Studenti in cattedra per un giorno a Filosofia Morale

In partenza il secondo semestre a Sociologia. Riprendono le lezioni, le attività didattiche, la Facoltà si ripopola dopo la sessione dedicata agli esami. Abbiamo parlato con alcuni docenti, i cui corsi hanno preso avvio in questo mese, tutti in accordo su un punto: è importante essere presenti e seguire le lezioni. “Durante il corso, – afferma la prof.ssa Gianfranca Ranisio, docente di Antropologia culturale – vengono trattate tematiche di tipo generale, partendo da quando si è costituita l’Antropologia come disciplina fino alle diversità e alle somiglianze nelle culture umane.  In ogni caso, cerco di legare sempre le tematiche al ciclo calendariale: per esempio, l’8 marzo abbiamo parlato del genere; nelle settimane precedenti alla Pasqua, discutiamo del significato di questa festa religiosa nei riti popolari italiani”. L’Antropologia è una materia che, solitamente, non si studia alle superiori. “Il fatto che i ragazzi non l’abbiano mai studiata non è un problema, in quanto si tratta di una materia discorsiva”. Ma c’è una giusta metodologia di studio? “Personalmente, penso che non bisogna limitarsi allo studio della disciplina, piuttosto è importante mettere in discussione e riflettere sui termini, anche quelli di uso comune”. Altro corso in partenza al secondo semestre, esame di primo anno, è quello di Filosofia morale che tratta le questioni relative alla costruzione del totalitarismo. “E’ importante seguire il corso, in quanto consento ai ragazzi di intervenire in merito agli argomenti trattati – spiega la prof.ssa Emilia D’Antuono – nel senso che riservo uno spazio per una loro lezione. Può essere un intervento scritto o con l’aiuto di slides. Quando ero studentessa universitaria, è stato un metodo per vincere la timidezza e imparare a parlare in pubblico. Oggi lo ripropongo ai miei studenti anche per farli esercitare a scrivere, aiutarli a vincere l’emozione dell’impatto col pubblico, imparare a comunicare argomenti complessi e astratti. E devo dire che, di solito, questa tecnica dà buoni risultati”. Ma seguire le lezioni serve anche alla comprensione. “In effetti, durante il corso, mi dilungo anche in argomenti che non sono trattati sui testi di studio, in quanto mi sento in obbligo di mettere a disposizione degli studenti tutto ciò di cui sono a conoscenza”. Al primo anno, i corsi sono molto affollati, gli studenti seguono anche in condizioni disagevoli. Così “il corso si riduce alla lezione accademica con gli studenti poco coinvolti”, afferma la prof.ssa Carolina Castellano, docente di Storia contemporanea. Il corso è focalizzato sul passaggio dall’Ottocento al Novecento, dalla crisi economica al capitalismo organizzato, per poi approfondire il Novecento fino alla fine del socialismo e le guerre jugoslave. “Per fare in modo che gli studenti seguano e pongano attenzione durante la lezione, in passato ho usato strumenti audio-visivi e, soprattutto, ho cercato di lavorare sulle modalità d’esame, agevolando coloro che seguono. Questi ultimi hanno la possibilità di suddividere il programma in due parti e sostenere un esame sulla prima parte già durante il corso, anche per incentivarli a studiare e non accantonare tutto alla fine del corso”. Spesso i manuali di Storia sono pieni di nozioni e date da ricordare. “Il manuale deve essere un punto di riferimento, ma va integrato con fonti e letture che forniscono il quadro completo. In questo modo, il tutto diventa più intrigante”, sottolinea la docente. Dunque, non si tratta più di una semplice successione di dati. “Io ho scoperto la Storia, come materia di studio, all’Università dove mi sono resa conto di come sia una disciplina fatta di esperienze vissute su grande scala e non solo di eventi da ricordare a memoria”, conclude la prof.ssa Castellano.  
Maddalena Esposito
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