Una famiglia in un bar, la Caffetteria San Marcellino

Se manca la terra da sotto i piedi o se il mondo ruota per il verso giusto, non importa, i Geologi della Federico II sanno dove andare. A condividere gioie e dolori dei giovani studenti – e non solo – c’è la Caffetteria San Marcellino, definita, sulla pagina Facebook del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, bar ufficiale del Distar. Basta varcare la soglia del locale di vico San Marcellino 4 per capirne l’ambiente. Sorrisi, battute, chiacchiere e, adesso, anche proposte culinarie di ogni specie. A pochi metri dalla caffetteria, infatti, è stata aperta da pochi mesi pure la tavola calda “MoMangi”. Dai cornetti alla frutta, passando per gnocchi, lasagna, polpette al sugo e contorni. Menù fisso? Roba del giorno prima? Nemmeno per sogno. A spiegarlo è Vittorio Fortunato, uno dei proprietari: “abbiamo un menù giornaliero. È come quando torni a casa e dici: ‘mamma, che si mangia oggi?’. E io rispondo: ‘che te vuò mangià?’. I ragazzi chiedono e noi facciamo”. A fine pasto, come da buone abitudini partenopee, non può mancare il caffè. Si chiede una bevanda e ci si ritrova davanti un’opera d’arte. Sulla schiuma compaiono nomi, soprannomi, disegni del Vesuvio e tanti altri dettagli a misura di cliente. Un “meraviglioso coffee art”, come lo ha definito Imma Izzo attraverso la pagina Fb del Distar. Come mai tanta fantasia? Su questo, Vittorio: “perché i particolari fanno la differenza e a me piace dare, oltre al caffè e al cappuccino, i dettagli. Vicino al caffè io offro il sorriso, la possibilità di far gustare qualcosa dando la sensazione che non sia sempre la stessa cosa, e momenti in cui poter stare bene”. Momenti come la festa di laurea. Come ci si organizza? “Lo studente viene la mattina, mi dice quello che vuole e io glielo preparo. La differenza rispetto alle altre feste è che qui anche io faccio parte dei festeggiamenti”. Con qualche simpatico aneddoto: “una volta vennero dei ragazzi dietro al banco e feci aprire a loro le bottiglie di spumante. I tappi, però,non scoppiarono, ma caddero ai loro piedi. Una festa di laurea si trasformò in un episodio divertente, con tanto di foto”. Quello con gli studenti è un legame particolare: “mi rapporto a loro come se fossi anche io un cliente. Sono un loro amico che sta dall’altra parte del banco”. In questa avventura, Vittorio non è da solo. Al suo fianco c’è un socio, Eduardo. Il cognome? Lo svela il professor Pietro Mancini, docente della scuola Elena di Savoia e habitué della caffetteria: “è Amato di nome e di fatto, perché si fa voler bene. Lui è come un genio. È necessitato a fare quello che fa. A volte con i ragazzi di scuola abbiamo utilizzato questo spazio quasi come un ufficio”. Uno spazio rimasto chiuso per un paio di mesi, come spiega Eduardo: “oggi – 5 febbraio – c’è la riapertura. Per un po’ di tempo abbiamo chiuso la caffetteria per lanciare il locale ad angolo, MoMangi, dove si fa sia servizio bar sia quello di tavola calda. Il bar, però, è quello che ha dato il via a questo discorso. Qui sono stati vissuti bei momenti con gli studenti e con i professori. Abbiamo festeggiato la vittoria dei mondiali del 2006, il ritorno del Napoli in serie A e l’intera escalation della squadra azzurra. Tutti questi eventi calcistici sono testimoniati da articoli di giornale che abbiamo custodito con enorme effetto e con tutta la passione che abbiamo e che mettiamo nel nostro lavoro, anche se questo per noi non è un vero e proprio impegno, è la nostra vita e cerchiamo di viverla insieme agli altri nel migliore dei modi”. 
 
Il Napoli nel cuore
 
Il Napoli nel cuore e nella scaramanzia dei ragazzi. L’episodio, a tal proposito, si chiama Matilde: “tempo fa, qui al bar, portai un manichino a forma di donna, che chiamai Matilde e che indossava una maglia di Quagliarella – ex giocatore azzurro – I ragazzi, prima dell’esame, dovevano toccarle il petto per avere fortuna”. Agli studenti è concesso tutto, insomma, “perché loro sono di casa. Il bar è loro, mica mio!”. Ed è per questo che: “qui si cerca un po’ di conforto quando l’esame va male. Abbiamo sempre tralasciato il lavoro per i momenti importanti, compresi quelli difficili. Da noi, però, si viene soprattutto per festeggiare”. E guai a scordarsi degli amici. Lo sa bene Cecilia Correggia, ex studentessa di Geologia: “dopo la mia laurea, ho dimenticato di portare i confetti. Eduardo me lo rinfaccia sempre. Appena posso, gliene porterò una scatola intera”. Diversa la storia della dottoranda Tina Rispoli: “mi hanno organizzato loro la festa di laurea, aspettandomi per lo spumante. Ormai siamo una famiglia. Si sono presi tutti gli scleri pre e post esame”. Il giorno della laurea è solo il punto di arrivo di un rapporto che si costruisce nel tempo. Lo spiega Giovanni Varriale, al suo quinto anno di Geologia: “sai che in un punto particolare della giornata devi passarci obbligatoriamente, sia perché il caffè è buono, sia perché le persone che ci sono dentro sono di una grande umanità. C’è un rapporto veramente diretto con Vittorio ed Eduardo. Con loro si può parlare di qualsiasi cosa, dalla musica a come è il tempo fuori, ma soprattutto si può discutere del Napoli”. Chiara Gargiulo, invece, ricorda in particolare “le bevute alle sei del pomeriggio durante gli ultimi esami” e “il caffè con la cremina. Non lo so come è fatta, però è buonissima”. Proprio sul caffè, Luca Loschiavo precisa: “Vittorio fa un sacco di creazioni con il caffè. Ha disegnato il Vesuvio e scrive i nostri nomi. Il caffè artistico è in funzione della persona con cui si interfaccia. Però quello che conta veramente è il rapporto di amicizia che c’è con entrambi i proprietari. Ti mettono a tuo agio, il caffè viene dopo”. Attenzioni solo per i geologi? Niente affatto. Lo sa bene Vincenzo Brancato, all’ultimo anno di Giurisprudenza. A vico San Marcellino, lui è “il Sindaco”: “mi ha colpito molto la simpatia di Eduardo e Vittorio. Con loro c’è un rapporto che va avanti da circa dieci anni. Fino a poco tempo fa, in zona, c’era la sede di Sinistra, Ecologia e Libertà, di cui io ero membro. Mi chiamano il Sindaco proprio per l’accostamento a SEL”. I proprietari in una sola parola? “Ammuinatori. Ci sta casino dalle otto di mattina fino al tardo pomeriggio. Quando chiude il bar, sembra che stia chiudendo l’intera zona. Finisce la vita”. Il tempo di una serata. Dalla mattina dopo, i geologi – e non solo – sapranno dove andare per gustare un caffè a regola d’arte.
Ciro Baldini
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