Un nuovo aulario e laboratori

Tra cantieri virtuali e cantieri reali. Le impalcature e gli operai al lavoro sono solo una faccia del rinnovamento della Seconda Università. Gli adeguamenti strutturali in atto, infatti, si inseriscono in un progetto più complesso che investe anche programmi, didattica e rapporto tra università e territorio. A soffermarsi su questi aspetti, il prof. Alessandro Mandolini, Direttore del Dipartimento di Ingegneria civile, Design, Edilizia e Ambiente. Sui nuovi spazi che dovrebbero sorgere alla Real Casa dell’Annunziata di Aversa: “alcuni cantieri sono già avviati e riguardano spazi dipartimentali. Sui diciotto milioni di euro investiti, però, circa tredici andranno in direzione degli studenti”. L’idea, infatti, è quella di realizzare “un nuovo aulario” al quale potrebbero presto affiancarsi altri ambienti per studio e ricerca: “dalla Regione Campania abbiamo acquisito un finanziamento di 10 milioni di euro per nuovi laboratori. I lavori devono ancora iniziare. Questi spazi potrebbero essere un motore fortissimo per sviluppare nuove idee nell’università per poi portarle fuori. Inoltre, in itinere c’è anche l’ampliamento della biblioteca, che è molto bella, ben attrezzata e che vogliamo rendere sempre più fruibile agli studenti”. Difficile, al momento, stabilire dei tempi certi per la realizzazione di tutto questo: “i lavori, come sempre, impiegano più del previsto per le necessità che si evidenziano in corso d’opera. Abbiamo dei vincoli dalla Soprintendenza e ci sono state richieste di modifiche e variazioni normative in termini di sicurezza. I lavori, quindi, si sono rallentati. Farò di tutto affinché entro la fine dell’anno siano completi i lavori per il Dipartimento, entro la fine del 2016 ci sia il nuovo aulario e, in un paio d’anni, vengano realizzati i laboratori”. Le strutture da un lato, la didattica dell’altro. Anche sotto questo punto di vista qualcosa potrebbe presto cambiare: “siamo in un momento di profonda riflessione. A oggi abbiamo una certa offerta formativa che crediamo possa essere migliorata al fine di restituire alla società persone che siano in grado di contribuire fattivamente a un miglioramento del tutto”. Alcuni programmi potrebbero quindi essere rivisti, in nome di una maggiore integrazione tra università e territorio: “potremmo rimodulare sicuramente qualcosa, tagliando, in alcuni casi, i contenuti dei corsi probabilmente obsoleti o comunque non al passo coi tempi per le modalità con cui sono erogati. Questo sempre per dare una risposta al territorio e per restarvi integrati. Noi sappiamo qual è la nostra funzione sociale, sappiamo quanto costa perché le difficoltà del territorio le conosciamo tutti, ma questa è una sfida che noi, come SUN, abbiamo preso più di venti anni fa e proseguiamo lungo questa strada”.
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