Tagli alla spesa pubblica e ridimensionamento delle Università: urge un dibattito

Nell’ottobre 2013 l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Enrico Letta, nel corso del proprio discorso al Senato della Repubblica per ottenere la fiducia per l’esecutivo da lui presieduto ha indicato nel Dott. Carlo Cottarelli il Commissario per la Revisione della Spesa. Il commissario il 12 novembre 2013 ha presentato il relativo Programma di Lavoro discusso poi il successivo 19 novembre dal Comitato interministeriale per la Revisione della Spesa Pubblica. In tale Programma di Lavoro sono stati quantificati gli obiettivi di riduzione della spesa pubblica, indicate le metodologie di intervento del Comitato e definito il cronogramma relativo. In particolare l’ampiezza dei temi da trattare ha suggerito al Commissario di procedere per fasi. La prima che si concluderà nel luglio 2014 è articolata – dicembre 2013/febbraio 2014 – in una “(…) ricognizione tecnica per definire le misure legislative e amministrative che potrebbero essere approvate già a metà del 2014 e quantificazione dei relativi risparmi di spesa nel 2014 e negli anni successivi”, seguita –marzo/aprile 2014 – dall’”utilizzo della ricognizione tecnica nell’ambito del Documento di Economia e Finanza per la formulazione degli obiettivi di finanza pubblica, con riferimento non solo alla spesa complessiva delle Amministrazioni Pubbliche ma anche a quella dei singoli centri di spesa (ministeri e, a livello aggregato, enti territoriali). I centri di spesa dovranno definire le misure che questi intendono adottare per raggiungere i nuovi obiettivi”. Con riferimento all’Università il centro di spesa MIUR è chiamato ad intervenire tra l’altro, vedere punto 6.2 del piano di lavoro, su “Criteri di finanziamento università e ristrutturazione rete universitaria”.
Sempre nell’ottobre 2013 veniva diffuso dal MIUR il decreto n. 827 del Ministro Carrozza per la “Definizione delle linee generali di indirizzo della programmazione delle Università, per il triennio 2013/2015”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 10/01/2014, e più precisamente del “sistema universitario nazionale, costituito dall’insieme delle Università statali, dagli Istituti universitari ad ordinamento speciale, dalle Università non statali legalmente riconosciute, dalle Università telematiche”. La programmazione del sistema viene finalizzata al raggiungimento di due obiettivi, quali la “Promozione della qualità del sistema universitario” ed il “Dimensionamento sostenibile del sistema universitario” attraverso un articolato complesso di azioni su alcune delle quali è necessario soffermarsi. In particolare, relativamente al dimensionamento viene definito l’ordine di priorità delle azioni “anche ai fini dell’attribuzione delle relative risorse”; vale a dire: “Realizzazione di fusioni tra due o più università; realizzazione di modelli federativi di università su base regionale o macroregionale (…); riassetto dell’offerta formativa da realizzarsi attraverso (… ) accorpamento o eliminazione di corsi di laurea e di laurea magistrale su base regionale, macro regionale o nazionale in funzione della domanda, della sostenibilità e degli sbocchi occupazionali [oppure] riduzione del numero di corsi di laurea e di laurea magistrale attivati presso sedi universitarie decentrate non sorretti da adeguati standard di sostenibilità finanziaria, numerosità di studenti, requisiti di docenza, delle infrastrutture e di qualità della didattica e della ricerca [oppure] trasformazione o soppressione di corsi di laurea con contestuale attivazione di corsi ITS (Istruzione tecnica superiore) affini”. 
Dal combinato disposto dei due documenti citati emerge che gli obiettivi della programmazione del sistema universitario per il periodo 2013/2015 dovranno essere perseguiti nel quadro delle compatibilità della riduzione della spesa pubblica che, come ricordato, relativamente all’università prevede, esplicitamente, il ricorso allo strumento della “ristrutturazione [della] rete universitaria” che nell’arco di qualche anno determinerà una geografia universitaria profondamente diversa da quella attuale e drasticamente ridimensionata a scala sia nazionale e, ovviamente, sia regionale.
La prospettiva di cambiamenti inevitabili e drastici, con ripercussioni su tutti gli attori della vita accademica per quanto riguarda le loro attività istituzionali, le loro aspirazioni di carriera e le loro esistenze, avrebbe dovuto innescare un’ampia discussione pubblica a livello universitario regionale, innanzitutto su sollecitazione di quanti istituzionalmente rappresentano gli Atenei al massimo livello. Registriamo che così non è stato. Registriamo anche che questo accade alla vigilia di elezioni rettorali per L’Orientale, Federico II e SUN che non mostrano di avere al centro del dibattito gli effetti dell’intreccio del taglio della spesa pubblica con le linee generali di indirizzo della programmazione delle Università, per il triennio 2013/2015.
Alberto Incoronato
Università degli Studi di Napoli Federico II
Maurizio Migliaccio
Università degli Studi di Napoli Parthenope
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