Tirocinio in farmacia tra pannolini, ricette ed esenzioni

La strada degli aspiranti farmacisti è tutta in salita. Soprattutto se non si ha una farmacia di famiglia. I neo-laureati devono trovare una struttura che li accolga per il tirocinio gratuito. Ma non sempre la pratica si evolve in un rapporto lavorativo. Luca Rosato, ad esempio, si è laureato nell’ottobre 2011 e da maggio ha iniziato a imparare il mestiere in una farmacia di Marcianise. “Non se ne parla proprio di essere retribuito – afferma – Sto inviando il curriculum altrove. Anche al nord dove sembra che vi siano maggiori possibilità”. Quando ha fatto il suo ingresso in farmacia, Luca non aveva idea di come funzionassero le cose: “Non conoscevo i prodotti para-farmaceutici. Non sapevo niente di pannolini ed omogeneizzati. Non sapevo cosa fare con le ricette, le esenzioni, le listarelle. Avevo studiato altro”. Negli ultimi mesi ha imparato tanto ma ancora non se la sente di dare consigli ai clienti: “Prendo i farmaci, aiuto i dipendenti, a volte sto anche al banco ma sono sempre affiancato da qualcuno con maggiore esperienza. Non mi occupo neppure di ordinare i farmaci. Lo fanno i colleghi più adulti”. All’inizio del suo tirocinio ha dato disponibilità per l’intera giornata, poi, una volta assodato che non c’erano prospettive di collaborazione, ha ridotto la sua presenza ai soli pomeriggi. La parte del tirocinio che gli pesa di più è stare a contatto con il pubblico: “Alcuni clienti sono maleducati. Chi ha l’esenzione e non vuole pagare la differenza si lamenta con me, senza capire che io non ho alcun interesse a non praticare lo sconto”. Luca, in realtà, avrebbe voluto diventare medico: “Non ho superato il test di accesso a Medicina e ho scelto Farmacia perché era il Corso di Laurea più centrato su biologia e chimica. Sapevo che dopo la laurea non sarebbero state tutte rose e fiori ma mi aspettavo di trovare lavoro più facilmente. La situazione qualche anno fa non era così disastrosa… Alcuni dei miei amici non riescono neppure a svolgere un tirocinio”. Data la carenza di prospettive, diventa essenziale aprirsi altre strade. Per questo motivo, Luca si è iscritto ad un Master in Fitoterapia: “La maggiore conoscenza dei prodotti erboristici a scopo terapeutico magari mi potrà aprire le porte di un’azienda del settore”. 
“Dare il consiglio giusto è gratificante. Perciò, cerco di stare il più possibile al banco”, racconta Salvatore Grassia, 26 anni, tirocinante nella farmacia comunale di Acerra. Del suo lavoro dice: “E’ quello che voglio fare. Più tempo sto in farmacia, più imparo”. Dopo la laurea, nel marzo 2011, Salvatore ha lavorato per quattro mesi come informatore scientifico. Poi si è reso conto che quel mestiere non faceva per lui e, ad aprile 2012, ha iniziato la pratica in farmacia. “E’ come me l’aspettavo, un lavoro come tutti gli altri. Ma, perlomeno, ora faccio quello che più mi compete”, afferma. Appena ha cominciato si è reso conto che avrebbe dovuto imparare tutti i nomi commerciali dei farmaci. “Studiare sul libro i principi attivi è molto diverso dal dispensarli. Per mettere in pratica quello che hai appreso ci vuole del tempo. La quantità di prodotti trattati è enorme. All’inizio non ti ricordi quali sono i nomi che rispondono allo stesso principio. Li impari solo a furia di maneggiarli”.
Tra i laureati di due anni fa, è più facile trovare qualcuno che abbia una migliore sistemazione lavorativa. E’ il caso di Francesco Paolo Tabbita che ha firmato lo scorso marzo un contratto a tempo indeterminato nella farmacia Eredi del Dott. Bruno di Casoria. Prima di trovare l’ambiente lavorativo che faceva per lui, ha girato tre farmacie: “Ho iniziato il primo tirocinio sotto casa a piazza Cavour. Puntavo ad essere assunto lì ma non ce ne è stata la possibilità. Dunque, mi sono spostato in una farmacia a piazza Carlo III dove non mi sono trovato affatto bene e, nel settembre 2011, ho iniziato il praticantato in una struttura eccezionale di Casoria. Direi che è una realtà quasi ‘milanese’, nel senso che mi hanno subito inquadrato e pagato regolarmente. Mi reputo fortunato. Hanno puntato su di me ed io sto facendo del mio meglio per ricambiare”. Paolo è convinto che questo mestiere gli darà grandi soddisfazioni: “In farmacia vengono persone di tutti i tipi, ti confronti con tutte le età della vita. Ti trovi a dare consigli per qualcuno che sta per nascere o per morire. Mi piace applicare in maniera trasversale ciò che ho studiato. Con la pratica ho imparato ad interagire con i pazienti, a gestire i clienti in tempi brevi, ad interpretare i protocolli terapeutici”. La parte che trova più stressante da gestire è quella economica: “Hai di fronte non soltanto un paziente, ma un cliente ed un cittadino che ha esigenze e diritti. Ci vuole molta pazienza, soprattutto con gli anziani. Alcuni sono scontrosi, altri più simpatici. Le dinamiche sono molto differenti e tu devi essere sempre pronto ad adattarti”. Paolo ha instaurato un bel rapporto con alcuni clienti che ora chiedono specificamente di lui: “La parola di un 25enne non è come quella di un 50enne ma, piano piano, a furia di consigli azzeccati, acquisti la loro fiducia. Capita che dei pazienti tornino per dirmi ‘Dottò, l’ho visto su internet, avevate ragione!’”.
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