Quando mancano pochi esami alla laurea sono molti gli studenti che entrano in crisi: arriva il momento di decidere la materia della tesi, l’ultimo ostacolo da superare. Non è una scelta semplice: occorre individuare la disciplina, l’argomento ed il relatore. Scegliere bene può significare ottenere punti in più in seduta di laurea. E il voto può incidere sul futuro professionale. Alcuni si affidano all’istinto o al sentito dire, altri all’esito dell’esame di profitto, altri ancora seguono una passione. Si opta per un docente anziché un altro perché: “il professore è molto presente e segue passo passo”, perché “la cattedra è ottima e il docente tende ad attribuire tutti i punti disponibili”, oppure “con questa disciplina ci si può laureare in breve tempo”. Certo occorrerebbe, in primis, assecondare le proprie ambizioni, mettersi in gioco, sperimentare. La passione, però, da sola non basta. Per riuscire bene si deve seguire un filo conduttore. Il prof. Paolo Ricci, docente di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II, ha stilato 10 Regole d’oro per il tesista da osservare durante quello che definisce ‘l’ultimo viaggio all’Università’. L’idea del decalogo “nasce dalla volontà di rompere le barriere di esitazione e timidezza che accompagnano il momento di discussione finale. Quest’elenco realizza un ponte tra relatori e laureandi. Lo stile è non eccessivamente verboso, si tratta di una semplice guida per gli studenti, al fine di aiutarli nella scelta e nella preparazione della tesi di laurea”, spiega il docente. Perché, se è vero che gli studenti elaborano mentalmente la tesi solo sotto forma di hardware, ossia “numeri di pagine, di righe necessarie, di spazi e battiture da rispettare”, è altrettanto vero che il lavoro “deve essere considerato sotto il suo aspetto formale, sostanziale, come coronamento di tutto il percorso universitario”. Ecco i punti individuati dal docente. 1) Perché scegliere una determinata disciplina e non un’altra. “Come prima operazione consiglio una riflessione sul percorso svolto, sui docenti e sull’esame maggiormente coinvolgente. Ci sono studenti che scelgono dal primo anno la disciplina della tesi, altri, invece, hanno bisogno di più tempo e si devono porre più domande”. Il suggerimento: “seguire le proprie vocazioni e decidere non solo sulla base dell’empatia ma anche in vista delle scelte lavorative future”. 2) La tesi ha sempre una premessa. Come per i viaggi, bisogna pianificare e programmare. “Occorre chiedersi cosa si vuole fare con la ricerca, ciò presuppone una buona conoscenza della materia, soprattutto nei suoi fondamenti, una discreta curiosità e una adeguata capacità di individuare le criticità”. I tre passaggi fondamentali: definire gli obiettivi, delineare il contesto, individuare la metodologia. 3) Gli obiettivi. “Qual è la mia meta? La ricerca sarà descrittiva o analitica? La scelta della meta dipende dalle energie a disposizione, dalle abilità e dalle capacità di cui si è dotati. Dovrebbero sconsigliarsi, di norma, strade lunghe e tortuose a chi presenta debolezze e incertezze”. 4) Il contesto. “La conoscenza del contesto nel quale si intende sviluppare la ricerca equivale alla conoscenza del territorio nel quale ci si intende muovere. La domanda è: quale scopo voglio raggiungere? Bisogna fare riferimento alla letteratura, alla prassi, al quadro normativo e non in cui si interseca la vicenda di cui ci occupiamo”. 5) La metodologia. “La scelta della metodologia è essenziale e costituisce un elemento da non trascurare. Non possiamo partire e affrontare un viaggio senza prima aver deciso quale percorso intendiamo seguire e soprattutto come intendiamo affrontarlo, con quali strumenti, con quali mezzi. Per questo deve essere chiaro se realizzare una tesi descrittiva o empirica, se riportare ad esempio casi pratici o ricostruzioni tratte dalla letteratura”. È richiesto un grande sforzo. “Dopotutto – sottolinea il docente – questo è il primo esercizio scientifico della propria vita. Si scrive, si comunica agli altri gli obiettivi che si vogliono perseguire ed il modo”. 6) La letteratura di riferimento. “Analizzare il tema della tesi conoscendo la letteratura di base che se ne è occupata è un elemento che forse in troppi sottovalutano. Occorre, invece, non trascurare nulla ma approfondire, essere disposti a leggere e rileggere, facendo proprio il materiale, mettendolo in relazione proficua con gli obiettivi finali”. 7) Dati, informazioni e documenti. “Si devono formulare delle proposte concrete, discutendo con colleghi, docenti, relatori, specialisti. Il confronto continuo è crescita, più ricca è la raccolta, più ampie e approfondite saranno le informazioni”. 8) L’incontro con gli altri. Tempi da utilizzare, contenuti da proporre, riflessioni da condividere: l’incontro, o meglio il confronto, con gli altri va preparato bene. Se si è certi dei propri convincimenti, delle proprie teorie, sarà facile essere “disposti a farsi rivolgere domande, pronti ad essere contraddetti e soprattutto disposti a far giudicare il proprio lavoro”. Tutto sarà più complesso se il lavoro si riduce alla sola “somma di paragrafi e capitoli”. 9) La ricerca ha generato valore cognitivo per se stessi e gli altri? “La risposta a questo quesito è complessa. Com’è andato il viaggio lo si può capire trovando conferma negli altri”. In primo luogo il proprio Relatore e poi la Commissione di Laurea. 10) La tesi non finisce con la consegna dell’elaborato ma con la discussione nel giorno della laurea. “In quel momento si illustra il viaggio intrapreso e si dimostra quanta passione c’è stata dietro il lavoro. Si vede se c’è stato fuoco dietro la ricerca oppure acqua, dove tutto è passato ed è scorso senza incidere sul percorso. In quei minuti ci si gioca il tutto per tutto ed è bene andare avanti con voga, dimostrando la fatica, la curiosità, la voglia che si cela dietro quelle pagine”. Dieci semplici regole: “che vogliono solo orientare i ragazzi nel percorso. Possono essere valide in più ambiti e settori perché non hanno specificità. Bisognerebbe calarle nel proprio vissuto e confrontarle con il proprio percorso”. Un riscontro pratico il docente lo ha già avuto nel 2016 quando il decalogo fu presentato agli studenti dell’Università del Sannio. “I ragazzi lo accolsero con favore e lo considerarono valido. Ho avuto testimonianze da chi ne ha tratto giovamento. Spero che sia così anche per i miei nuovi studenti, ora che ho iniziato un nuovo viaggio alla Federico II”.
Susy Lubrano