Un grande piano di reclutamento alla Federico II

Aumenta il numero degli iscritti, si è ridotta la varianza dei dati sulla valutazione (a breve saranno resi noti i risultati completi dall’ANVUR), ciò significa che c’è stato un allineamento verso una qualità media delle Università, con un recupero anche del Sud: i segnali di ripresa a livello nazionale. Lo dice, dal suo osservatorio privilegiato, è Presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori Italiani), il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi. Confortanti anche gli interventi previsti in Finanziaria: “per la prima volta, dopo anni, c’è stato un impegno del Governo sul sistema universitario. Complessivamente è quasi di 500 milioni. E tocca tre direttive, che poi sono i tre punti che erano anche stati individuati, e richiesti, dalla Conferenza dei Rettori: la no tax area, che significa favorire l’accesso per le iscrizioni; le borse di studio per i bisognosi e meritevoli; un finanziamento di 50 milioni di euro per la ricerca diffusa di associati e ricercatori e un altro di 270 milioni di euro sui Dipartimenti di qualità (200, anche se si sta discutendo su questo numero) che avranno le migliori performance nella valutazione, premialità assegnata alle Università”. Manfredi sottolinea anche “una maggiore centralità dell’Università nelle politiche di sviluppo del Paese”. Dicembre, tempo di bilanci anche per la Federico II. – Quali ritiene siano i tre obiettivi significativi raggiunti dal suo Ateneo nel 2016? “Sicuramente l’avvio di un grande piano di reclutamento che abbiamo messo in campo. In questi giorni sono stati reclutati 100 ricercatori di tipo A e 34 di tipo B, quindi una prima grande iniezione di giovani all’interno dell’Università, obiettivo che verrà replicato anche l’anno prossimo. Erano anni che non si faceva un reclutamento così esteso. Un secondo risultato importante è la maggiore attrattività dell’Ateneo per quel riguarda la didattica: i numeri mostrano un aumento delle immatricolazioni, malgrado i tanti Corsi a numero programmato. Incremento che è frutto di un lavoro di posizionamento dell’Ateneo. Le tante iniziative che abbiamo realizzato sul territorio, anche eventi importanti come l’Academy dell’Apple, hanno inciso sulla percezione dei giovani. Terzo punto: il grandissimo interesse da parte di tantissime aziende per i nostri laureati. Tante multinazionali chiedono i nostri laureati, e questo è il migliore indicatore della qualità della nostra formazione e del talento dei nostri giovani”. – Qual è stato il momento che ricorda con più piacere e, magari, con un po’ di emozione? “Il momento più emozionante è stato proprio l’inaugurazione dell’Academy dell’Apple, dove c’è stata una chiara percezione del prestigio del nostro Ateneo in una dimensione globale”. – Il rimpianto per un risultato mancato proprio all’ultimo miglio… “Per raggiungere gli obiettivi occorre una fatica doppia rispetto a quella dei
nostri competitor, perché le condizioni a contorno sono faticose. Se avessimo delle condizioni più favorevoli, veramente potremmo far volare l’Ateneo”. – I tre progetti che spera di realizzare nel 2017. “Una grande ripartenza dell’Azienda Policlinico, dal punto di vista della ricerca e dell’assistenza, perché abbiamo l’attuazione del nuovo ed ambizioso atto aziendale. Questo è un punto estremamente importante nel quale investiremo energie e anche risorse. Poi la riorganizzazione amministrativa dell’Ateneo: dobbiamo avere una struttura con un livello di efficienza che risponda alle grandi sfide che stiamo affrontando, anche a livello di competitività con i grandi Atenei italiani. Un terzo grande progetto riguarda l’internazionalizzazione; penso che sia giunto il momento in cui la presenza della
Federico II all’estero debba essere più strutturata. Stiamo valutando varie opzioni, anche con altri grandi Atenei
italiani, per avviare una nuova strategia che porti anche fuori dall’Europa. Pensiamo alla Cina, all’America latina e ai Paesi Arabi. Entro il 2030, avremo 400 milioni di persone che chiederanno alta formazione, è necessario organizzarsi per ospitarli in Italia ed anche per fare formazione sul posto, così come si sono mossi il Politecnico
di Milano e le grandi Università americane. È chiaro che questo richiede investimenti, vanno identificate anche delle alleanze a livello nazionale per lavorare in questa direzione”. – Cosa augura alla comunità accademica: studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo? “Il mio è un augurio complessivo all’intero Paese affinché possa imboccare in maniera solida una ripartenza economica, che veda al centro l’Università, in un mondo basato sull’economia della conoscenza. Mi auguro che il Governo comprenda il valore strategico dell’Università”.
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