Un manuale interattivo per gli studenti del prof. Massimo Villone

È stato ufficialmente presentato all’accademia ‘Il tempo della Costituzione’, il nuovo lavoro del professor Massimo Villone, ordinario di Diritto Costituzionale a Giurisprudenza. Opera rivoluzionaria, rappresenta il primo esemplare in Facoltà di volume interattivo, consultabile sul web. Accanto al manuale tradizionale, in formato interattivo, più di mille documenti, fra video originali e cartacei istituzionali, connessi al testo tradizionale che mettono lo studente in contatto diretto con la storia della Repubblica, dalla caduta del fascismo fino ai giorni nostri. Con un metodo di ricerca immediato è possibile risalire da una semplice parola a tutti i riferimenti contenuti nel manuale, ma anche connessi alla rete. Una summa dunque di manuale, documenti e lezioni registrate del docente. “Un lavoro che annulla le distanze fra lo storico e il giurista positivo” lo ha definito il Preside De Giovanni; mentre il Rettore Trombetti ha fatto riferimento all’importanza comunicativa del manuale sottolineando come “oggi tutto ciò che non si comunica, non è”. Il manuale, che può anche essere stampato, è consultabile on-line all’indirizzo www.scriptaweb.eu. Per la prima volta sarà possibile istituire una vera e propria comunità scientifica in divenire dal momento che non solo gli studenti, ma qualsiasi ricercatore, potrà aggiungere contenuti integrativi e continui aggiornamenti sul diritto costituzionale. Un modo insomma per conoscere la storia delle istituzioni e per non perdere di vista le ragioni sociali e politiche che hanno determinato le scelte operate nel testo della Carta costituzionale. Non è stato un caso che la presentazione di questo manuale interattivo abbia avuto luogo proprio in occasione del convegno ospitato lo scorso 28 aprile dalla Facoltà di Giurisprudenza della Federico II su ‘La costituzione dal passato al futuro’. L’evento, infatti, è stato un’occasione per ripercorrere la storia della Repubblica e suggerire una chiave di lettura della Costituzione, quanto più fedele possibile allo spirito dell’Assemblea che ricevette l’incarico di redigerla dal primo suffragio universale e diretto della storia italiana. L’aula Pessina ha prestato la solennità della sua storia come palcoscenico per il convegno. Il Rettore Guido Trombetti e il Preside di Facoltà Lucio De Giovanni, dopo una breve introduzione, hanno subito lasciato la parola a Nicola Mancino, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e ai due costituzionalisti, onorevoli Giuliano Amato e Gianni Ferrara. I tre hanno sottolineato l’importanza di non dimenticare le origini di un sistema costituzionale per impedire che esso venga trasformato subdolamente ignorando le intenzioni di chi partecipò alla sua creazione. E in ciò il lavoro del prof. Villone potrebbe avere il merito di velocizzare la divulgazione delle informazioni e di accostare ad uno studio del testo la conoscenza della sua storia.
Un incontro sul quale è arrivata provocatoriamente l’ombra del referendum del prossimo 21 giugno. Al centro del dibattito aperto fra i due onorevoli, infatti, s’è conquistata uno spazio di preminenza la questione sollevata dal presidente Mancino: quella della legge elettorale, dei quesiti referendari che vogliono ulteriormente modificarla e della coerenza di queste scelte politiche, che portano al bipartitismo, con il testo della Carta costituzionale, la stessa che il prof. Villone si è sforzato di rappresentare senza omettere ogni utile riferimento storico. “La nostra Costituzione – spiega in un intervento appassionato Gianni Ferrara – richiede un sistema proporzionale in cui siano rappresentati tutti. Eppure questa regola è stata cambiata senza una modifica della Costituzione, ma attraverso interventi di legge che pian piano concentrano il potere nelle mani dei governi”. Il dibattito ha mantenuto un ritmo vivace e fra i toni amichevoli non sono mancate reciproche provocazioni e mea culpa da parte dei due costituzionalisti da anni sullo scenario della politica nazionale. “I tempi di oggi – ha detto Mancino – sono o di stabilità assoluta o di precarietà altrettanto assoluta”. E proprio questo continuo pendolo fra le due condizioni della politica italiana, secondo il vicepresidente del Csm, avrebbe prodotto un sistema elettorale che, per fugare ogni rischio di instabilità dei governi, ha deciso di privare il cittadino del suo diritto di scelta e di rappresentanza. “Prima con il meccanismo delle liste bloccate e poi col referendum che, in caso di esito positivo, consegnerebbe il premio di maggioranza alla lista che ha guadagnato più voti”. Per Giuliano Amato “ogni male è venuto dalla continua spinta verso il maggioritario”. “Quando la Costituzione ci ha chiesto di dividere i poteri, noi abbiamo assecondato un sistema che rende i parlamentari schiavi dei vertici di partito che li designano in lista e il Parlamento stesso servo del Governo”. Non sono mancate reciproche provocazioni fra i due costituzionalisti. Alludendo, ad esempio, all’inerzia rispetto all’inesorabile deriva antidemocratica. Ma in aula, alla fine, è emerso comunque un punto comune: una secca opposizione all’emarginazione delle minoranze politiche e alla spinta verso il bipartitismo sospettato di voler privare il Parlamento della sua sovranità rappresentativa. 
Roberto Galasso
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