Soppressione appelli novembre e aprile, un boccone che gli studenti non riescono a mandare giù

Corsi, esami e di nuovo corsi. La ruota delle attività accademiche gira veloce e scaraventa lontano chi non è abbastanza forte. Abbiamo chiesto, per questo, agli studenti di Economia impressioni sul calendario didattico e la gestione delle attività, alla luce di una ristrutturazione degli appelli ancora mal digerita e degli annosi problemi che affliggono strutture e organizzazione.
“Il primo mese è stato meno drammatico di quanto avessi temuto. Gli orari e l’organizzazione mi sono sembrati lineari e l’orario sostenibile. Non veniamo a lezione tutti i giorni. Durante la settimana, c’è un buco, un giorno utile per studiare e pianificare il proprio percorso”, commenta Simone P., primo anno di Economia e Commercio, il quale non sembra preoccupato nemmeno dal calendario d’esami, sebbene le prime date siano state fissate proprio al rientro dalle vacanze di Natale, “ci sono due appelli a gennaio e febbraio, e se uno studente pensa di non riuscire a gestire il proprio lavoro durante le vacanze, allora vuol dire che non ha preso l’università molto sul serio”. Basta ascoltare, però, studenti più ‘anziani’, con qualche anno e, soprattutto, con qualche ‘batosta’ in più sulle spalle, perché la musica cambi diametralmente: “è impossibile dare esami solo due o tre volte l’anno. Hanno soppresso gli appelli di novembre e aprile che erano vitali per restare nei tempi di laurea. Poi, ora ci consentono di dare un esame sia a gennaio che a febbraio, con date a dieci giorni di distanza le une dalle altre, quando, fino all’anno scorso, ce lo proibivano sostenendo che in un mese non saremmo stati in grado di raggiungere una preparazione adeguata. Invece, ora in dieci giorni sì?”, chiede con veemenza Rossella Di Maria, secondo anno di Economia Aziendale. “Vuoi un voto per l’organizzazione? Zero spaccato! – dice lapidaria Simona, terzo anno di Economia delle Imprese Finanziarie – Non solo hanno eliminato delle sessioni d’esame ma le date fissate si accavallano. Tanto a gennaio quanto a febbraio, infatti, gli appelli di Finanza e di Gestione del Rischio si svolgono negli stessi giorni”.
Insomma, gira gira, si ritorna sempre sulle due sessioni di novembre e aprile, lasciate a disposizione solo di fuoricorso e laureandi. “Fino all’anno scorso vantavamo sessioni in più che ci agevolavano molto. Adesso, con questa ‘botta’, andremo, per forza, fuori corso. Le materie che dobbiamo preparare sono tutte impegnative ed è molto improbabile riuscire a dare tre esami alla fine di ogni semestre”, intervengono Rossella, Martina e Gessica, iscritte ad Economia e Commercio. “L’anno scorso, nel piano di studi del secondo semestre, era previsto un esame a scelta fra tre possibili opzioni: Economia Aziendale II, Storia Economica ed Organizzazione Aziendale. Inutile parlare di scelta, perché le lezioni delle prime due materie si tengono durante il primo semestre, ma io non ho potuto seguire il corso di Organizzazione Aziendale del prof. Sicca perché si svolgeva negli stessi giorni e negli stessi orari di Intermediari Finanziari”, aggiunge un’arrabbiata Angela Caracciolo, terzo anno di Economia delle Imprese Finanziarie.
“A volte mi sento truffato perché non vengo messo in condizioni di studiare e andare via da qui nei tempi previsti. Mi trattengono, chiedendomi altre tasse, in una struttura in cui piove, fa freddo e dove quattrocento persone iscritte ad un corso seguono in un’aula sufficiente appena per la metà”, lamenta Vincenzo Santaniello, studente di Economia Aziendale.
Hanno fatto ormai breccia fra le preoccupazioni dei ragazzi anche i risultati della valutazione. “Tutte le scuole di Economia della Campania sono risultate maglia nera. Perché dobbiamo ricevere una preparazione così scadente?”, domanda ancora Angela. A nulla vale rassicurarla sul livello della preparazione che riceve e spiegarle che le valutazioni dell’Agenzia Nazionale hanno raccolto moltissime critiche tanto che la stessa, alla prima disamina metodologica, è intervenuta a modificare le graduatorie. “Le useranno in ogni caso per declassarci, toglierci fondi e aumentarci ulteriormente le tasse. Tutto perché in tanti andiamo fuori corso e le politiche della Scuola contribuiscono a questo scopo”.
(Si.Pa.)
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