Storia di Pasquale, studente-pizzaiolo

Pasquale P. ha 32 anni e dal 1999 (circa 15 anni) è uno studente di Giurisprudenza. Una carriera non proprio spedita la sua, costellata da successi, ritardi, buoni propositi ed un unico grande problema: l’esame di Procedura Civile. “Era il 2004 – racconta lo studente – quando mi sono cimentato per la prima volta con il manuale di Procedura Civile. All’epoca il mio professore era Ferruccio Auletta, docente stimatissimo, ma al contempo molto severo”. La prima volta che lo studente ha sostenuto l’esame: “era marzo, una giornata ricca di sole che preannunciava cose positive. Purtroppo la prova non andò bene, il prof. Auletta mi bocciò dopo solo quattro domande. Non mi scoraggiai. Pensavo che fosse il tipico ‘pedaggio’ da pagare per quella disciplina. Molti colleghi, come me, non avevano superato l’esame. Insomma più che anormale, mi sentivo in buona compagnia”. Nel 2004 a Pasquale mancavano cinque esami alla laurea “Quella battuta d’arresto aveva sì rallentato la mia corsa, ma, in quel frangente, la cosa non mi apparve così deleteria. Nel frattempo, a giugno di quell’anno, avevo superato Economia Politica e pensai di riprovare con Procedura Civile”. Il secondo tentativo, a luglio. In seduta d’esame “il professore sembrava contrariato dalle mie spiegazioni, interrompeva i miei discorsi con frequenza, al che, per evitare una seconda bocciatura, mi sono alzato nel bel mezzo del colloquio e sono andato via”. Un gesto eloquente che spiega la sensazione provata in quel momento: “All’inizio ero scioccato dalla mia reazione, in cinque anni di università non mi era mai capitato di porre fine ad un esame così, senza confronto con il docente. Poi, ho capito che non avrei retto, almeno psicologicamente, ad un’ulteriore bocciatura”. 
“Non ero uno
 scansafatiche”
Ad ottobre del 2004, durante la sessione autunnale, Pasquale preferisce dedicarsi ad altre discipline: “Superai Diritto Penale e Diritto Amministrativo nell’arco di 3 mesi. Insomma, non ero per niente uno scansafatiche. Il mio percorso, fino ai 26 anni, me lo sono guadagnato studiando”. Siamo al 2005, a Pasquale non restano che due esami e la tesi per completare gli studi. “Spinto dai miei genitori ho affrontato a febbraio Procedura Penale, promosso con 24. A quel punto mi restava solo un esame complementare e Procedura Civile da sostenere”. Il complementare andò via a marzo, mentre “a giugno – a tesi già iniziata – non riuscii a superare per la terza volta, in due anni, l’esame di Procedura Civile. Cambiai cattedra ma con il prof. Nicola Rascio la musica restò la stessa. Impreciso, lacunoso e con un linguaggio inappropriato: il docente mi raggelò, pensavo non stesse parlando di me. Mi convinsi che forse fare l’avvocato non era nelle mie corde”. Con 23 esami all’attivo (la vecchia laurea quadriennale ne prevedeva 24), Pasquale sente, per la prima volta, il bisogno di cambiare aria e si ferma per qualche mese. “Poi decisi di sostenere Procedura a giugno 2006, senza troppa convinzione. In quella circostanza, fui bocciato ancora. Non so se davvero lo meritassi, forse era la seduta (la quarta) in cui mi sentivo meno preparato e pronto. Ricordo che ero stanco, sfiduciato, con la tesi quasi pronta e con i miei genitori che non mi davano tregua”. 
Da allora sono trascorsi 8 anni, Pasquale ha cambiato vita, ha fatto mille mestieri – il facchino, il benzinaio, il commesso – per poi diventare un pizzaiolo professionista. Non ha mai smesso, però, di pagare regolarmente le tasse universitarie. “Sapevo che prima o poi sarei tornato sul luogo del delitto – scherza – In questi anni ho voluto lasciare aperta la porta”. 
Così, quando lo scorso anno l’Università, tramite raccomandata, lo invita a sostenere l’ultimo esame entro marzo 2014, pena la cancellazione dell’intero percorso (dopo 8 anni di inattività, pur continuando a pagare le tasse, l’Università annulla gli esami se la carriera non ridiventa attiva), Pasquale ha uno scatto d’orgoglio: “Mi faceva male pensare alla media del 26, guadagnata con tanto lavoro, gettata alle ortiche. Ho deciso, dunque, di riprendermi ciò che era sempre stato mio e che circostanze esterne mi avevano tolto”. È stata dura ricominciare. “Mi sono trovato in una realtà completamente diversa da quella che avevo lasciato anni addietro – dice Pasquale – Non frequentavo da troppo e ho visto un Dipartimento confuso, zeppo di studenti, con tante discipline nuove. Ai miei tempi la confusione c’era però era diversa. I ragazzi mi sono sembrati tutti allo sbaraglio”. Il 10 febbraio, con la cattedra del prof. Giuseppe Olivieri, Pasquale è riuscito finalmente a superare l’esame con 25. “Sono felicissimo ed ancora incredulo – commenta – Non mi sembra vero. I miei genitori aspettano da una vita questo giorno, non sanno che sono qua, devo prepararli alla notizia. Così come la mia futura moglie non crederà in questo miracolo”. Ed ora con il voto in tasca che si fa? “Chiederò la tesi. Nel 2004 scelsi di prepararla in Diritto del Lavoro, ora vorrei cambiare. Certo non sarà facile da gestire con il mio lavoro, sono un dipendente, non ho orari precisi, lavoro di notte. L’esame l’ho preparato in 6 mesi di studio intensivo”. In futuro, c’è la possibilità di avere un nuovo avvocato sulla piazza: “Mi piacerebbe rispondere con un sì pieno, ma non so. Continuerò a fare il pizzaiolo, di questi tempi il lavoro va tenuto stretto. La mia vita purtroppo è stata stravolta anni fa, per questo vorrei dire ai professori di essere più clementi, appurando con maggiore disponibilità e responsabilità il grado di preparazione di chi va a sostenere l’esame”. Qualche idea comunque c’è: “Dopo la laurea potrei iniziare il tirocinio presso lo studio di alcuni amici. Fra qualche anno vorrei tentare l’esame di abilitazione all’avvocatura. Per ora mi godo la gioia sperando di potermi laureare entro dicembre di quest’anno. Chiederò una tesi breve”. 
Susy Lubrano
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