“Studiate sempre con il Codice alla mano e fate raccordi”

Testimonianze dal mondo delle professioni nella seconda parte dell’Open Day. Introduce il prof. Roberto Mastroianni, professore di Diritto dell’Unione Europea e Giudice del Tribunale della Corte di Giustizia UE che si sofferma sulle opportunità offerte dal percorso centrato sul Diritto Internazionale e dell’Unione Europea: “È il percorso che fa per voi? Allora vi starete chiedendo quali sbocchi professionali potete perseguire. Diplomatici, funzionari internazionali, sono i più tipici. Ma non è tutto qui. Sono 50mila le persone che lavorano nelle varie istituzioni, studi legali internazionali, uffici legali di grandi multinazionali. Ma pensiamo allo sbocco più tradizionale: l’avvocato. Oggi non si può essere un bravo avvocato senza avere padronanza anche degli strumenti che si acquisiscono con lo studio del Diritto Internazionale e dell’Unione Europea”. La parola passa, poi, alla dott.ssa Elisabetta Garzo, Presidente del Tribunale di Napoli, che è prodiga di consigli: “Seguite i corsi, prestate attenzione agli insegnamenti opzionali, partecipate ai seminari, confrontatevi tra di voi. Perché dico questo? Perché faccio riferimento alla mia esperienza”. Laureata federiciana, “ho partecipato al concorso per entrare in magistratura pochi mesi dopo la laurea e l’ho superato. Non perché sia un genio, ho avuto un pizzico di fortuna, ma soprattutto una solidissima preparazione universitaria. Chi di voi affronterà questo concorso dovrà dedicarsi ad uno studio molto specifico e si renderà conto che non è possibile sapere tutto. Ma avendo una preparazione forte nelle materie di base e una certa ampiezza di vedute si potranno affrontare anche quegli argomenti non sufficientemente approfonditi”. Fondamentali i tirocini che danno una marcia in più: “Un terzo dei vincitori dell’ultimo concorso aveva alle spalle uno stage formativo negli uffici giudiziari”. E no all’iperspecialismo: “Non bisogna avere mai un unico obiettivo. Investire tutto il proprio tempo e le proprie energie in un obiettivo che può non essere portato a termine è deleterio. Apritevi più strade. Approfondite ogni cosa con rigore. Studiate sempre con il Codice alla mano e fate raccordi. Siate fieri dell’attività che svolgerete come lo sono io della mia”. Avvocato, magistrato, notaio e come ripiego un lavoro nella Pubblica Amministrazione? Assolutamente no e lo spiega il Prefetto di Caserta Raffaele Ruberto. Il concorso per la carriera prefettizia “oggi è molto cambiato. Richiede conoscenze di diritto amministrativo e o costituzionale, diritto civile, storia contemporanea e della Pubblica Amministrazione oltre che la stesura di un parere in merito ad un caso amministrativo. La prova orale comprende anche sociologia, scienze dell’amministrazione, della finanza, diritto comunitario, diritto penale. Entrare in una Pubblica Amministrazione è un percorso difficile e molto selettivo”. Le opportunità oggi ci sono, dopo un periodo di stallo sono stati banditi nuovi concorsi: “La Pubblica Amministrazione, negli ultimi anni, è invecchiata. Abbiamo bisogno di giovani che portino entusiasmo, passione, innovazione”. Ma non è tutto qui, le doti di un giurista sono molto più articolate: “Proiezione internazionale, competenze economiche, familiarità con il mondo delle imprese e del terzo settore. Sapete leggere un bilancio? Meglio! Se non avete un’ottica comparativistica non andrete da nessuna parte, fondamentale un inglese fluente e la conoscenza di almeno una seconda lingua”.
Il notaio e la “documedialità”
Che cosa ci fa un notaio nell’era dei Pinguini Tattici Nucleari? “Questo è il titolo che avrei voluto dare al mio intervento”, esordisce il notaio Diomede Tafuri, Consiglio Notarile dei Distretti Riuniti di Napoli, Torre Annunziata e Nola. Documedialità è la parola chiave sulla cui base illustra come si è evoluta la sua professione nell’era digitale mantenendo, però, la sua radice di fondo: “Siamo nell’era della rivoluzione digitale: quello che accadde con l’invenzione della stampa sta accadendo oggi con la digitalizzazione. E quali sono gli oggetti più coinvolti da questa digitalizzazione? I documenti. Che non corrispondono più, necessariamente, al foglio di carta, ma sono diventati immateriali. Quello che passa nell’etere, attraverso le connessioni, è un documento, e il documento è trasmissione di conoscenza. Ma nella rivoluzione digitale il notaio ha sempre più da dire perché la sua funzione è ancora quella di determinare un rapporto di fiducia privilegiata fondata sui documenti”. Il consiglio del dott. Giorgio Volpe, vice direttore Unione Industriali di Napoli, è molto personale: “Abbiate fiducia. Da ex laureato comprendo le ansie e le perplessità che vi assillano in merito alla scelta universitaria e all’ingresso nel mondo del lavoro”. Fiducia, da intendersi in senso ampio, fiducia anche nel proprio territorio e nelle possibilità che si aprono per un giurista d’impresa. “Siamo noi stessi a dover rilanciare il nostro territorio. Parliamo di innovazione, di digitalizzazione. Nell’ultimo anno, Napoli si è rivelata come la prima realtà quanto a nascita di start up, ben 400! Nel Mezzogiorno ci sono criticità, problemi legati al mercato globale che ha tagliato tante imprese, ma non è vero che non c’è industrializzazione. Napoli è produttiva, è competitiva, ci sono imprese e industriali che competono a livello di eccellenza. Abbiate fiducia nel vostro territorio e nelle sue potenzialità”. E dunque? Bisogna costruirsi la propria cassetta degli attrezzi, ossia: “quel bagaglio di conoscenze sulle materie basilari che vi consente, con un po’ di fortuna, di superare gli ostacoli. Oggi l’impresa, tanto la medio-grande quanto la piccola, ha bisogno di una figura che abbia conoscenze trasversali, non solo tecniche, ma anche quelle soft skills che sappiano orientare l’impresa all’innovazione. Dobbiamo essere attori del cambiamento, non subirlo, e credere in noi stessi. Se non si apre una porta se ne aprirà un’altra”.
Laurea a 23 anni con il massimo dei voti e bilinguismo
L’avvocato Carlo Morace, più che presentarsi da manager e socio di un importante studio legale, si pone, invece, da padre perché “ho quattro figli e capisco cosa si aspettano gli studenti”, dice. Quali sono le qualità di uno studente valido? “Non deve sentirsi uno studente, ma fin da subito uno studioso della sua materia. E deve essere geloso. Geloso e orgoglioso delle nozioni che acquisisce”. Perché studiare Giurisprudenza? “Perché il diritto è tutto, non c’è società senza di esso. Il diritto governa il mondo, governa la società e ogni cosa rientra nella legge”. Il suo intervento prosegue in modo quasi severo, ma molto realistico: “La laurea in Giurisprudenza serve quindi? La risposta è sì, ma per avere sbocchi immediati bisogna laurearsi a 23 anni, con il massimo dei voti, essere bilingue e parlare fluentemente l’inglese”. E cosa bisogna fare dopo la laurea per entrare nel mondo del lavoro? “Cominciare subito a fare la gavetta, imparare a fare le ricerche a 360 gradi, a scrivere atti, contratti, partecipare alle riunioni, conoscere l’inglese giuridico”. Anche l’avvocato Marco D’Ostuni (studio legale Cleary Gottilieb) ricorda il senso di ansia e di incertezza che ha accompagnato l’inizio del suo percorso universitario. Ma poi la sua carriera ha preso il volo e oggi si definisce felicemente un emigrante perché opera in uno studio internazionale. Quali competenze offre la laurea in Giurisprudenza? Tante e l’avvocato D’Ostuni le elenca in maniera quasi poetica: “Avrete la capacità di guidare altre persone che verranno da voi, vi chiederanno cosa fare. Se raggiungerete delle posizioni di rilievo guiderete una equipe. Avrete un potere di convincimento. Avrete il compito di far convivere gli uomini, di risolvere i conflitti: questo vuol dire anche saper proteggere gli altri. Ma quella che mi piace di più è l’abilità di capire, di valutare: noi giuristi ci interroghiamo sulle fonti, le verifichiamo. Dovete assolutamente acquisire la capacità di saper discernere”. Alla conoscenza si arriva passo dopo passo e le professioni legali sono anche “un modo interessante per conoscere il mondo intorno a voi. Lavorare con la legge vi fa vedere le cose in maniera diversa: avete accesso al sancta sanctorum delle informazioni, alle informazioni private, riservate”. Un vantaggio nello studio alla Federico II? “Siete tanti e questo vuol dire che potete confrontarvi tra voi, guardare e seguire la carriera dei vostri colleghi. Questa rete è una ricchezza immensa”. Conclude il prof. Giovanni Zarra, docente di Diritto Internazionale e membro della Commissione Orientamento, Tutorato e Tirocini: “Quando sentite un avvocato dire ‘faccio un po’ di tutto’ diffidate perché vuol dire che fa male il suo lavoro. Specializzatevi, guardatevi intorno, non dormite. Cogliete tutte le opportunità che vi offriamo”.
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