Unioni omosessuali, intenso dibattito in Facoltà

Grande partecipazione al seminario “Amore che vieni, amore che vai…Unioni omosessuali e giurisprudenza costituzionale”, incentrato su un tema che si affaccia al mondo giuridico con prepotenza. “Questa iniziativa – commenta il Preside Lucio De Giovanni – ci piace moltissimo perché la nostra Facoltà riesce a collegarsi col mondo esterno in una veste sempre attuale. Il mondo omosessuale reclama una regolamentazione e la nostra università non poteva non affrontare la questione sul piano pratico. La partecipazione di massa degli studenti testimonia che il tema è più che mai sentito e abbisogna di specificazioni”. Promotore dell’incontro del 25 maggio il prof. Salvatore Prisco, il quale già nell’ambito delle sue lezioni aveva sollevato il problema. “In Spagna i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono stati parificati a quelli tradizionali senza togliere dignità ad un istituto così antico. In Francia i Pacs hanno donato una maggiore flessibilità all’argomento. In Italia si è provato con i Dico e i DiDoRe a legalizzare forme di convivenza omosessuale, ma anche questa strada è stata sbarrata – spiega il docente – La difficoltà di trovare un compromesso parlamentare deve indurre noi cittadini a chiedere di più. E’ dalla scuola e dal lavoro che deve partire il senso di rispetto che si deve a queste famiglie fuori dai nostri cliché abituali”. Unioni gay che non reclamano patti, ma una vera e propria regolamentazione matrimoniale. “Nella nostra società – commenta il prof. Fernando Bocchini – è in regresso l’istituto del matrimonio, mentre, al contrario, sono sempre di più le convivenze. Nel mondo gay, invece, è issata la bandiera del matrimonio, viviamo in uno strabismo sociale dove le situazioni sono ribaltate. Per non parlare poi della filiazione, esigenza di tutela primaria per il nostro ordinamento, che non può essere ricondotta alla questione omosessuale dove la tutela è incentrata sui conviventi. L’unica via che si apre è quella di vedere la convivenza gay come unione giuridicamente rilevante,  formazione sociale in cui si svolge la libertà dell’individuo. La questione non può essere accostata al fenomeno giuridico del matrimonio, istituto con funzioni sociali totalmente diverse”. Diversa la posizione del prof. Antonio D’Aloia che, da costituzionalista, propende per una totale eguaglianza di posizioni: “La sessualità è modo di espressione della personalità umana, pieno sviluppo della persona. La stessa Corte Europea rimarca quest’aspetto. La famiglia non può essere più quella cristallizzata dal legislatore nel ’48, c’è bisogno di una modifica perché la realtà con cui ci scontriamo è cambiata notevolmente. La Corte erode il potere della genitorialità classica, affidando agli esempi europei modelli di famiglia differenziati”. 
Il tema ha suscitato opinioni molto discordanti nella folta platea. “Difficile muoversi tra le analisi giuridiche, l’omosessualità non attiene solo all’identità dei soggetti, dietro c’è tant’altro, relazioni affettive, progetti di vita – afferma Paolo Patanè, Presidente di Arci Gay che anticipa il Gay Pride che si terrà per la prima volta a Napoli il 26 giugno – Tra il tutto e il niente ci sono diverse sfumature, ad oggi siamo l’unico Paese che non ha una legge contro le discriminazioni gay. Il movimento sessuale rivendica il matrimonio e la possibilità di regolamentazioni specifiche. Purtroppo il legislatore ha difficoltà a leggere la società in cui vive. Sono forse differenti le capacità di affezioni coniugali o genitoriali dei gay? Lascio a voi la risposta”.  “E’ il Paese che deve spingere il Parlamento a soluzioni dignitose – incalza il prof. Prisco dopo aver ascoltato la relazione di Patanè – Nessuno dovrebbe essere discriminato per le inclinazioni sessuali, la società deve diventare più civile, seppellendo il bipolarismo dettato da gusti diversi. E’ richiesto uno sforzo notevole soprattutto a voi giuristi del domani”. 
Entusiasti gli studenti che hanno preso parte alle lezione. “Molto interessante – dice Annalisa Scuotto, studentessa al quarto anno – Il tema è di grande attualità e anche di grande confusione. Purtroppo l’Italia è ancora molto indietro rispetto alla media europea”. Dello stesso avviso Jacopo, studente al terzo anno: “Incontro emozionante che ha aperto diversi scenari. Dovrebbero esserci maggiori momenti di confronto come questi”.
Susy Lubrano
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