Un bagaglio pieno di esperienze culturali e personali. E’ stato breve – dal 24 al 30 novembre – ma intenso il viaggio – organizzato dal professore di Informatica del Diritto Emilio Tucci – dei dodici studenti della Facoltà di Giurisprudenza a Durban, in Sudafrica, in occasione del Convegno Internazionale dal titolo “Global Free Access to Low and Developing Cuntries: Impact, Challenged and Network” organizzato dal SAFLII (South Africa Legal Information Institute) e dalla Corte Costituzionale Sudafricana.
“Un’esperienza meravigliosa, sia dal punto di vista professionale che umano”, dichiarano in coro i ragazzi, tutti prossimi al completamento degli studi in Giurisprudenza. “La conferenza è stata molto interessante; il prof. Tucci ha presentato una relazione sulle problematiche esistenti nell’Informatica Giuridica a livello internazionale e sulla necessità di applicare sanzioni efficaci nei confronti di reati informatici”, spiega Ludovica Di Meo. Il fatto che Tucci fosse uno dei relatori è stato motivo più che valido per spingere Massimo Natale alla partenza: “E’ il secondo anno che partecipo ad un convegno internazionale – lo scorso sono stato a Firenze – ma quest’anno sono stato particolarmente attratto sia dalla tematica affrontata che dal fatto che il professore avrebbe relazionato: appena l’ho saputo mi sono precipitato a presentare la domanda di partecipazione”. L’intervento del prof. Tucci ha ottenuto tali consensi da vincere il premio per il “Relatore più Giovane” e la “Miglior Relazione”.
Ciò che, però, rimarrà particolarmente impresso nel cuore e nella mente dei ragazzi è stato “il confronto con una realtà completamente diversa dalla nostra”, come afferma Chiara Esposito. Per Giancarlo Messore “è stato sorprendente scoprire come la diversità sociale, culturale, religiosa sia gestita in maniera civile ed armoniosa dal popolo africano mostrando un livello di progresso che contrasta con l’idea che noi europei abbiamo di questo Paese”. Ludovica, invece, si è lasciata affascinare dall’aspetto più strettamente turistico del viaggio: “Abbiamo visitato la casa di Gandhi, dove ha vissuto per ventuno anni, una Moschea, un grandissimo acquario ed il tempio di Hari Krishna”. Più toccante il ricordo per Iolanda Pagliuca: “Abbiamo guardato in faccia la povertà, visto case di amianto in cui vivono intere famiglie. Consiglierei a tutti, almeno una volta nella vita, di andare in Africa, è un’esperienza che ci rende più sensibili”.
Al Convegno non era prevista la partecipazione di studenti ed i ragazzi sanno di essere stati molto fortunati ad assistere ad un incontro di portata internazionale. “Poterci confrontare con importanti professionisti del Diritto è stata una grande occasione”, dice Ludovica. D’accordo con lei è Iolanda che ha visto nell’esperienza una “opportunità di rendere dinamico ciò che all’Università viene trasmesso in maniera piuttosto statica (lo studio)”. Così come Stella Frecentese che, nonostante un incidente di percorso nel senso letterale della parola – “il primo giorno sono stata investita da un’auto sbucata dal nulla e sto ancora affrontando i postumi dell’incidente” -, ritiene che “un’esperienza del genere aiuta a capire quanto sia importante che la formazione universitaria non si fermi nelle aule”.
C’è a chi quest’esperienza ha aperto gli occhi su un’ulteriore possibilità di carriera – “è luogo comune, tra i futuri giuristi, credere che le strade percorribili siano solo due, il Civile e il Penale, mentre questo viaggio mi ha aperto gli occhi su una nuova possibilità, quella dell’Internazionalizzazione”, confessa Giancarlo – e a chi, come Rosanna Zarrillo e Valentina Sgueglia, ha confermato aspirazioni: “dopo Durban sono ancor più motivata ad intraprendere la strada dell’Internazionalizzazione, magari in un’azienda no profit”, si augura Valentina.
Barbara Leone
“Un’esperienza meravigliosa, sia dal punto di vista professionale che umano”, dichiarano in coro i ragazzi, tutti prossimi al completamento degli studi in Giurisprudenza. “La conferenza è stata molto interessante; il prof. Tucci ha presentato una relazione sulle problematiche esistenti nell’Informatica Giuridica a livello internazionale e sulla necessità di applicare sanzioni efficaci nei confronti di reati informatici”, spiega Ludovica Di Meo. Il fatto che Tucci fosse uno dei relatori è stato motivo più che valido per spingere Massimo Natale alla partenza: “E’ il secondo anno che partecipo ad un convegno internazionale – lo scorso sono stato a Firenze – ma quest’anno sono stato particolarmente attratto sia dalla tematica affrontata che dal fatto che il professore avrebbe relazionato: appena l’ho saputo mi sono precipitato a presentare la domanda di partecipazione”. L’intervento del prof. Tucci ha ottenuto tali consensi da vincere il premio per il “Relatore più Giovane” e la “Miglior Relazione”.
Ciò che, però, rimarrà particolarmente impresso nel cuore e nella mente dei ragazzi è stato “il confronto con una realtà completamente diversa dalla nostra”, come afferma Chiara Esposito. Per Giancarlo Messore “è stato sorprendente scoprire come la diversità sociale, culturale, religiosa sia gestita in maniera civile ed armoniosa dal popolo africano mostrando un livello di progresso che contrasta con l’idea che noi europei abbiamo di questo Paese”. Ludovica, invece, si è lasciata affascinare dall’aspetto più strettamente turistico del viaggio: “Abbiamo visitato la casa di Gandhi, dove ha vissuto per ventuno anni, una Moschea, un grandissimo acquario ed il tempio di Hari Krishna”. Più toccante il ricordo per Iolanda Pagliuca: “Abbiamo guardato in faccia la povertà, visto case di amianto in cui vivono intere famiglie. Consiglierei a tutti, almeno una volta nella vita, di andare in Africa, è un’esperienza che ci rende più sensibili”.
Al Convegno non era prevista la partecipazione di studenti ed i ragazzi sanno di essere stati molto fortunati ad assistere ad un incontro di portata internazionale. “Poterci confrontare con importanti professionisti del Diritto è stata una grande occasione”, dice Ludovica. D’accordo con lei è Iolanda che ha visto nell’esperienza una “opportunità di rendere dinamico ciò che all’Università viene trasmesso in maniera piuttosto statica (lo studio)”. Così come Stella Frecentese che, nonostante un incidente di percorso nel senso letterale della parola – “il primo giorno sono stata investita da un’auto sbucata dal nulla e sto ancora affrontando i postumi dell’incidente” -, ritiene che “un’esperienza del genere aiuta a capire quanto sia importante che la formazione universitaria non si fermi nelle aule”.
C’è a chi quest’esperienza ha aperto gli occhi su un’ulteriore possibilità di carriera – “è luogo comune, tra i futuri giuristi, credere che le strade percorribili siano solo due, il Civile e il Penale, mentre questo viaggio mi ha aperto gli occhi su una nuova possibilità, quella dell’Internazionalizzazione”, confessa Giancarlo – e a chi, come Rosanna Zarrillo e Valentina Sgueglia, ha confermato aspirazioni: “dopo Durban sono ancor più motivata ad intraprendere la strada dell’Internazionalizzazione, magari in un’azienda no profit”, si augura Valentina.
Barbara Leone