo del lavoro – afferma la prof.ssa Aiello – I neo-dottori spesso hanno difficoltà di relazione, si pongono in maniera negativa e il più delle volte non traggono vantaggio dalle opportunità che vengono loro offerte. E’ la prima volta che cerchiamo di supportarli”.
Essere in grado di fare una buona impressione sul potenziale datore di lavoro è ancora più importante in un momento in cui le possibilità di accedere ad un colloquio di lavoro sono esigue. Perciò al prof. Carlo Ranaudo, dirigente della Glaxo e docente a contratto della Facoltà, è stato chiesto di valutare comportamenti e azioni dei ragazzi e di spiegare loro come ciascuno di essi potrebbe essere interpretato da un selezionatore.
L’iniziativa era rivolta a tutti i laureati della Facoltà ma non poteva essere estesa ad un numero eccessivo di partecipanti per non perdere la sua valenza didattica. Si è deciso, perciò, di estendere la partecipazione ai soli laureati quinquennali e triennali in corso nella sessione di marzo. I signori Mariarosaria Casuccio e Amedeo Tufano li hanno contattati e i primi 30 che hanno risposto in ordine di tempo sono stati convocati. Il prof. Ranaudo ha analizzato i loro curricula, li ha coinvolti in simulazioni di colloqui individuali e di gruppo, ha mostrato video sui quali riflettere e fornito utili consigli su come porsi in relazione con il prossimo, nella vita così come sul posto di lavoro: “Per selezionare i candidati, le aziende mettono in atto una serie di procedure. Ho spiegato a cosa servono e come è opportuno comportarsi. A volte si lanciano delle provocazioni, per esempio ponendo un quesito irrisolvibile. A nessuno interessa la soluzione, serve per rompere il ghiaccio ed osservare le reazioni”. E’ bene utilizzare il curriculum europeo ma il formato va personalizzato: “I curricula sono spesso troppo auto-centrati, si deve tener conto di chi lo legge. Il modello europeo non è concepito per i neo-laureati, parte dalle esperienze professionali. Per i giovani è meglio cominciare con i titoli di studio e inserire il voto di laurea solo se è alto”. Ranaudo raccomanda di non bluffare sulle conoscenze linguistiche e di evitare qualsiasi informazione che non sia utile all’azienda: “Se state facendo un dottorato, attenzione a non dilungarvi troppo sulle vostre capacità di laboratorio, altrimenti l’azienda percepirà che avreste voluto fare i ricercatori e non ci siete riusciti. La lettera di presentazione serve per spiegare in che modo si potrebbe essere utili all’azienda. La regola base è cercare di differenziarsi, creare attenzione in chi vi sta esaminando. Se avete fatto attività agonistica, per esempio, scrivetelo nel curriculum: dimostrerete di avere una mentalità competitiva e di squadra. E inserite la foto, se vi andrà bene si ricorderanno chi siete”.
Il colloquio di solito non verte sulle competenze tecniche, quelle sono sancite dall’Università. In un quarto d’ora l’obiettivo non è capire il livello di preparazione del candidato ma sondarne le caratteristiche personali. “Siate rilassati ma non eccessivamente, non date all’avversario la possibilità di scoprire subito le vostre carte”, suggerisce il professore.
Una delle prove più difficili per il neo-laureato è il colloquio di gruppo. Si decide, perciò, di simularlo con dieci volontari che vengono invitati a riflettere su uno specifico problema aziendale. Francesco rompe il ghiaccio, Melina emerge per equilibrio e capacità di intervenire con argomentazioni appropriate, Filomena media con naturalezza le varie posizioni, Tommaso invece impone sin dall’inizio le sue idee. “Si è dimostrato troppo sicuro, non ha mai chiesto agli altri la condivisione della sua proposta”, è il commento dei ragazzi che hanno osservato la discussione.  “Non è importante trovare la soluzione ma ascoltare, porre nuovi fronti di discussione – spiega al termine della prova il professore – Non vi sarà mai nessuno che vi chiederà un parere. L’importante è non rimanere in silenzio. Quando i 20 minuti a disposizione stanno per scadere, prendete in mano la situazione cercando di arrivare ad una posizione comune. E’ un ruolo che non può assolutamente avere chi non si è accreditato durante il dibattito”. Un buon consiglio per i timidi è di parlare per primi: “Forzate voi stessi e siate un po’ più spregiudicati. Sono atteggiamenti facili da cambiare”.
Melina, 24 anni, laureata in CTF con 110 e lode, brillante nel colloquio di gruppo, ha invece delle esitazioni in quello individuale. La sua prova viene registrata, proiettata e commentata dai colleghi. “Il professore l’ha interrotta in continuazione, ha cercato di metterla in difficoltà. Ma avrei voluto provare anch’io”, afferma Anna. “Mi sono sentita pressata ma ho cercato di reagire –dice Melina – Sono stata molto sincera. Quando mi ha chiesto perché avrebbe dovuto assumermi, non ho saputo rispondere. Conosco i miei difetti e volevo confrontarmi con un esperto che potesse sottolinearli perché ho già fatto dei colloqui e non sono stata richiamata”. “Melina si è innervosita e io l’ho incalzata come di frequente succede nei colloqui”, racconta Ranaudo che poi consiglia ai presenti: “Attenti ai primi 20 secondi, il selezionatore li usa per mettervi a vostro agio e abbassare le barriere difensive. Evitate intercalari, preparatevi sulle attività dell’azienda, ascoltate le domande fino alla fine, non interrompete e sorridete, dovete mostrare di essere una persona entusiasta. Il non verbale vale più del verbale. Muovete le mani in maniera moderata, captate i messaggi non verbali dell’interlocutore e, se vi stoppa su un argomento, non ci ritornate”.
Per i laureati in CTF il docente ha un suggerimento specifico: “Cercate una strada nell’ambito della chimica. Il mondo farmaceutico è in forte restrizione. Non lo è quello della chimica applicata. Dunque, per prima cosa, prendete l’abilitazione non solo all’Ordine dei Farmacisti ma anche a quello dei Chimici. Sfatate il pregiudizio che i laureati in CTF tentino di entrare in azienda per ripiego. Siete fortissimi in quanto a preparazione. Approfondite l’inglese e non vi limitate ad un ambito geografico”.
Manuela Pitterà
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