Va ad una donna anche il titolo di Miglior Difensore del processo simulato. Franca Valeria Spina ha sbaragliato la concorrenza conquistando all’unanimità l’intera Giuria. Sorriso rassicurante, oratoria ineccepibile, Valeria è una studentessa di 36 anni iscritta alla vecchia laurea quadriennale. La sua storia ha in comune con tante altre la paura di non farcela, tra ripetuti abbandoni e continue riprese. Lei però ha saputo tenere duro, nonostante lavori stabilmente presso una scuola privata (insegna inglese) e sia fuori sede.
Molisana, si iscrive a La Sapienza di Roma ma l’ambiente non fa per lei. “A ricordare quei primi giorni da matricola mi vengono ancora i brividi – racconta – Aule affollate e ambienti snob non facevano proprio per me. Ho avuto un impatto psicologico terribile e ho deciso, dopo un anno, di lasciare la capitale”. Così Valeria si trasferisce nella nostra città e trova la sua dimensione ideale. “Napoli mi ha adottato, la gente ti fa sentire a casa e non ci sono pregiudizi per chi come me ancora deve laurearsi. All’inizio ero un po’ spaventata, in Facoltà negli anni scorsi c’era un certo rigore, adesso le cose sono cambiate: i professori sono più aperti e disponibili, ti fanno sentire partecipe, senza considerarti solo un numero”. Primo ostacolo incontrato durante la carriera universitaria: l’esame di Diritto Privato. “Ho preparato l’esame tante volte e poi l’ho sempre rimandato sostenendo prove diverse che non incappassero nelle materie civilistiche. La prima paura che va affrontata è quella di sedersi di fronte alla commissione. Solo vincendo questo blocco si riesce ad andare avanti. L’incoscienza di una matricola sicuramente è un vantaggio da non sottovalutare”. Sostenere Privato a 20 anni è sicuramente diverso che farlo a 30, “per questo consiglio di sostenerlo subito, già nel secondo semestre, senza aspettare oltre. Se si rimanda di continuo, si crea una sorta di sudditanza psicologica che fa perdere solo tempo. Io non sono mai stata bocciata, ho una media alta eppure questo esame ha saputo bloccarmi per anni”. Quello che traspare dagli occhi di Valeria è la voglia di riscatto e la consapevolezza che se si vuole, si può fare e ottenere qualsiasi cosa. “Anni fa avevo vergogna nel rapportarmi con gli altri ragazzi, mi sentivo grande e perennemente in difetto. Anche alla simulazione non volevo partecipare, il mio intento era quello di non fare brutta figura, ma ho voluto lo stesso osare. E il rapporto con gli altri studenti mi ha aiutato, ho scoperto che la Facoltà tende ad isolarti, ed invece è bello poter studiare insieme confrontando le proprie idee”. Essere però additata come la ‘signora’ non è stato facile. “All’inizio i ragazzi non riuscivano a darmi del tu, vista la mia età vi era una naturale diffidenza. Poi mi sono ritrovata ad essere una di loro e, grazie anche al lavoro dei collaboratori alla cattedra, sono riuscita a trovare una mia dimensione. Gli assistenti mi hanno aiutato a recuperare quella dignità di persona che troppo spesso agli studenti della quadriennale viene negata”. La sua vittoria deve quindi valere come monito. “Troppo spesso noi della quadriennale siamo dimenticati e anche io mi sono sentita cancellata, senza diritti. Tra esami che non esistono più, programmi diversi che a volte neppure i professori conoscono in modo dettagliato, spiegazioni che tardano ad arrivare, è facile perdersi. Per mia fortuna in alcuni casi ho trovato docenti disponibili che non mi hanno fatto pesare la mia situazione e mi hanno incoraggiata”. Tra questi il prof. Bocchini. “Attraverso la simulazione ho vinto la paura del confronto. Il processo simulato è stata un’esperienza unica che mi ha regalato, attraverso la vittoria, tanta fiducia nelle mie capacità. Avevo bisogno di questa conferma che, anche se inaspettata, fa piacere. Vuol dire che quella che sto seguendo è la strada giusta”. Strada frastagliata che spera condurrà alla laurea. Anche se, col senno di poi, Valeria non sa se rifarebbe la stessa scelta. “Giurisprudenza è una Facoltà che lascia poco spazio all’immaginazione mentre io ho una forte vena artistico-letteraria”. Il diritto, tutto sommato, le piace. “Vorrei che in Facoltà venissero presi in considerazione concetti come autostima e fiducia; solo stimolando questi due sentimenti si può combattere quella ritrosia che hanno i fuori corso ad esprimere le proprie qualità. Siamo un popolo numeroso – conclude la studentessa – e come tale vogliamo che i nostri diritti non siano dimenticati”.
(Su.Lu.)
Molisana, si iscrive a La Sapienza di Roma ma l’ambiente non fa per lei. “A ricordare quei primi giorni da matricola mi vengono ancora i brividi – racconta – Aule affollate e ambienti snob non facevano proprio per me. Ho avuto un impatto psicologico terribile e ho deciso, dopo un anno, di lasciare la capitale”. Così Valeria si trasferisce nella nostra città e trova la sua dimensione ideale. “Napoli mi ha adottato, la gente ti fa sentire a casa e non ci sono pregiudizi per chi come me ancora deve laurearsi. All’inizio ero un po’ spaventata, in Facoltà negli anni scorsi c’era un certo rigore, adesso le cose sono cambiate: i professori sono più aperti e disponibili, ti fanno sentire partecipe, senza considerarti solo un numero”. Primo ostacolo incontrato durante la carriera universitaria: l’esame di Diritto Privato. “Ho preparato l’esame tante volte e poi l’ho sempre rimandato sostenendo prove diverse che non incappassero nelle materie civilistiche. La prima paura che va affrontata è quella di sedersi di fronte alla commissione. Solo vincendo questo blocco si riesce ad andare avanti. L’incoscienza di una matricola sicuramente è un vantaggio da non sottovalutare”. Sostenere Privato a 20 anni è sicuramente diverso che farlo a 30, “per questo consiglio di sostenerlo subito, già nel secondo semestre, senza aspettare oltre. Se si rimanda di continuo, si crea una sorta di sudditanza psicologica che fa perdere solo tempo. Io non sono mai stata bocciata, ho una media alta eppure questo esame ha saputo bloccarmi per anni”. Quello che traspare dagli occhi di Valeria è la voglia di riscatto e la consapevolezza che se si vuole, si può fare e ottenere qualsiasi cosa. “Anni fa avevo vergogna nel rapportarmi con gli altri ragazzi, mi sentivo grande e perennemente in difetto. Anche alla simulazione non volevo partecipare, il mio intento era quello di non fare brutta figura, ma ho voluto lo stesso osare. E il rapporto con gli altri studenti mi ha aiutato, ho scoperto che la Facoltà tende ad isolarti, ed invece è bello poter studiare insieme confrontando le proprie idee”. Essere però additata come la ‘signora’ non è stato facile. “All’inizio i ragazzi non riuscivano a darmi del tu, vista la mia età vi era una naturale diffidenza. Poi mi sono ritrovata ad essere una di loro e, grazie anche al lavoro dei collaboratori alla cattedra, sono riuscita a trovare una mia dimensione. Gli assistenti mi hanno aiutato a recuperare quella dignità di persona che troppo spesso agli studenti della quadriennale viene negata”. La sua vittoria deve quindi valere come monito. “Troppo spesso noi della quadriennale siamo dimenticati e anche io mi sono sentita cancellata, senza diritti. Tra esami che non esistono più, programmi diversi che a volte neppure i professori conoscono in modo dettagliato, spiegazioni che tardano ad arrivare, è facile perdersi. Per mia fortuna in alcuni casi ho trovato docenti disponibili che non mi hanno fatto pesare la mia situazione e mi hanno incoraggiata”. Tra questi il prof. Bocchini. “Attraverso la simulazione ho vinto la paura del confronto. Il processo simulato è stata un’esperienza unica che mi ha regalato, attraverso la vittoria, tanta fiducia nelle mie capacità. Avevo bisogno di questa conferma che, anche se inaspettata, fa piacere. Vuol dire che quella che sto seguendo è la strada giusta”. Strada frastagliata che spera condurrà alla laurea. Anche se, col senno di poi, Valeria non sa se rifarebbe la stessa scelta. “Giurisprudenza è una Facoltà che lascia poco spazio all’immaginazione mentre io ho una forte vena artistico-letteraria”. Il diritto, tutto sommato, le piace. “Vorrei che in Facoltà venissero presi in considerazione concetti come autostima e fiducia; solo stimolando questi due sentimenti si può combattere quella ritrosia che hanno i fuori corso ad esprimere le proprie qualità. Siamo un popolo numeroso – conclude la studentessa – e come tale vogliamo che i nostri diritti non siano dimenticati”.
(Su.Lu.)