Forse uno dei meccanismi per cui in facoltà è applicata la più integralista delle deregulation è proprio quello dell’assegnazione delle tesi. Un meccanismo delicato, di cui si è abusato troppo. Un meccanismo da cambiare per restare al passo con le esigenze di un bacino di studenti che si evolve e si accresce anno dopo anno. La battaglia in corso vede contrapposte due schiere di docenti. Quelli che credono di poter attuare una scrematura tra gli studenti che richiedono tesi ponendo degli ostacoli, molto spesso grotteschi ed assurdi, all’ottenimento delle stesse e quelli che, invece, cercano di seguire alla lettera il regolamento. Assumendosene le responsabilità e, se del caso, le relative scocciature.
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Per quanto riguarda la prima categoria abbiamo preso ad esempio, dietro segnalazione degli studenti, il Dipartimento di Diritto Ecclesiastico. Al Dipartimento non abbiamo trovato i docenti di riferimento (i professori Tedeschi e Hubler) ma ci è bastato parlare con la segretaria (proprio come riferitoci dagli studenti) per tracciare un quadro della situazione. Fingendo di essere interessati ad ottenere la tesi, abbiamo ricevuto una risposta del tenore “fino a novembre niente, provi a ripassare”. Fin qui niente di particolarmente strano. Ma il paradossale è sempre dietro l’angolo. Ecco la la lunga serie di criteri ed i sistemi adottati dai due professori per scegliere i tesisti. Sentite un po’. “Le tesi i professori le hanno esaurite già da mesi – ci spiega la signora Corcione -, ogni volta si presentano 70-80 studenti, è normale dover adottare qualche sistema per fare una scrematura”. Nessuna pubblicizzazione delle date di assegnazione delle tesi. L’abbiamo fatto notare, ecco la risposta. “Ma si immagina cosa succederebbe se noi mettessimo un avviso in bacheca dove si specifica quali sono i giorni in cui i professori concedono le tesi? Si presenterebbero centinaia di studenti ed alcuni aspetterebbero il loro argomento fino al 2005!. No, secondo me non può adottarsi un criterio cronologico, troppa gente, troppo caos”.
Sconfessato in pieno, dunque, il dettato del regolamento sulle tesi, che privilegia proprio il criterio cronologico (l’unico da ritenersi valido, dunque) nell’assegnazione delle tesi. Invece gli studenti di Diritto ecclesiastico (e di chissà quante altre cattedre) devono recarsi ciclicamente nei Dipartimenti con la speranza (e nessuna certezza) che quello scelto sia il giorno buono per avere la tesi. Da terzo mondo. E vogliamo finalmente aprire il catalogo dei criteri adottati dai docenti di Diritto ecclesiastico (certo, non solo da loro) per scegliere i tesisti? Ci corre in aiuto, inconsapevole, ancora la signora Corcione. “I criteri non sono poi tanti – dice -, il docente può valutare la media-voto dello studente e, nel caso sia sotto il 25, ‘consigliargli’ di adottare la tesi a modello differenziato. Poi può darsi che al ragazzo sia chiesto se ha sostenuto l’esame con il docente stesso, quale votazione ha riportato, se ha fatto anche il complementare, se ha frequentato i seminari ed altre cose di questo tipo”.
E dire che lo studente, a volte, neppure arriva a potersi confrontare con questa serie di ostacoli posti tra lui e l’agognata tesi, perché il professore blocca sul nascere qualunque velleità chiedendogli quanti esami mancano alla fine. Solitamente sono privilegiati i più prossimi alla laurea. Ma, anche qui, come si fa a stabilire, basandosi solo su un dato statistico, quale studente, tra quello più e quello meno in debito di esami, riuscirà ad arrivare prima alla laurea? Sono tutti giudizi destituiti di legittimità.
Sconfessato in pieno, dunque, il dettato del regolamento sulle tesi, che privilegia proprio il criterio cronologico (l’unico da ritenersi valido, dunque) nell’assegnazione delle tesi. Invece gli studenti di Diritto ecclesiastico (e di chissà quante altre cattedre) devono recarsi ciclicamente nei Dipartimenti con la speranza (e nessuna certezza) che quello scelto sia il giorno buono per avere la tesi. Da terzo mondo. E vogliamo finalmente aprire il catalogo dei criteri adottati dai docenti di Diritto ecclesiastico (certo, non solo da loro) per scegliere i tesisti? Ci corre in aiuto, inconsapevole, ancora la signora Corcione. “I criteri non sono poi tanti – dice -, il docente può valutare la media-voto dello studente e, nel caso sia sotto il 25, ‘consigliargli’ di adottare la tesi a modello differenziato. Poi può darsi che al ragazzo sia chiesto se ha sostenuto l’esame con il docente stesso, quale votazione ha riportato, se ha fatto anche il complementare, se ha frequentato i seminari ed altre cose di questo tipo”.
E dire che lo studente, a volte, neppure arriva a potersi confrontare con questa serie di ostacoli posti tra lui e l’agognata tesi, perché il professore blocca sul nascere qualunque velleità chiedendogli quanti esami mancano alla fine. Solitamente sono privilegiati i più prossimi alla laurea. Ma, anche qui, come si fa a stabilire, basandosi solo su un dato statistico, quale studente, tra quello più e quello meno in debito di esami, riuscirà ad arrivare prima alla laurea? Sono tutti giudizi destituiti di legittimità.
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Se quello precedente è etichettabile come un esempio di mala-università, per dovere di cronaca è anche giusto segnalare l’esempio di una cattedra che invece funziona a dovere, sempre in merito alla questione dell’assegnazione delle tesi: quella di Diritto penale, diretta dal professor Carlo Fiore. Già leggendo gli avvisi in bacheca si può pronosticare una capillare organizzazione. Soprattutto una organizzazione che tiene conto, vivaddio, dei tanto bistrattati regolamenti. Chiamato da noi ad intervenire sull’argomento, il professor Fiore ha risposto così: “credo che quello adottato da me sia l’unico sistema possibile per rispettare i regolamenti e, al contempo, far fronte efficacemente al grande numero di studenti che viene in Dipartimento a chiedere la tesi. Del resto non vedo come si possa gestire un fenomeno di così grande portata se non regolandolo secondo criteri precisi ed univoci, per tutti”.
Paradossalmente la cattedra del prof. Fiore costituisce l’eccezione, non la regola. La maggior parte dei docenti si affida all’improvvisazione e mette nel conto il suo grado di simpatia nei confronti del singolo studente, al momento di distribuire le tesi. In Diritto Penale le cose vanno diversamente. “Come si può facilmente capire dagli avvisi che compaiono ciclicamente in bacheca – continua Fiore – io ho ancorato rigidamente gli scaglioni, nei quali ho suddiviso i potenziali tesisti prenotati, alle sessioni d’esame della nostra facoltà (quindi ci sono tre scaglioni all’anno ndr). Così facendo non solo ho costantemente il polso della situazione, ma permetto anche ai ragazzi di laurearsi, con esattezza, un anno dopo l’assegnazione della tesi. Come sa, questo è il termine minimo che deve decorrere dalla data di ricezione dell’argomento prima di poterlo discutere davanti alla commissione, io ho calcolato delle date che favoriscono questa prassi. Prima riuscivo ad esaminare solo uno scaglione alla volta, ora, viste le attese, in qualche caso lunghe, ed i conseguenti abbandoni di qualcuno, ho la possibilità di chiamarne due alla volta. Tenga conto che ogni gruppo si compone mediamente di 15 persone che, moltiplicati per le tre sessioni, calcolando gli abbandoni di cui le dicevo, vuol dire che nell’arco di un anno accademico io assegno le mie canoniche 30 tesi senza dover scontentare praticamente nessuno. Certo, ci sono studenti che hanno un numero di prenotazione ancora alto e dovranno aspettare ancora un po’. Ma almeno sono sicuri che non possono essere scavalcati da nessuno. Anzi, se qualche ragazzo manifesta problemi, a causa dei quali non è potuto venire a prendere la tesi quando ne avrebbe avuto il diritto, io non lo mando certo via o lo rimetto in coda alla lista. In questi casi ci vuole un po’ di elasticità”.
Facile, no? Un’ultima curiosità il professor Fiore tuttavia deve togliercela. Se uno studente va da lui oggi, per prenotare una tesi, quanto deve obiettivamente attendere prima di veder realizzato il suo sogno? “Beh, direi almeno fino alla sessione autunnale del 2002 – conclude il docente -, fino al mese di giugno di quell’anno, infatti, gli scaglioni sono completi. Se è fortunato può sperare nella rinuncia di qualcuno e vedere anticipata la scadenza”. (Marco Merola)
Paradossalmente la cattedra del prof. Fiore costituisce l’eccezione, non la regola. La maggior parte dei docenti si affida all’improvvisazione e mette nel conto il suo grado di simpatia nei confronti del singolo studente, al momento di distribuire le tesi. In Diritto Penale le cose vanno diversamente. “Come si può facilmente capire dagli avvisi che compaiono ciclicamente in bacheca – continua Fiore – io ho ancorato rigidamente gli scaglioni, nei quali ho suddiviso i potenziali tesisti prenotati, alle sessioni d’esame della nostra facoltà (quindi ci sono tre scaglioni all’anno ndr). Così facendo non solo ho costantemente il polso della situazione, ma permetto anche ai ragazzi di laurearsi, con esattezza, un anno dopo l’assegnazione della tesi. Come sa, questo è il termine minimo che deve decorrere dalla data di ricezione dell’argomento prima di poterlo discutere davanti alla commissione, io ho calcolato delle date che favoriscono questa prassi. Prima riuscivo ad esaminare solo uno scaglione alla volta, ora, viste le attese, in qualche caso lunghe, ed i conseguenti abbandoni di qualcuno, ho la possibilità di chiamarne due alla volta. Tenga conto che ogni gruppo si compone mediamente di 15 persone che, moltiplicati per le tre sessioni, calcolando gli abbandoni di cui le dicevo, vuol dire che nell’arco di un anno accademico io assegno le mie canoniche 30 tesi senza dover scontentare praticamente nessuno. Certo, ci sono studenti che hanno un numero di prenotazione ancora alto e dovranno aspettare ancora un po’. Ma almeno sono sicuri che non possono essere scavalcati da nessuno. Anzi, se qualche ragazzo manifesta problemi, a causa dei quali non è potuto venire a prendere la tesi quando ne avrebbe avuto il diritto, io non lo mando certo via o lo rimetto in coda alla lista. In questi casi ci vuole un po’ di elasticità”.
Facile, no? Un’ultima curiosità il professor Fiore tuttavia deve togliercela. Se uno studente va da lui oggi, per prenotare una tesi, quanto deve obiettivamente attendere prima di veder realizzato il suo sogno? “Beh, direi almeno fino alla sessione autunnale del 2002 – conclude il docente -, fino al mese di giugno di quell’anno, infatti, gli scaglioni sono completi. Se è fortunato può sperare nella rinuncia di qualcuno e vedere anticipata la scadenza”. (Marco Merola)