Una mamma in carriera

“Ogni anno, nel mese di settembre, entravo nel portale dell’Università e fantasticavo: io laureata? Non credevo fosse possibile. Una casa, un lavoro, due figli: come fare? Abbandonavo le fantasie e tornavo alla realtà, ma continuavo a pensarci. Ricordo ancora il giorno in cui stampai i Mav, c’era una forza sconosciuta in me; mi ritrovai in banca a pagarli. Era fatta: ero di nuovo una studentessa! Iniziarono i corsi. Io, una mamma, vent’anni più grande dei miei colleghi, eppure mi sentivo come loro varcando il cortile”, queste le parole di Sabrina Di Benedetto, donna di 42 anni che ha deciso di riprendere gli studi e laurearsi ad aprile, partendo con il massimo dei voti, in Management delle Imprese Turistiche con il prof. Luigi D’Onofrio. “I primi giorni temevo che si notasse la differenza d’età, di non riuscire quindi ad integrarmi, ma di lì a poco ho stretto amicizia con tutti e non mi sono mai sentita fuori posto. Per molti ero un esempio, per altri la zia o la mammina che dispensava consigli. I ragazzi sono stati la mia forza; il modo in cui mi hanno accettato mi ha
dato la conferma di una scelta giusta”. La tesi di Sabrina parla del ruolo del turismo dallo Stato alle Regioni: “ha ad oggetto la Riforma del Titolo V e i bisogni del turista. Cosa vuol dire accoglierlo, fargli da guida. Ci sono luoghi sconosciuti a chi viaggia, che spesso si trova ad entrare nel primo locale che gli capita a tiro, scegliendo senza consiglio. In Trentino, invece, c’è un sito della Regione che ti permette di prenotare albergo ed escursioni e ti guida alla scelta dei posti da visitare. Questo è una garanzia in più per il turista. Io proporrei anche un’app che permetta di monitorare la fila nei musei o di prenotare il ristorante”. Racconta un po’ della sua vita che l’ha portata a reinventarsi: “mi sono sposata a vent’anni, finita la Ragioneria, e ho sempre pensato che la vita non va vissuta a tappe prestabilite, per cui ci si può sposare e ritornare giovani. Dieci anni fa è finito il mio matrimonio. Ho iniziato a lavorare in un’agenzia di spettacoli e moda, da autodidatta ho imparato ad arredare case, allestendo mostre di beneficenza con mobili d’antiquariato. Mi sentivo però un’eterna insoddisfatta. Mi sono occupata di gestione del personale in un’altra azienda e al Carrefour di logistica. Dopo aver ricoperto un ruolo amministrativo in un’ennesima azienda importante, i soci hanno litigato e deciso di chiudere. Mi sono ritrovata senza lavoro e ho iniziato a fare la promoter occasionalmente, il che non era sufficiente a mantenere due figli. Quando ho lavorato nelle tabaccherie, proponendo alle persone di cambiare marca di sigarette, sono sprofondata in depressione”. Quello è stato il momento di prendere una decisione: “ho stretto la cinghia e sostenuto il primo esame con il mio relatore, un docente che svolge il suo ruolo con passione, sempre pronto ad aiutare allievi in difficoltà. Non volevo presentarmi all’appello di Matematica, perché temevo di non farcela, ma il prof. D’Onofrio mi ha detto che ero una delle migliori del corso e che se non mi fossi presentata l’aula sarebbe stata vuota. Mi ha dato la forza di sostenere l’esame, soprattutto per non deluderlo. Da quel giorno ho tirato fuori il meglio di me”. Ci
sono stati dei giorni di sconforto, superati brillantemente: “i miei figli, di 15 e 21 anni, hanno avuto per tre anni una mamma a metà. Con loro sono stata poco presente, specialmente nella fase pre-esame. In alcuni momenti mi davano della folle perché seguivo i corsi, pulivo casa, cucinavo per il giorno dopo e la notte studiavo. Volevo che vedessero in me una donna, oltre che una mamma, che lotta per il suo obiettivo. Volevo che capissero che per raggiungere una posizione bisogna lottare. Ascoltandoli parlare con gli amici raccontavano infatti con orgoglio ‘mia mamma è quasi dottoressa!’”. Sabrina dà un consiglio a tutti, giovani e meno giovani: “non mollate mai. Quando mi sono trovata a fare un bilancio della mia vita, mi sono rialzata. Ho messo su carta tutto quello a cui ho dovuto rinunciare quando mi sono sposata. Ho cancellato vent’anni in una sorta di Sliding Doors, mantenendo solo i miei due gioielli. Vorrei che tutti capissero che lo studio non equivale a un pezzo di carta, ma a un percorso di crescita, un mettersi in gioco, una fonte da cui attingere autostima per poter dire ‘ce l’ho fatta’. E io oggi lo posso dire con orgoglio".
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