Un centro di calcolo, una rete di sensori a terra ed in mare, un radar meteo. È questa, in estrema sintesi, l’ossatura del Centro Meteo dell’Università Parthenope, che è nato circa otto anni fa e che ha un sito – meteo.uniparthenope.it – con le previsioni relative alle precipitazioni atmosferiche, allo stato dei mari, ai venti ed alle temperature.
Fanno parte della struttura docenti e giovani ricercatori. Il capitano è il professor Giorgio Budillon, che dirige il Dipartimento di Scienze e Tecnologie ed è docente di Climatologia, Meteorologia ed Oceanografia sperimentale. La squadra è composta, tra gli altri, dai professori Giannetta Fusco, Raffaele Montella, Angelo Riccio e da dottorandi, borsisti e contrattisti, tra i quali Vincenzo Capozzi, Diana Di Luccio, Vincenzo Mazzarella, Yuri Cotroneo. Il 29 novembre incontrano Ateneapoli per raccontare come funziona il Centro Meteo e quali sono le sue caratteristiche. L’appuntamento cade alla vigilia di una nuova spedizione in Antartide, finalizzata a verificare l’evoluzione dell’ecosistema, a misurare i parametri fondamentali relativi alla temperatura marina, allo spessore dei ghiacci ed a svolgere altre attività di ricerca, alla quale l’Ateneo partecipa ormai da molti anni.
“Il nostro Centro Meteo – racconta Budillon – nacque tra il 2009 ed il 2010. C’era un progetto della Regione Campania di due o tre milioni di euro. In realtà, poi, ne hanno messi circa 400 mila. Il resto del finanziamento è arrivato dalla Parthenope ed attraverso progetti che abbiamo svolto o tuttora svolgiamo per chi ha interesse ad utilizzare le nostre previsioni. La stessa Regione, il Comune di Napoli ed altri. Per esempio, abbiamo lavorato con gli organizzatori dell’America’s Cup, per le due edizioni che si sono svolte nel golfo di Napoli. Gli organizzatori avevano bisogno di previsioni affidabili e dettagliate circa lo stato dei venti nel campo di regata e noi le abbiamo fornite loro”.
Il cervello del Centro è un calcolatore che riceve dati e segnali dalle strutture periferiche disseminate a terra ed a mare, li elabora sulla base di modelli e li trasforma, dopo l’indispensabile lavoro di interpretazione e di confronto che svolgono i ricercatori, in previsioni meteo. “Lo potremmo definire – esemplifica Budillon – un super computer nel quale girano i modelli matematici che sono stati installati dal gruppo dei matematici e degli informatici presenti nel nostro Ateneo. كيف تربح المال من الانترنت Modelli free, ad accesso libero, che sono stati però personalizzati per renderli particolarmente adatti alle previsioni relative all’area del Mediterraneo, della Campania e del golfo di Napoli. Questa è la parte modellistico-previsionale del Centro. la quale, naturalmente, non potrebbe sfornare alcuna previsione se non ci fosse la parte di misurazione, la rete dei sensori”. È composta, quest’ultima, da varie strumentazioni. “Abbiamo cinque stazioni meteo a terra per misurare pioggia e vento. Un robot meteo che è uno strumento unico in Campania, perchè permette di avere entro cento chilometri la situazione delle piogge in tempo reale e con una scansione di dieci minuti”. Il radar è montato a Castel Sant’Elmo, ma nell’ultimo anno non ha funzionato, in attesa che fossero eseguiti alcuni interventi essenziali al ripristino della sua attività. “Finalmente il lavoro è completato – annuncia ora Budillon – e lo riaccenderemo nei primi giorni di dicembre”. Tra i sensori dislocati dalla Parthenope per raccogliere dati ci sono anche due mareografi, uno davanti alla costa di Castellammare di Stabia e l’altro nelle acque di Ischia. Sono strumenti che registrano le variazioni del livello del mare e ne stabiliscono il valore medio in un certo luogo e in un determinato periodo.
Non è più disponibile, invece, la maxi boa gialla che qualche anno fa era stata sistemata qualche centinaio di metri al largo del parco marino della Gaiola, di fronte alla costa di Posillipo, con l’aiuto della Marina Militare – che per il trasporto dell’apparecchiatura mise a disposizione il cacciamine Milazzo – e del Comune di Napoli. Ancorata ad una base in cemento sistemata a 27 metri di profondità in prossimità della secca della cavallara, l’apparecchiatura aveva sensori e strumenti idonei a prevedere con un preavviso di cinque giorni le mareggiate. Collegata ad una centrale operativa al Castel dell’Ovo, avrebbe dovuto consentire di lanciare l’allarme in tempo utile a scongiurare danni sulla terraferma, per esempio alle strutture balneari, o ad avvisare i pendolari del mare circa il rischio dello stop ad aliscafi e traghetti. Era stata acquistata dal Comune di Napoli, che aveva speso circa 80. قواعد لعبة البولينج 000 euro, da una impresa scandinava specializzata in questo tipo di apparecchiature. “Purtroppo – racconta ora il prof. Budillon – la boa è stata praticamente decapitata. Evidentemente qualche mezzo è andato a sbatterci contro. Vedremo se sarà possibile, in futuro, sostituirla”.
Archiviata la vicenda della boa della Gaiola, il docente ritorna ai sensori della Parthenope che rendono possibili le previsioni meteo. “Ci sta anche un radar costiero che copre tutto il golfo e, grazie ad una serie di antenne sistemate lungo il perimetro costiero, misura le correnti superficiali”.
Questi, dunque, gli strumenti. Gli obiettivi ai quali tendono le misurazioni sono molteplici: informativi nei confronti della popolazione o di soggetti pubblici o privati che si rivolgano alla Parthenope – ci sono, per esempio, alcuni circoli nautici che gratuitamente utilizzano i dati raccolti dall’Ateneo; didattici, per gli studenti che frequentano i corsi di Climatologia; di ricerca. “Una delle sfide che ci attendono – sottolineano alla Parthenope – è di rendere il sito più divulgativo. Oggi può risultare di difficile consultazione per chi non sia un esperto della materia”.
Se ci riusciranno, certamente moltiplicheranno il numero dei visitatori perché – un fatto è certo – oggi il meteo è uno dei temi di discussione più in voga. Subito dopo il calcio, probabilmente, e prima della politica. Da qualche anno è diventata una mania. Si consultano febbrilmente siti più o meno attendibili, si scaricano le applicazioni sugli smartphone per essere aggiornati in tempo reale sulla temperatura, sulla umidità, sulle probabilità di precipitazioni. Dilaga la passione e coinvolge un numero di persone che va ben al di là della cerchia di coloro i quali – marinai, piloti di aereo od altre categorie – hanno davvero la necessità di conoscere le previsioni del meteo secondo per secondo.
Fanno parte della struttura docenti e giovani ricercatori. Il capitano è il professor Giorgio Budillon, che dirige il Dipartimento di Scienze e Tecnologie ed è docente di Climatologia, Meteorologia ed Oceanografia sperimentale. La squadra è composta, tra gli altri, dai professori Giannetta Fusco, Raffaele Montella, Angelo Riccio e da dottorandi, borsisti e contrattisti, tra i quali Vincenzo Capozzi, Diana Di Luccio, Vincenzo Mazzarella, Yuri Cotroneo. Il 29 novembre incontrano Ateneapoli per raccontare come funziona il Centro Meteo e quali sono le sue caratteristiche. L’appuntamento cade alla vigilia di una nuova spedizione in Antartide, finalizzata a verificare l’evoluzione dell’ecosistema, a misurare i parametri fondamentali relativi alla temperatura marina, allo spessore dei ghiacci ed a svolgere altre attività di ricerca, alla quale l’Ateneo partecipa ormai da molti anni.
“Il nostro Centro Meteo – racconta Budillon – nacque tra il 2009 ed il 2010. C’era un progetto della Regione Campania di due o tre milioni di euro. In realtà, poi, ne hanno messi circa 400 mila. Il resto del finanziamento è arrivato dalla Parthenope ed attraverso progetti che abbiamo svolto o tuttora svolgiamo per chi ha interesse ad utilizzare le nostre previsioni. La stessa Regione, il Comune di Napoli ed altri. Per esempio, abbiamo lavorato con gli organizzatori dell’America’s Cup, per le due edizioni che si sono svolte nel golfo di Napoli. Gli organizzatori avevano bisogno di previsioni affidabili e dettagliate circa lo stato dei venti nel campo di regata e noi le abbiamo fornite loro”.
Il cervello del Centro è un calcolatore che riceve dati e segnali dalle strutture periferiche disseminate a terra ed a mare, li elabora sulla base di modelli e li trasforma, dopo l’indispensabile lavoro di interpretazione e di confronto che svolgono i ricercatori, in previsioni meteo. “Lo potremmo definire – esemplifica Budillon – un super computer nel quale girano i modelli matematici che sono stati installati dal gruppo dei matematici e degli informatici presenti nel nostro Ateneo. كيف تربح المال من الانترنت Modelli free, ad accesso libero, che sono stati però personalizzati per renderli particolarmente adatti alle previsioni relative all’area del Mediterraneo, della Campania e del golfo di Napoli. Questa è la parte modellistico-previsionale del Centro. la quale, naturalmente, non potrebbe sfornare alcuna previsione se non ci fosse la parte di misurazione, la rete dei sensori”. È composta, quest’ultima, da varie strumentazioni. “Abbiamo cinque stazioni meteo a terra per misurare pioggia e vento. Un robot meteo che è uno strumento unico in Campania, perchè permette di avere entro cento chilometri la situazione delle piogge in tempo reale e con una scansione di dieci minuti”. Il radar è montato a Castel Sant’Elmo, ma nell’ultimo anno non ha funzionato, in attesa che fossero eseguiti alcuni interventi essenziali al ripristino della sua attività. “Finalmente il lavoro è completato – annuncia ora Budillon – e lo riaccenderemo nei primi giorni di dicembre”. Tra i sensori dislocati dalla Parthenope per raccogliere dati ci sono anche due mareografi, uno davanti alla costa di Castellammare di Stabia e l’altro nelle acque di Ischia. Sono strumenti che registrano le variazioni del livello del mare e ne stabiliscono il valore medio in un certo luogo e in un determinato periodo.
Non è più disponibile, invece, la maxi boa gialla che qualche anno fa era stata sistemata qualche centinaio di metri al largo del parco marino della Gaiola, di fronte alla costa di Posillipo, con l’aiuto della Marina Militare – che per il trasporto dell’apparecchiatura mise a disposizione il cacciamine Milazzo – e del Comune di Napoli. Ancorata ad una base in cemento sistemata a 27 metri di profondità in prossimità della secca della cavallara, l’apparecchiatura aveva sensori e strumenti idonei a prevedere con un preavviso di cinque giorni le mareggiate. Collegata ad una centrale operativa al Castel dell’Ovo, avrebbe dovuto consentire di lanciare l’allarme in tempo utile a scongiurare danni sulla terraferma, per esempio alle strutture balneari, o ad avvisare i pendolari del mare circa il rischio dello stop ad aliscafi e traghetti. Era stata acquistata dal Comune di Napoli, che aveva speso circa 80. قواعد لعبة البولينج 000 euro, da una impresa scandinava specializzata in questo tipo di apparecchiature. “Purtroppo – racconta ora il prof. Budillon – la boa è stata praticamente decapitata. Evidentemente qualche mezzo è andato a sbatterci contro. Vedremo se sarà possibile, in futuro, sostituirla”.
Archiviata la vicenda della boa della Gaiola, il docente ritorna ai sensori della Parthenope che rendono possibili le previsioni meteo. “Ci sta anche un radar costiero che copre tutto il golfo e, grazie ad una serie di antenne sistemate lungo il perimetro costiero, misura le correnti superficiali”.
Questi, dunque, gli strumenti. Gli obiettivi ai quali tendono le misurazioni sono molteplici: informativi nei confronti della popolazione o di soggetti pubblici o privati che si rivolgano alla Parthenope – ci sono, per esempio, alcuni circoli nautici che gratuitamente utilizzano i dati raccolti dall’Ateneo; didattici, per gli studenti che frequentano i corsi di Climatologia; di ricerca. “Una delle sfide che ci attendono – sottolineano alla Parthenope – è di rendere il sito più divulgativo. Oggi può risultare di difficile consultazione per chi non sia un esperto della materia”.
Se ci riusciranno, certamente moltiplicheranno il numero dei visitatori perché – un fatto è certo – oggi il meteo è uno dei temi di discussione più in voga. Subito dopo il calcio, probabilmente, e prima della politica. Da qualche anno è diventata una mania. Si consultano febbrilmente siti più o meno attendibili, si scaricano le applicazioni sugli smartphone per essere aggiornati in tempo reale sulla temperatura, sulla umidità, sulle probabilità di precipitazioni. Dilaga la passione e coinvolge un numero di persone che va ben al di là della cerchia di coloro i quali – marinai, piloti di aereo od altre categorie – hanno davvero la necessità di conoscere le previsioni del meteo secondo per secondo.
Prevedere il meteo
a più di una
settimana “è come
tirare un dado”
a più di una
settimana “è come
tirare un dado”
Inevitabile, in questa situazione, interrogare Budillon e la sua squadra circa l’attendibilità di previsioni che, talvolta, si spingono fino ad un mese di distanza od offrono un quadro che fa riferimento ad una intera stagione. “Noi qui alla Parthenope – risponde il docente – ci manteniamo entro il limite delle 48 o delle 72 ore. La verità è che, a distanza di più di una settimana, prevedere il meteo è come tirare un dado. Questo è tanto più vero se si considera che noi utilizziamo modelli ad alta risoluzione, fino a 250 metri di definizione per il vento. Su una scala temporale di più settimane o, addirittura, di mesi, diventa veramente azzardato formulare previsioni attendibili. Si possono grossolanamente delineare tendenze, ma le previsioni meteo sono una cosa diversa”.
Conviene diffidare, dunque, dei guru del meteo, quelli che a dicembre annunciano, con sicurezza e convinzione, che la prossima estate sarà caldissima oppure che, ad agosto, vaticinano sulle temperature e sulle precipitazioni del successivo Natale.
Se le previsioni oltre i sette giorni restano avvolte dall’incertezza, non sussistono invece dubbi, sottolinea Budillon, riguardo alla tendenza che si riscontra verso un progressivo innalzamento delle temperature in tutto il pianeta. Dice: “Ci sono dati evidenti, per esempio relativi allo scioglimento dei ghiacci al Polo Nord, nell’Artico, che testimoniano l’innalzamento medio delle temperature a livello globale. È una tendenza, ed il fatto che, accidentalmente, possa esserci un inverno molto freddo o una estate insolitamente fresca non mette in discussione il dato. Quanto, poi, questo innalzamento medio delle temperature possa dipendere da fattori antropici, in primis dall’inquinamento provocato dai gas serra, è ancora oggetto di dibattito. O, meglio: che l’uomo abbia giocato, e tuttora giochi, un ruolo è fuori discussione. Fino a che punto questo ruolo influenzi il clima è materia di dibattito. Certo è che le tesi negazioniste, quelle di coloro i quali negano il fenomeno del surriscaldamento climatico, sono insostenibili, alla luce dell’evidenza dei dati dei quali oggi è in possesso la comunità scientifica”.
L’ultima battuta con il gruppo di meteorologi è un appello, tra l’ironico ed il serio, che il professore Budillon ed i suoi rivolgono a chiunque si occupi di meteo, o per professione o per curiosità. “Vi prego – dice la squadra della Parthenope – abolite dal lessico l’orribile definizione di bomba d’acqua. Oggi va per la maggiore, è una moda. العاب في الهاتف Un tempo si diceva nubifragio e tutti capivano lo stesso di quale fenomeno si stesse parlando”.
Fabrizio Geremicca
Conviene diffidare, dunque, dei guru del meteo, quelli che a dicembre annunciano, con sicurezza e convinzione, che la prossima estate sarà caldissima oppure che, ad agosto, vaticinano sulle temperature e sulle precipitazioni del successivo Natale.
Se le previsioni oltre i sette giorni restano avvolte dall’incertezza, non sussistono invece dubbi, sottolinea Budillon, riguardo alla tendenza che si riscontra verso un progressivo innalzamento delle temperature in tutto il pianeta. Dice: “Ci sono dati evidenti, per esempio relativi allo scioglimento dei ghiacci al Polo Nord, nell’Artico, che testimoniano l’innalzamento medio delle temperature a livello globale. È una tendenza, ed il fatto che, accidentalmente, possa esserci un inverno molto freddo o una estate insolitamente fresca non mette in discussione il dato. Quanto, poi, questo innalzamento medio delle temperature possa dipendere da fattori antropici, in primis dall’inquinamento provocato dai gas serra, è ancora oggetto di dibattito. O, meglio: che l’uomo abbia giocato, e tuttora giochi, un ruolo è fuori discussione. Fino a che punto questo ruolo influenzi il clima è materia di dibattito. Certo è che le tesi negazioniste, quelle di coloro i quali negano il fenomeno del surriscaldamento climatico, sono insostenibili, alla luce dell’evidenza dei dati dei quali oggi è in possesso la comunità scientifica”.
L’ultima battuta con il gruppo di meteorologi è un appello, tra l’ironico ed il serio, che il professore Budillon ed i suoi rivolgono a chiunque si occupi di meteo, o per professione o per curiosità. “Vi prego – dice la squadra della Parthenope – abolite dal lessico l’orribile definizione di bomba d’acqua. Oggi va per la maggiore, è una moda. العاب في الهاتف Un tempo si diceva nubifragio e tutti capivano lo stesso di quale fenomeno si stesse parlando”.
Fabrizio Geremicca