Stage obbligatori, “sessioni d’esame meno distruttive”, strutture aperte più a lungo

Tirocini, stage, più appelli, più attenzione, più rispetto, spazi di lettura e studio aperti più a lungo, certificazioni e un profilo maggiormente aderente alle aspettative del mercato. Gli studenti di Economia hanno voglia di mettersi alla prova, applicando dal vivo le teorie e le conoscenze apprese e rivendicano un calendario d’esami senza
sovrapposizioni, che garantisca un po’ di respiro fra una prova e l’altra. “La sessione è andata abbastanza bene, ma viviamo in un mondo che non vuole che facciamo le cose in grande, con bei voti e bei risultati – affermano Gabriel Ciotola e Carmine Di Giorgio, iscritti, rispettivamente, al Corso Triennale in Economia delle Imprese Finanziarie ed Economia e Commercio – Il calendario potrebbe essere pensato per farci dare più esami, distanti
più tempo gli uni dagli altri. L’anno è lungo. E gli spazi di studio e lettura, come le biblioteche o le aule studio, perchè chiudono alle 18.00, molto tempo prima che chiuda la struttura? Chi è fuorisede e ha solo questo luogo come fa? E chi fa viaggi lunghi e la sera arriva a casa troppo tardi e troppo stanco per studiare? Paghiamo anche delle tasse ma dobbiamo accontentarci”. Su ritmi e carichi ha qualcosa da dire anche Saverio Di Lorenzo, laureando Magistrale in Economia Aziendale: “sarebbe bello avere sessioni meno distruttive, che non ti obbligano a sostenere esami a distanza di ventiquattr’ore o, come mi è capitato, nella stessa giornata. Allucinante! È normale che si renda di meno”. Itala Chianese è a lterzo anno di Economia Aziendale e ha progettato di superare quattro
esami fra gennaio e febbraio: “ne ho anticipato uno, quello in Finanza Aziendale, che è a scelta liberissima”, afferma la studentessa che, nonostante la determinazione e la bravura, vorrebbe, come praticamente tutti i suoi colleghi, più occasioni di verifica e più tempo. “Vorremmo cimentarci un po’ di più con la pratica, integrando la
teoria con l’applicazione. Un po’ come si fa con i progetti di alternanza scuola lavoro, durante i quali i ragazzi trascorrono due settimane in azienda. Noi usciamo da qui che non ne abbiamo mai vista una”, dicono Enza Ascione e Giovanni De Rose, anche loro laureandi Triennali in Economia Aziendale. Una necessità, quella dell’apertura al mondo del lavoro, avvertita da molti. “I piani di studio protrebbero essere sviluppati in maniera differente gli uni dagli altri inserendo materie diverse – suggerisce Fulvio Bibbà che ha scelto il curriculum Innovazione e Qualità nell’ambito dell’indirizzo Management della Laurea Magistrale in Economia Aziendale – Ma di innovazione ne ho vista veramente poca, così come di Marketing, e non abbiamo nessuno stage obbligatorio che ci dia un minimo di contatto con le aziende. Inoltre, non è prevista alcuna certificazione linguistica, sosteniamo un solo esame di inglese alla Triennale, ma non dà alcuna abilitazione. In questo modo, se vogliamo incontrare
delle realtà produttive, dobbiamo fare un Master e pagare altre rette. Molto pesanti in termini di costi. Per questo molti vanno a studiare fuori, diversamente, se non hai i tuoi agganci, l’università non te ne fornisce alcuno”. “Mi piacerebbe che ci fossero degli stage obbligatori, con dei crediti formativi abbinati, per metterci in contatto con le aziende mentre studiamo ancora. Ho fatto l’Erasmus in Francia e lì durante gli ultimi sei mesi della Laurea Magistrale non ci sono esami da sostenere, tutto il tempo è dedicato al tirocinio pre-laurea. Quando escono dall’università, i ragazzi ne hanno già fatti almeno due e non è per niente male”, sottolinea al riguardo Silvia, ultimo anno specialistico in Economia Aziendale. Il collega Francesco Cavaliere ha appena sostenuto il suo ultimo esame: “il rapporto con i docenti, la distanza esagerata che c’è tra noi e loro, è una faccenda seria del nostro sistema universitario. A volte è come se ci facessero un piacere. In Spagna, dove sono stato in Erasmus, concordavamo le date insieme”. Maria Cristina Martellotta, Annamaria Lemo, Filippo Fasano e Davide Lazzo sono quasi al termine del percorso Triennale in Economia Aziendale: “la sessione è stata proficua, intravediamo la fine”, dicono mentre spiegano le ragioni del sollievo che provano pensando alla fine: “Il servizio è gestito più per i professori che per noi, altrimenti gli esami di uno stesso anno non coinciderebbero e non avremmo diversi casi in cui non si rispetta la regola dei ventuno giorni minimi fra un appello e l’altro della stessa materia. Almeno adesso,
in caso di bocciatura, possiamo ripresentarci il mese dopo”. Quale introduzione protrebbe giovare significativamente all’organizzazione studentesca? “Avere più preappelli e prove intercorso”, concludono i quattro ragazzi.
Simona Pasquale
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