È tradizione ed uso de L’Orientale aprire brecce e cercare di varcare mura alte e non ancora valicate. Questa volta accade con progetti rivolti a quel gruppo di Paesi accomunati da un certo gusto esotico, ma noti singolarmente per ragioni diverse: il Sud-Est Asiatico. Come primo passo, l’Ateneo punta, cosa ovvia, alla promozione della lingua e della cultura di quei Paesi. Ed ecco che, ad esempio, attiva “unico Ateneo italiano, un corso di Lingua e Cultura Vietnamita. Per ora si tratta di un corso annuale finanziato dalla Camera di Commercio di Napoli, ma speriamo che presto sia possibile renderlo triennale. Già ora, comunque, i nostri studenti possono proseguire gli studi presso l’Università di Hanoi. Con questo Ateneo abbiamo una cooperazione molto vivace sia con numerosi studenti di scambio, sia con una laurea a doppio titolo in Mediazione linguistica e culturale”, spiega il prof. Pietro Masina, docente di Economia e Politica dello sviluppo del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, legato già da otto anni agli studi sullo sviluppo del Sud-Est Asiatico. Il corso – attivo dallo scorso anno con una ventina di studenti, ripartirà a marzo e si terrà ogni lunedì e martedì dalle 8.30 alle 10.30 – fa parte di una più ampia strategia per lo sviluppo degli studi sul Sud-Est Asiatico, una regione con oltre 600 milioni di abitanti e in forte crescita economica. Ricordiamo che a L’Orientale, già da moltissimi anni, è possibile studiare Lingua e Letteratura Indonesiana – e anche in questo caso si tratta di un corso unico in Italia.
L’obiettivo dell’Ateneo è dunque quello di potenziare la conoscenza di questa parte del mondo, di cui, ancora oggi si sa ben poco. Esiste, persino, una vaga confusione geografica riguardo la concezione comune di Sud-Est Asiatico, regione che comprende, così come specificato nel nome stesso, quei Paesi Asiatici che si lanciano tra l’Oceano Indiano e quello Pacifico, racchiusi nell’abbraccio tra la Cina meridionale e l’Australia del nord. Nella fattispecie, si parla di Cambogia, Indonesia, Malesia, Vietnam, Filippine, Singapore, Thailandia (ex Siam), Laos, Timor Est, Brunei e Birmania. Questi Paesi, chi più e chi meno, stanno vivendo una fase di rapido sviluppo industriale con cambiamenti repentini, e devono far fronte, quindi, ad esigenze del tutto nuove alle quali non sono completamente preparati. È a questo livello che si posizionano una serie di progetti cofinanziati dalla Comunità Europea in cui è coinvolta L’Orientale e lo stesso prof. Masina. Una prima operazione di ricerca ha come scopo quello di costituire, in Vietnam, un “sindacato” a tutela della nuova classe di lavoratori da poco formatasi a causa dell’improvviso sviluppo industriale. Si tratta della continuazione di un progetto precedente che ha già avuto molto successo. L’attività di ricerca e di collaborazione dell’ex Collegio dei Cinesi in Vietnam dura già da tempo e sono coinvolte diverse istituzioni: l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, l’Accademia delle Scienze Sociali, l’Università del Vietnam, l’Istituto di Ricerca del Sindacato e l’Università del Sindacato Vietnamita. Il lavoro è volto, ovviamente, alla formazione di un organo che vada a garantire i diritti della neo-classe operaia in un Paese che vive ancora forti contraddizioni interne.
Un secondo progetto, inaugurato nei primi giorni di febbraio durante un incontro a Chiang Mai al quale il prof. Masina era presente, indaga sul processo di integrazione regionale nel Sud-Est Asiatico – focalizzato soprattutto tra Vietnam e Thailandia – portato avanti da un network di centri di ricerca di eccellenza europei – tra cui École Française d’Extrême-Orient – ed altri partner europei ed asiatici. La ricerca andrà a valutare gli aspetti positivi e negativi del nuovo processo di crescita, i risvolti sulla classe di lavoratori industriali, l’approccio a stili di vita nuovi.
Alessandra Avolio
L’obiettivo dell’Ateneo è dunque quello di potenziare la conoscenza di questa parte del mondo, di cui, ancora oggi si sa ben poco. Esiste, persino, una vaga confusione geografica riguardo la concezione comune di Sud-Est Asiatico, regione che comprende, così come specificato nel nome stesso, quei Paesi Asiatici che si lanciano tra l’Oceano Indiano e quello Pacifico, racchiusi nell’abbraccio tra la Cina meridionale e l’Australia del nord. Nella fattispecie, si parla di Cambogia, Indonesia, Malesia, Vietnam, Filippine, Singapore, Thailandia (ex Siam), Laos, Timor Est, Brunei e Birmania. Questi Paesi, chi più e chi meno, stanno vivendo una fase di rapido sviluppo industriale con cambiamenti repentini, e devono far fronte, quindi, ad esigenze del tutto nuove alle quali non sono completamente preparati. È a questo livello che si posizionano una serie di progetti cofinanziati dalla Comunità Europea in cui è coinvolta L’Orientale e lo stesso prof. Masina. Una prima operazione di ricerca ha come scopo quello di costituire, in Vietnam, un “sindacato” a tutela della nuova classe di lavoratori da poco formatasi a causa dell’improvviso sviluppo industriale. Si tratta della continuazione di un progetto precedente che ha già avuto molto successo. L’attività di ricerca e di collaborazione dell’ex Collegio dei Cinesi in Vietnam dura già da tempo e sono coinvolte diverse istituzioni: l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, l’Accademia delle Scienze Sociali, l’Università del Vietnam, l’Istituto di Ricerca del Sindacato e l’Università del Sindacato Vietnamita. Il lavoro è volto, ovviamente, alla formazione di un organo che vada a garantire i diritti della neo-classe operaia in un Paese che vive ancora forti contraddizioni interne.
Un secondo progetto, inaugurato nei primi giorni di febbraio durante un incontro a Chiang Mai al quale il prof. Masina era presente, indaga sul processo di integrazione regionale nel Sud-Est Asiatico – focalizzato soprattutto tra Vietnam e Thailandia – portato avanti da un network di centri di ricerca di eccellenza europei – tra cui École Française d’Extrême-Orient – ed altri partner europei ed asiatici. La ricerca andrà a valutare gli aspetti positivi e negativi del nuovo processo di crescita, i risvolti sulla classe di lavoratori industriali, l’approccio a stili di vita nuovi.
Alessandra Avolio