Uno studio sulle emissioni inquinanti delle navi da crociera nel porto di Napoli

Hanno riprodotto tramite un modello in scala un pezzetto della città di Napoli, quello nei paraggi della Stazione marittima, lo hanno spedito a Lione e lì, nella Galleria del vento presso il Laboratorio di Meccanica dei Fluidi ed Acustica dell’Ecole Centrale, hanno avviato una sperimentazione relativa all’impatto delle emissioni inquinanti di tre navi da crociera in fase di ormeggio. Un docente del Dipartimento di Ingegneria chimica, dei materiali e della produzione industriale, che si chiama Fabio Murena, ed uno studente di dottorato, Domenico Toscano, laureato in Ingegneria per l’ambiente ed il territorio, sono i protagonisti di una ricerca che, sul versante francese, è coordinata dal professore Pietro Salizzoni. È iniziata alcune settimane fa e durerà tre mesi. Fornirà, se tutto procederà nel giusto verso, dati utili a capire quali sono le aree della città intorno al porto maggiormente esposte all’inquinamento provocato dalle navi. Fenomeno, quest’ultimo, sul quale si sono da tempo accesi i riflettori dell’opinione pubblica e che suscita preoccupazione. Per contrastarlo c’è chi ha proposto l’elettrificazione completa delle banchine, necessaria ad evitare che le navi debbano sostare nello scalo marittimo a motore acceso per tutto il tempo della permanenza a Napoli, onde garantire l’elettricità a bordo. C’è poi chi ha auspicato l’adozione di norme sempre più stringenti per quanto concerne il contenuto di zolfo dei carburanti. 
“Abbiamo attivato una collaborazione con Lione – dice il prof. Murena – perché conosco il prof. Salizzoni. L’intesa prevede che un nostro studente di dottorato resti tre mesi in Francia. Lì sta portando avanti un esperimento in una Galleria del vento. In essa abbiamo ricostruito una parte del porto e della città di Napoli. Piazza Municipio, il Maschio Angioino, via De Gasperi, via De Pretis, una parte di via Cristoforo Colombo. Si simula l’emissione dai fumaioli di tre navi da crociera all’ormeggio. Si utilizza un gas di riferimento, una miscela di aria e di etano, e si invia un vento verso modello per capire in che direzione vanno i fumi ed in che modo la presenza dei palazzi influenza la dispersione degli inquinanti. In questo modo capiremo quali punti della città tra quelli in prossimità del porto sono i più soggetti agli effetti delle emissioni inquinanti delle navi”. Il modello che riproduce una parte della città è in polistirolo. “Abbiamo preso le dimensioni dei palazzi in pianta – spiega Murena – e li abbiamo riprodotti in cubetti. Per aggiungere un tocco di realismo – inutile ai fini scientifici, ma anche negli esperimenti l’occhio vuole la sua parte – abbiamo rivestito i cubetti con carta che riproduceva le immagini delle facciate dei palazzi. Per le navi abbiamo riprodotto modelli di navi da crociera ed abbiamo scelto la condizione più gravosa sotto il profilo dell’impatto ambientale, quella di tre navi da crociera contemporaneamente in fase di ormeggio. A volte capita nel porto di Napoli, specie in alta stagione”. Il modellino è stato costruito in un paio di mesi ed è stato spedito a Lione in pezzi da montare sul posto. “C’è stato un contrattempo – racconta il docente – perché il nostro dottorando, all’arrivo dei pacchi in Francia, ha verificato che erano stati manomessi. Evidentemente qualcuno ha pensato che chissà cosa contenessero gli scatoloni. Per fortuna il danno è stato limitato e l’ing. Toscano ed i colleghi francesi coinvolti nell’esperimento a Lione hanno avuto modo di riparare ai piccoli danni che aveva subito il modello”. Da un punto di vista operativo, quali sono le ricadute pratiche dei dati che si stanno raccogliendo a Lione? “La prima cosa alla quale pensiamo – risponde Murena – è una campagna di monitoraggio nei punti più problematici per verificare sul campo l’esattezza dei risultati del modello”. Lo studio non mira – va sottolineato – a raccogliere dati reali sull’entità dell’inquinamento portuale. Per quello servono centraline di rilevamento della qualità dell’aria posizionate all’interno ed in prossimità dello scalo marittimo. “Certamente – sottolinea peraltro il docente di Ingegneria chimica – la presenza del porto in città è un elemento che produce inquinamento, così come quella dell’aeroporto ed il traffico veicolare. Quanto pesi lo scalo marittimo rispetto agli altri fattori, però, è impossibile oggi determinarlo. Non abbiamo dati sufficienti e, in mancanza di essi, ogni valutazione è priva di basi scientifiche adeguate. È una tematica che va ancora approfondita”. 
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