Martedì 3 marzo, nella sede del Convento di Santa Lucia al Monte, la Facoltà di Giurisprudenza apre le porte alle famiglie degli studenti del primo anno. Il Family Welcome Day nasce dalla volontà di far incontrare genitori e fratelli degli iscritti con i docenti. Lo scopo: condividere obiettivi culturali, conoscersi e collaborare fin dall’inizio del percorso formativo. La centralità dello studente in quanto ‘persona’ è l’idea centrale dell’iniziativa. Coinvolgere il background delle matricole rende più funzionale e meno traumatico l’ingresso nel mondo universitario. “Invitare le famiglie a conoscere i luoghi dove si svolge la vita dei loro cari – spiega il Preside della Facoltà Aldo Sandulli – è stato un atto doveroso da parte nostra, un passaggio necessario per indirizzare alla scoperta di un percorso così importante. L’incontro si svolgerà in un pomeriggio di condivisione, mostreremo ai partecipanti il patrimonio architettonico delle nostre sedi, come i programmi di studio. Lo scambio di idee ed energie è il presupposto necessario per migliorare quello che già si possiede”. Uno degli scopi di questa esperienza sarà quello di riportare l’Universitas ai suoi albori: “Tempo fa le università erano delle vere e proprie comunità, luoghi in cui la cultura nidificava sotto molteplici forme, in una trasmissione di saperi. Oggi, purtroppo. non è più così, la visione del mondo culturale è cambiata. Per la maggior parte dei ragazzi, studiare vuol dire solo raggiungere il tanto agognato pezzo di carta. In realtà, frequentare il mondo universitario è tutt’altro e, di sicuro, offre molto di più. Per questo occorre rivitalizzare il vecchio concetto di Universitas coinvolgendo i ragazzi”. In quest’ottica, durante la manifestazione vi sarà un workshop formativo indirizzato ai genitori, spesso combattuti fra legami personali e voglia di far emergere l’identità professionale dei figli. “Vi sarà la consulenza di Roberta Vacca, psicologa e counselor del Suor Orsola – anticipa il Preside – L’idea è quella di trasmettere alle famiglie le competenze necessarie per supportare al meglio chi frequenta l’Università”. Perché, se da un lato i docenti debbono avere nelle loro caratteristiche queste competenze, “dall’altro non è detto che chi sta a casa sappia come comportarsi di fronte alle difficoltà di chi studia. Imparare nuove discipline può risultare a volte complicato, per questo vorremmo fornire ai familiari delle matricole una sorta di linguaggio comprensibile, per offrire supporto laddove ce ne fosse bisogno. Dal canto nostro, abbiamo un tutoraggio costante che funziona benissimo. Una parola di conforto o la mano tesa da parte di un familiare, però, hanno di sicuro un impatto diverso”. Magari per contrastare la fase di scoraggiamento tipica dei primi esami. “I ragazzi devono comprendere che le prove di esame sono solo atti amministrativi che conducono alla laurea. Ciò su cui devono puntare, invece, è la formazione della propria persona e l’acquisizione di competenze scientifiche per il futuro lavorativo e non. Cercheremo di trasmettere questo messaggio, meno ansia per l’esito delle prove e più consapevolezza e comprensione su come evolve e si sviluppa la vita di uno studente universitario. Sarà interessante avere questo tipo di confronto con chi è dall’altra parte e partecipa ai giochi da esterno”. Perché, in fin dei conti, “parlare con le famiglie farà bene anche a noi docenti. Sentiremo dai protagonisti cosa c’è che non va per capire in che direzione stiamo andando. Valuteremo i punti di forza su cui fare leva. I genitori investono tempo e denaro per la formazione dei figli, sarà piacevole mostrare loro che fine fanno i frutti dei loro sacrifici”. L’iniziativa per ora è limitata agli studenti del primo anno, che si sono dimostrati “entusiasti”. Se ci saranno riscontri positivi, “nulla vieta che il progetto possa ampliarsi anche gli anni successivi. Ma è presto per parlarne, dopotutto siamo solo al primo atto di qualcosa completamente nuovo”.
Susy Lubrano
Susy Lubrano