Transizione al nuovo ordinamento, la parola al Preside Mazzarella

La Facoltà aspetta le indicazioni dell’Ateneo su come gestire la transizione al Nuovissimo Ordinamento. Gli studenti dovranno passare tutti al nuovo sistema, o potranno scegliere di non farlo? E per quelli che sceglieranno il passaggio, quale sarà il criterio adoperato per “tradurre” gli esami sostenuti con il sistema in corso a quello che entrerà in vigore? Una sospensione che soprattutto per i corsi triennali di Lettere, dove gli studenti da un anno all’altro vedranno letteralmente dimezzato il numero degli esami da sostenere, acquista una certa consistenza. 
In attesa di conoscere le decisioni definitive, abbiamo chiesto al Preside Eugenio Mazzarella di dare almeno qualche generica indicazione agli studenti: come decidere quali esami è meglio sostenere o meno, in attesa del passaggio? “Non si è ancora deciso nulla, ma la mia posizione è semplice”, sostiene il Preside: “chiunque abbia sostenuto due moduli in sequenza su una disciplina, che di fatto configuravano un ex esame annuale, deve vedersi riconosciuto in crediti quelli previsti dalle nuove tabelle per un esame annuale, dove per annuale intendo un corso di 60-70 ore circa. A questo criterio andrebbe ispirata la dinamica dei passaggi per tutti i corsi attuali i cui esami siano già sostenuti”. Questo vuol dire che due moduli da 4 crediti verranno convertiti in uno da 12: una sorta di incentivo al passaggio.
Ma rimangono sospesi anche i punti critici della transizione al Nuovissimo ordinamento: come nel caso di Beni Culturali che, al momento, non ha i numeri (soprattutto di docenti) giusti per adeguarsi ai nuovi criteri, tanto che in queste settimane stava prendendo corpo l’ipotesi di un eventuale accorpamento del Corso a quello di Archeologia. Il Preside sostiene invece che “Cultura e amministrazione dei beni culturali continuerà a vivere autonomamente; siamo, salvo imprevisti, in condizione di assolvere ai requisiti minimi. E questo è l’orientamento della Facoltà e dell’Ateneo”. Oltre a Beni Culturali, anche altri Corsi rischiano però di trovarsi in difficoltà. Soprattutto per la norma che assegna un punteggio ad ogni Corso sulla base della composizione dei docenti afferenti: i docenti ordinari vengono valutati con un punteggio superiore agli associati, e meno ancora di questi valgono, in questa logica, i ricercatori, che sono però i più facilmente assumibili in tempi di magra proprio perché retribuiti meno degli altri. Questo vuol dire che un Corso che ha nel suo organico un numero troppo basso, in proporzione, di docenti ordinari, rischia di non rientrare nei criteri minimi: è il caso ad esempio di Lingue, che ha da poco assunto nuovi ricercatori, ma ha pochi ordinari. La Crui si è opposta a questo parametro, che potrebbe quindi essere ricontrattato dal Ministero; ma se così non fosse la situazione sarebbe certo problematica. “Il criterio del docente equivalente così come configurato è sciagurato”, sostiene il Preside; “disconosce il ruolo dei ricercatori ed impedisce per motivi di budget l’apertura a nuove forze; quanto di più illogico si potesse immaginare; ritengo che non sarà mantenuto nei termini attuali e francamente sarebbe meglio eliminarlo del tutto. Ci sono altri parametri, più efficaci, per valutare la qualità di un Corso”. 
Per quanto riguarda le questioni più strettamente interne alla Facoltà, il Preside conferma che la Commissione Didattica Paritetica, composta da cinque docenti e cinque rappresentanti degli studenti e presieduta dalla prof.ssa Renata Viti Cavaliere, si riunirà una prima volta, seppure informalmente, prima di Natale. Il Preside ritiene che comunque una riunione preventiva “sarà un opportuno momento di dialogo”. Ricordiamo che le rappresentanze studentesche si sono astenute dal voto nella seduta del Consiglio di Facoltà che ha approvato le tabelle dei nuovi ordinamenti per protesta perché la Commissione non si era riunita precedentemente.
“Un pesante
deficit di aule”
Altra questione interna, è quella che riguarda l’insegnamento dell’ebraico: il prof. Marcello Del Verme espresse un voto contrario, in sede di Consiglio, al nuovo ordinamento dei corsi di Storia, triennale e specialistica, che nella rimodulazione non prevede questa materia di insegnamento. E lo stesso professore ha sottoposto in questi giorni la questione alla Commissione Didattica del Polo delle Scienze Umane, sollevando una questione culturale che va al di là del singolo insegnamento. “Come lo stesso prof. Del Verme ha riconosciuto”, risponde il Preside, “l’esigenza didattica da lui fatta valere è presente in altri Corsi della Facoltà, oltre che in quelli di Storia cui la sua richiesta aggiuntiva si riferiva. Pur in un quadro fortemente condiviso di linee generali di Facoltà, c’è un’autonomia della programmazione didattica dei Corsi di Laurea di cui non si può non tener conto. E questo è un fatto”.
Il Preside risponde infine alla segnalazione pubblicata sullo scorso numero del nostro giornale, nella quale un lettore raccontava un’inaccettabile seduta di laurea tenutasi a fine ottobre nella sede centrale: parenti anche anziani e provenienti da lontano costretti a sedersi a terra per mancanza di spazio, docenti esaminatori in pullover senza neanche l’ombra, se non di una toga, almeno di una giacca, e bidelli che continuavano a chiedere una sorta di “mancia” a tutti quelli che entravano per assistere alla laurea.  “La polemica è annosa”, risponde il Preside. “Abbiamo un pesante deficit di aule da decenni. L’ateneo è impegnato in operazioni di forte impegno finanziario, per risolvere il problema. Ma ci vorranno alcuni anni, anche se dall’anno prossimo con il trasferimento della biblioteca da San Pietro Martire potremmo avere un po’ di respiro. Sulla crisi finanziaria degli Atenei sarebbe opportuno che anche le famiglie degli studenti segnalassero al Governo, nei modi previsti dalla democrazia, il disagio che noi docenti da anni segnaliamo. Ogni padre di famiglia sa che i vani di casa che si può permettere dipendono dal fitto che può pagare. Da questo punto di vista anche una riconsiderazione sociale meno prevenuta del livello delle tasse universitarie potrebbe dare una mano a risolvere i problemi logistici”. Probabilmente i padri di famiglia a cui fa riferimento il prof. Mazzarella potrebbero anche essere disposti a pagare tasse più alte: ma tutto sta a vedere cosa ne otterrebbero in cambio. Per quanto riguarda lo specifico della seduta, conclude il Preside, “sulle toghe e per ciò che segnalate dei comportamenti fuori dall’aula, chiederò al prof. D’Agostino, che presiedeva la seduta, notizie, e provvederò in merito”. 
Viola Sarnelli
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