Un biologo in divisa e un conservatore della natura raccontano le loro affascinanti professioni

Proseguono gli incontri con il mondo del lavoro organizzati dal Dipartimento di Biologia. Il 18 marzo, nell’Aula A5 di Monte Sant’Angelo, gli studenti di Biologia Generale e Applicata, coordinati dalla prof.ssa Laura Fucci e dalla prof.ssa Giovanna Liverini, hanno potuto ascoltare le testimonianze di due ex allievi: Patrizia Stefanoni, Direttore Tecnico Capo della Polizia di Stato, e Gabriele De Filippo, libero professionista nel campo della Biologia della Conservazione della Natura.
“Sono entrata in Polizia nel 2001 con l’ultimo concorso per biologi”, racconta la dott.ssa Stefanoni, tesi sperimentale in Biologia Molecolare nel 1995, tirocinio e specializzazione in Biochimica e Chimica Clinica a Medicina ed un Dottorato di Ricerca alla Seconda Università interrotto al primo anno con l’ammissione nella Polizia scientifica, corpo fondato nel 1903 e costituito da oggi da quattordici Gabinetti Interregionali e Regionali (Napoli, Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Padova, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino) coordinati dalla sede principale di Roma. “Mi occupo esclusivamente di Genetica Forense, svolgendo analisi del DNA a scopo identificativo per ricavarne elementi di confronto”, spiega la biologa che ha tenuto una lunga ed interessante lezione sul metodo di lavoro, illustrando ai ragazzi la traccia di vere analisi per poi entrare nel dettaglio delle procedure, delle tecniche e dei problemi a cui far fronte, primo fra tutti la degradazione dei campioni a disposizione. “L’obiettivo del prossimo futuro è la realizzazione di una banca dati nella quale raccogliere tutti i profili collezionati”. Poi la dott.ssa Stefanoni informa sui compiti del funzionario biologo, compresi quelli che esulano dall’attività di laboratorio: “Siamo responsabili degli accertamenti tecnici, decidiamo le strategie da adoperare per ogni traccia, ci relazioniamo direttamente con il Pubblico Ministero che coordina le indagini, rispondiamo del nostro operato in Tribunale e, sebbene sporadicamente, nei casi importanti partecipiamo alle indagini”.
Si può vivere facendo il biologo della conservazione? “È la domanda che mi pongono tutti, soprattutto i poliziotti che ogni tanto fermano la mia auto modello Orso Yoghi, carica di attrezzature”, afferma, tra il serio ed il faceto, il dott. De Filippo. L’esperto di Conservation Biology è, infatti, una figura poco conosciuta ma cruciale nell’attuare interventi nel territorio e resa obbligatoria dalle normative europee. Concentra in sé un’anima da laboratorio ed una da campo, compiendo anche azioni di monitoraggio dell’habitat, al fine di individuare aree strategiche per specie ritenute di interesse internazionale. “Ma nel mio reddito la cifra che compare sotto questa voce è zero – sottolinea il biologo – Ha molto più peso la valutazione di incidenza, obbligatoria e inderogabile per gli Stati membri dell’Unione Europea”. Simile alla valutazione di incidenza, che stima le possibili ricadute di un intervento sull’ambiente, ma più complessa perché richiede la collaborazione tra diverse figure, è la valutazione di impatto. Inoltre, un Biologo della Conservazione della Natura può dare importanti contributi in ambito aziendale, come progettista e nei parchi naturali, per pianificare o monitorare le specie presenti, il loro stato di conservazione e reintroduzione, proteggendole dall’aggressione di quelle invasive. “Nella mia carriera, iniziata negli anni ’80, non sono mancati i lavori strani”, prosegue il biologo. Fra questi, l’identificazione di quattromila uccelli imbalsamati e sequestrati e il censimento dei nidi di balestruccio (uccello della famiglia delle rondini) per conto di un Comune dell’Irpinia che doveva procedere all’abbattimento di alcuni edifici nei quali questi uccelli avevano nidificato. “Ogni volta che mi sono rivolto all’Ordine, per ricevere dei consigli, per esempio sulla parcella da chiedere per consulenze insolite, non ho mai avuto alcun aiuto”, sottolinea il dott. De Filippo che parla anche della preparazione universitaria: “Mi è servito tutto quello che ho studiato, ma ho anche riscontrato delle carenze, in parte dovute alla diversa visione del biologo in passato”. Fra le lacune maggiori, l’assenza di nozioni di geomorfologia e cartografia GIS, legislazione, progettazione e, dato gravissimo, di statistica. Poi “il nostro lavoro patisce il mancato riconoscimento della figura professionale, che consente concorrenza sleale di soggetti improvvisati dalla quale non ci tutela nemmeno l’Ordine. Per concludere, alla domanda: si può vivere di Conservazione della Natura? Rispondo ve (me) lo auguro”.
 
Le domande degli studenti
 
Le domande degli studenti sono tantissime. Se non fosse tardi e non ci fossero autobus e treni in partenza, sarebbero ancora di più. La divisa esercita sempre un certo fascino e le curiosità sugli sbocchi di un settore nel quale si attende da tempo un concorso sono numerose. “Dove si può studiare Genetica Forense per prepararsi ad un concorso?”. “Ci sono Master che danno buone competenze, ma solo per quanto riguarda la Genetica. Poi bisogna studiare altre discipline che non compaiono nel nostro profilo, come il Diritto”. “Se non si possiedono i requisiti psico-fisici richiesti, è possibile entrare in altre Forze dell’Ordine? O svolgere lo stesso tipo di analisi presso altre realtà?”. “Ci sono i RIS, il corpo dei Carabinieri, ed esistono dei laboratori privati accreditati con noi, uno dei quali di buon livello a Reggio Calabria, ma sono pochi”. “Visto che da molto tempo non si bandiscono più concorsi, esistono anche altri profili?”. “Certamente, ci sono i tecnici, che sono molto più numerosi e per i quali non sarebbe richiesta la laurea. Anche se noi, potendo, preferiamo selezionare dei laureati, in alcuni casi anche in Scienze Politiche o Giurisprudenza”. “Quanto tempo occorre per tipizzare un campione di DNA?”. “All’incirca due giorni, talvolta bastano anche trentasei ore, ma dal momento che lavoriamo su decine di campioni alla volta, per ragioni di sincronia fra le analisi, il tempo medio è di tre giorni”. “Abbiamo detto agli studenti che ci sono buone possibilità come consulenti delle Forze dell’Ordine? Quando si può cominciare?”, domanda la prof.ssa Fucci. “Se volete anche ora che siete ancora studenti, a noi gli avvocati danno tranquillamente dei bugiardi”, dice con una certa amara ironia la dott.ssa Stefanoni. 
Grande anche l’interesse per la salvaguardia della Natura. “Come faccio a fare il suo lavoro? Da dove inizio?”, domanda una ragazza al dott. De Filippo. “Come per tutti i mestieri, dovete rivolgervi a qualcuno che lo fa già e imparare, cominciando magari dai laboratori universitari convenzionati o proponendovi a studi e società. La conservazione è un campo che investe molto il settore pubblico, ma vi operano anche tantissime aziende private, soprattutto quelle di Ingegneria e tante occasioni ci sono fuori dalla Regione, che disattende numerose normative, e fuori dall’Italia, dove esistono profili ingegneristici dai forti tratti naturalistici”. “Oltre quelle che ci ha già indicato, bisogna avere altre qualità e conoscenze?”. “Saper lavorare in gruppo è un requisito importante. Spesso anche io mi rivolgo ad altri specialisti, come botanici o entomologi. Però dobbiamo stare attenti perché, non di rado, ci chiedono cose che sono di competenza di altri scienziati, come gli agronomi”. 
Simona Pasquale
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