Rane, pitoni, tartarughe, pappagalli ed altri uccelli esotici, ragni, conigli. È sempre più lungo l’elenco degli animali non convenzionali che gli italiani ospitano a casa. Uno zoo a tratti surreale, destinato a soddisfare le passioni e non di rado le manie di chi proprio non riesce ad immaginare di convivere con un cagnolino, magari adottato in un canile, o con un gattino, ed investe soldi ed energie per accudire animali di ogni sorta. Uno dei tanti problemi che devono affrontare questi eccentrici proprietari è che non sono molti i veterinari preparati ad effettuare, per esempio, un esame delle feci ad un pitone od un prelievo di sangue ad una rana freccia, variopinto anfibio di origine amazzonica. I patiti di rettili, anfibi e consimili hanno ora una opportunità in più: il Dipartimento di Medicina Veterinaria della Federico II ha aperto un ambulatorio dedicato appositamente agli animali non convenzionali, che funziona il mercoledì dalle 12 alle 14. Lo dirige Ludovico Dipineto, 44 anni, napoletano, ricercatore in possesso dell’abilitazione a professore associato, il quale insegna Malattie Infettive delle Specie Esotiche.
Da quanto tempo funziona l’ambulatorio e quali casi avete affrontato finora?
“Abbiamo aperto a gennaio, ma siamo ancora in una fase di rodaggio, perché la notizia non si è diffusa adeguatamente. Che io ricordi, finora abbiamo avuto solo due casi. Uno riguardava un coniglio ed un altro un pappagallo.
Chi si rivolge a voi paga?
“Sì, sulla base di tariffe predefinite”.
Quante persone lavorano nell’ambulatorio?
“Io, un collega chirurgo ed altri docenti del Dipartimento. Ovviamente, la frequentazione dell’ambulatorio è aperta anche agli studenti che seguono il modulo dedicato agli Animali non convenzionali. È un corso dedicato all’anatomia, alle malattie parassitarie ed alla clinica. Lo frequentano in media circa la metà degli allievi del quinto anno”.
Negli ultimi anni sempre più si è diffusa la mania di convivere con animali diversi da cani e gatti. Lei come valuta questa moda?
“Nonostante me ne occupi, sconsiglio assolutamente di tenere uno di questi animali in casa. Sono specie impegnative e con le quali è, nella maggior parte dei casi, davvero arduo stabilire una qualche forma di interazione. Sono specie, inoltre, che possono presentare criticità sotto il profilo della trasmissione di agenti patogeni”.
Da quanto tempo funziona l’ambulatorio e quali casi avete affrontato finora?
“Abbiamo aperto a gennaio, ma siamo ancora in una fase di rodaggio, perché la notizia non si è diffusa adeguatamente. Che io ricordi, finora abbiamo avuto solo due casi. Uno riguardava un coniglio ed un altro un pappagallo.
Chi si rivolge a voi paga?
“Sì, sulla base di tariffe predefinite”.
Quante persone lavorano nell’ambulatorio?
“Io, un collega chirurgo ed altri docenti del Dipartimento. Ovviamente, la frequentazione dell’ambulatorio è aperta anche agli studenti che seguono il modulo dedicato agli Animali non convenzionali. È un corso dedicato all’anatomia, alle malattie parassitarie ed alla clinica. Lo frequentano in media circa la metà degli allievi del quinto anno”.
Negli ultimi anni sempre più si è diffusa la mania di convivere con animali diversi da cani e gatti. Lei come valuta questa moda?
“Nonostante me ne occupi, sconsiglio assolutamente di tenere uno di questi animali in casa. Sono specie impegnative e con le quali è, nella maggior parte dei casi, davvero arduo stabilire una qualche forma di interazione. Sono specie, inoltre, che possono presentare criticità sotto il profilo della trasmissione di agenti patogeni”.
Topolini vivi ai pitoni
Uno dei problemi iniziali da risolvere, se proprio qualcuno ha la fissazione di voler acquistare un animale non convenzionale, è capire se possa essere legalmente detenuto. Il traffico di animali esotici è uno dei fattori che pregiudicano la sopravvivenza di non poche specie. Senza dimenticare, poi, che ci sono animali pericolosi i quali non possono essere tenuti in casa o in giardino. Quali sono le norme alle quali bisogna fare riferimento?
“Uno degli obiettivi dell’ambulatorio è proprio di educare i padroni che si rivolgeranno a noi a gestire correttamente l’animale. Innanzitutto dal punto di vista normativo. Il riferimento fondamentale è la convenzione Cites, che disciplina dettagliatamente l’elenco delle specie le quali possono essere tenute in casa ed impone l’obbligo di certificazioni che attestino, per esempio, che quegli animali sono nati in cattività e non sono stati catturati nel loro habitat. Le normative vigenti, ovviamente, proibiscono anche di allevare specie potenzialmente letali. Per esempio, non si può tenere in casa un serpente a sonagli od un cobra. Tutti gli animali velenosi sono proibiti. Va da sé che il divieto riguarda pure leoni, tigri ed altre specie che pure, in passato, sono state a volte sequestrate a malavitosi e camorristi”.
Quali sono le specie che i patiti dell’esotico e dell’originalità scelgono più di frequente come animali da compagnia?
“Tra i rettili prevalgono le iguane, i serpenti e le tartarughe”.
Come può una persona mettersi un serpente in casa?
“Capisco le sue perplessità, ma le assicuro che la casistica degli appassionati del settore è vasta. Va per la maggiore il pitone”.
Cosa si dà da mangiare ad un pitone – si fa per dire – domestico?
“Topolini vivi”.
Vivi?
“Sì, perché se sono già morti il rettile non li preda”.
Un film horror tra le pareti domestiche?
“Nel terrario. Che un pitone predi in natura un topolino fa parte del gioco ed ha una sua eticità. Che qualcuno sistemi un topolino vivo nel terrario e magari stia a guardare il pitone che lo stritola è cosa diversa”.
È complicato tenere un pitone in casa?
“Come ogni rettile, essendo un animale a sangue freddo, necessita di una certa temperatura. Bisogna installare serpentine elettriche che riscaldino il terrario”.
Quale è il grado di interazione ed empatia tra un pitone ed il suo padrone?
“Zero”.
Sempre tra i rettili, l’iguana è stato uno dei precursori della mania per l’esotico. Sono difficili da allevare?
“Anche le iguane patiscono gli sbalzi termici. Sono vegetariane, però, a differenza dei serpenti. Bisogna fare attenzione ai colpi di coda, perché hanno un’appendice che può diventare una frusta e far male”.
“Uno degli obiettivi dell’ambulatorio è proprio di educare i padroni che si rivolgeranno a noi a gestire correttamente l’animale. Innanzitutto dal punto di vista normativo. Il riferimento fondamentale è la convenzione Cites, che disciplina dettagliatamente l’elenco delle specie le quali possono essere tenute in casa ed impone l’obbligo di certificazioni che attestino, per esempio, che quegli animali sono nati in cattività e non sono stati catturati nel loro habitat. Le normative vigenti, ovviamente, proibiscono anche di allevare specie potenzialmente letali. Per esempio, non si può tenere in casa un serpente a sonagli od un cobra. Tutti gli animali velenosi sono proibiti. Va da sé che il divieto riguarda pure leoni, tigri ed altre specie che pure, in passato, sono state a volte sequestrate a malavitosi e camorristi”.
Quali sono le specie che i patiti dell’esotico e dell’originalità scelgono più di frequente come animali da compagnia?
“Tra i rettili prevalgono le iguane, i serpenti e le tartarughe”.
Come può una persona mettersi un serpente in casa?
“Capisco le sue perplessità, ma le assicuro che la casistica degli appassionati del settore è vasta. Va per la maggiore il pitone”.
Cosa si dà da mangiare ad un pitone – si fa per dire – domestico?
“Topolini vivi”.
Vivi?
“Sì, perché se sono già morti il rettile non li preda”.
Un film horror tra le pareti domestiche?
“Nel terrario. Che un pitone predi in natura un topolino fa parte del gioco ed ha una sua eticità. Che qualcuno sistemi un topolino vivo nel terrario e magari stia a guardare il pitone che lo stritola è cosa diversa”.
È complicato tenere un pitone in casa?
“Come ogni rettile, essendo un animale a sangue freddo, necessita di una certa temperatura. Bisogna installare serpentine elettriche che riscaldino il terrario”.
Quale è il grado di interazione ed empatia tra un pitone ed il suo padrone?
“Zero”.
Sempre tra i rettili, l’iguana è stato uno dei precursori della mania per l’esotico. Sono difficili da allevare?
“Anche le iguane patiscono gli sbalzi termici. Sono vegetariane, però, a differenza dei serpenti. Bisogna fare attenzione ai colpi di coda, perché hanno un’appendice che può diventare una frusta e far male”.
La tartaruga dalle
orecchie rosse
orecchie rosse
Un altro rettile che spesso fa capolino nelle case degli italiani ammalati di esotismo, ricerca di eccentricità e di status symbol è la tartaruga. Quali regole deve seguire chi ne voglia per forza tenere una in appartamento?
“Per prima cosa bisogna informarsi bene su quali specie possano essere acquistate sulla base del Cites. È nota la vicenda della tartaruga dalle orecchie rosse. Non può essere tenuta a casa, ma è stata ampiamente commercializzata. È un animale, tra l’altro, che cresce notevolmente. Molti, per sbarazzarsene, le hanno liberate illecitamente in fontane, stagni e fiumi. Un danno biologico incalcolabile, perché questa specie esotica ha occupato la nicchia ecologica di specie del luogo, ed un rischio sanitario non meno grave. Sono animali che non di rado trasmettono la salmonella”.
Le cronache, in effetti, sempre più spesso raccontano di serpenti, rane esotiche, iguane che fanno capolino nella giungla di asfalto delle nostre metropoli, nei fiumi, nei laghi e nelle nostre campagne. Quanto danno arreca chi si sbarazza in questo modo di un animale che non può o non vuole più gestire?
“È un crimine contro la natura, perché si rischia di alterare un ecosistema. L’alternativa meno dannosa, in questi casi, è di portare l’animale al centro per il recupero della fauna selvatica del Frullone”.
Altri animali curiosi da compagnia che si sono diffusi negli anni a noi più vicini?
“Le rane freccia, di origine amazzonica. Un bel problema perché, da controlli effettuati su un campione di 60 di questi animali legalmente detenuti, abbiamo riscontrato due casi di contaminazione da escherichia coli”.
Tra gli uccelli, quale è la moda del momento?
“Il pappagallo cenerino resta una delle specie più acquistate. È di origine africana ed è un ottimo parlatore. Proprio la commercializzazione di questi animali, peraltro unita alla distruzione del loro habitat naturale, ha fatto sì che oggi siano a rischio di estinzione. Possono essere acquistati solo pappagalli con certificazioni che provino che siano nati in cattività”.
Da qualche tempo non è così infrequente osservare anche conigli che saltellano tra letti e divani delle case degli italiani. È complicato tenerli in appartamento?
“Non è semplice mantenere un coniglio in buona salute. Sono animali, per esempio, con un ph acido intestinale molto elevato e fermentazioni paragonabili a quelle dei ruminanti. Un’alimentazione che non ne tenga conto rischia di esporli a conseguenze letali”.
Cosa cambia, per un veterinario, tra l’occuparsi di un cane o di un animale non convenzionale?
“Molto. Innanzitutto gran parte di queste specie non sono mammiferi. È diversa la fisiologia, l’alimentazione, la vulnerabilità. Manipolare un uccello richiede un’attenzione estrema perché il semplice stress può indurre un arresto cardiaco. Un prelievo delle feci ad un serpente, come si può intuire, non è agevole. In caso di intervento chirurgico, poi, i protocolli da applicare nell’anestesia sono molto diversi tra una iguana ed un gatto”.
Perché ha scelto di specializzarsi in un settore così particolare quale quello degli animali non convenzionali?
“Quando mi iscrissi a Veterinaria pensai che avrei lavorato con cani e gatti. Durante il mio percorso mi piacque Anatomia patologica e malattie infettive. Mi trovai a lavorare in Patologia aviaria con il prof. Alessandro Fioretti. Chi fa Patologia aviaria si occupa anche di animali non convenzionali e da lì è cominciato il mio cammino”.
Fabrizio Geremicca
“Per prima cosa bisogna informarsi bene su quali specie possano essere acquistate sulla base del Cites. È nota la vicenda della tartaruga dalle orecchie rosse. Non può essere tenuta a casa, ma è stata ampiamente commercializzata. È un animale, tra l’altro, che cresce notevolmente. Molti, per sbarazzarsene, le hanno liberate illecitamente in fontane, stagni e fiumi. Un danno biologico incalcolabile, perché questa specie esotica ha occupato la nicchia ecologica di specie del luogo, ed un rischio sanitario non meno grave. Sono animali che non di rado trasmettono la salmonella”.
Le cronache, in effetti, sempre più spesso raccontano di serpenti, rane esotiche, iguane che fanno capolino nella giungla di asfalto delle nostre metropoli, nei fiumi, nei laghi e nelle nostre campagne. Quanto danno arreca chi si sbarazza in questo modo di un animale che non può o non vuole più gestire?
“È un crimine contro la natura, perché si rischia di alterare un ecosistema. L’alternativa meno dannosa, in questi casi, è di portare l’animale al centro per il recupero della fauna selvatica del Frullone”.
Altri animali curiosi da compagnia che si sono diffusi negli anni a noi più vicini?
“Le rane freccia, di origine amazzonica. Un bel problema perché, da controlli effettuati su un campione di 60 di questi animali legalmente detenuti, abbiamo riscontrato due casi di contaminazione da escherichia coli”.
Tra gli uccelli, quale è la moda del momento?
“Il pappagallo cenerino resta una delle specie più acquistate. È di origine africana ed è un ottimo parlatore. Proprio la commercializzazione di questi animali, peraltro unita alla distruzione del loro habitat naturale, ha fatto sì che oggi siano a rischio di estinzione. Possono essere acquistati solo pappagalli con certificazioni che provino che siano nati in cattività”.
Da qualche tempo non è così infrequente osservare anche conigli che saltellano tra letti e divani delle case degli italiani. È complicato tenerli in appartamento?
“Non è semplice mantenere un coniglio in buona salute. Sono animali, per esempio, con un ph acido intestinale molto elevato e fermentazioni paragonabili a quelle dei ruminanti. Un’alimentazione che non ne tenga conto rischia di esporli a conseguenze letali”.
Cosa cambia, per un veterinario, tra l’occuparsi di un cane o di un animale non convenzionale?
“Molto. Innanzitutto gran parte di queste specie non sono mammiferi. È diversa la fisiologia, l’alimentazione, la vulnerabilità. Manipolare un uccello richiede un’attenzione estrema perché il semplice stress può indurre un arresto cardiaco. Un prelievo delle feci ad un serpente, come si può intuire, non è agevole. In caso di intervento chirurgico, poi, i protocolli da applicare nell’anestesia sono molto diversi tra una iguana ed un gatto”.
Perché ha scelto di specializzarsi in un settore così particolare quale quello degli animali non convenzionali?
“Quando mi iscrissi a Veterinaria pensai che avrei lavorato con cani e gatti. Durante il mio percorso mi piacque Anatomia patologica e malattie infettive. Mi trovai a lavorare in Patologia aviaria con il prof. Alessandro Fioretti. Chi fa Patologia aviaria si occupa anche di animali non convenzionali e da lì è cominciato il mio cammino”.
Fabrizio Geremicca