Verso lo sciopero del 25 ottobre

Assemblea di Ateneo del Federico II, venerdì 14 ottobre presso l’Aula Congressi Blu di Monte Sant’Angelo. L’incontro è stato inaugurato dall’intervento del personale addetto alle pulizie da giorni in sciopero per protestare contro il taglio degli stipendi. L’Università ha infatti bandito una gara d’appalto al ribasso ed è subentrata una nuova ditta che diminuirà gli stipendi dei lavoratori del 30%. “Il 90% dei lavoratori di Monte Sant’Angelo sono part-time. Hanno tagliato gli stipendi fregandosene di noi e delle nostre famiglie” dice rivolto all’aula il portavoce dei lavoratori. Dopo questa parentesi, la seduta affronta la gravissima questione del voto alla Camera del Decreto Moratti. “Non condanniamo solo la legge, ma anche il metodo con il quale è stata approvata” dice il prof. Franco Ventriglia, entrando nel merito della questione. Il 29 settembre scorso, la maggioranza di governo ha approvato il decreto al Senato ricorrendo al voto di fiducia. “Si è votato nel primo pomeriggio ma, a mezzogiorno, i senatori non sapevano ancora su cosa si dovessero esprimere. Qui è in discussione la stessa tenuta democratica del Paese”, conclude Ventriglia. Inoltre, nel testo non si fa menzione alcuna alla distinzione che c’è tra reclutamento e progressione di carriera e il pensiero corre subito ai cinquantamila precari della ricerca italiana. “Vengono introdotte figure di docenti nuove, inaudite e dequalificate. Anche gli studenti l’hanno capito e, finalmente, si stanno muovendo”, dice Gino Giugni. L’assemblea è l’ultima di una lunga serie di riunioni che, per tutta la settimana, si sono svolte nelle varie facoltà, da cui sono emerse varie proposte, tra le quali quella della Facoltà di Lettere di istituire un osservatorio di Ateneo sul sistema universitario campano e sul precariato. “I tagli all’Università sono la causa delle pietose condizioni igienico-sanitarie in cui versano gli edifici di Ingegneria” dice Livio Carlucci, rappresentante degli studenti iscritto all’UDU che al termine del suo intervento esorta la platea: “non importa se non siamo in piazza a manifestare. Se restiamo dentro l’Università, facciamolo come i nostri genitori alcune generazioni fa, con le spranghe alle finestre e le catene alle porte”. “È un anno che leggo documenti e audizioni, sono stanco perché, nella sostanza, non cambia niente. Semplicemente si cristallizza la precarietà – dice amareggiato Claudio Franchi, ricercatore precario – Siamo lavoratori di quarant’anni che non possono andare in banca, non possono pagare una bolletta e che non possono essere nemmeno licenziati perché non sono mai stati assunti”. “Confesso di essere tra quelli che non riescono a stracciarsi le vesti – dice nel suo intervento Franco Quaranta, rappresentante dei ricercatori in Senato Accademico – io sono stato precario senza nemmeno una rete, ho avuto il primo stipendio a 35 anni. È chiaro che la logica che c’è dietro questa legge è da rigettare, ma non si fermeranno davanti a questo”.
Il vero sconfitto
è la CRUI
 Il vero soggetto sconfitto, secondo il ricercatore, è la CRUI (Conferenza dei Rettori) che in un primo momento si era proposta come interlocutrice, ma è stata denigrata da tutti. Secondo lo stesso presidente della CRUI, Piero Tosi, questa non è una vera riforma ma, piuttosto, un insieme di indicazioni. “Nel collegato e nelle parti delegate c’è la sostanza di quello che si farà e potrebbe toccare ad un nuovo governo”, conclude il rappresentante dei ricercatori. “Guardiamo al dopo, i punti critici riguardano figure poco chiare che dovrebbero condurre la didattica. Come si giudica la qualità? Questa è una questione morale”  interviene il ricercatore Mario Varcamonti. “La questione morale investe tutto il Paese e trova risposta in un trinomio: autonomia, responsabilità, valutazione”, sostiene il prof. Piero Salatino, presidente del Consiglio di Corso di Laurea in Ingegneria Chimica. “Gli addetti alle pulizie ci offrono l’opportunità per fermare il processo di smantellamento dell’Università pubblica. Facciamo fronte comune” dice nel suo intervento Pietro Di Naldo, della rete degli studenti. “Gli Atenei potranno scegliere se applicare dei criteri di valutazione oppure ricorrere a mani basse alla precarietà. Dobbiamo istituire delle forme di vigilanza interna” suggerisce il ricercatore di Matematica Uderico Dardano. Al termine della discussione viene letta la mozione finale ma, sui dettagli, si scatenano le polemiche, soprattutto da parte degli studenti che, nel corso della seduta, hanno letto un comunicato ufficiale in cui si sono dichiarati contrari non solo alla riforma Moratti, ma anche a quella Zecchino. “Chiediamo che nella mozione siano richieste, esplicitamente, le dimissioni di tutti gli organi collegiali” incalzano gli studenti del Coordinamento Cittadino dei Collettivi Universitari. “È una proposta inutile. Devono dimettersi i vertici, se ci dimettiamo noi non sapremo più cosa succede” replica Quaranta. “Il primo punto deve essere il precariato” propone Giorgio Cozzolino, ricercatore alla Facoltà di Medicina. “Il 25 ottobre ci sarà lo sciopero generale, proponiamo uno sciopero regionale il giorno prima. Napoli potrebbe lanciare la proposta nazionale. Siamo lavoratori a salario, cosa possiamo mettere in gioco se non il nostro stipendio?” dice il prof. Livio Gaeta. “Il 18 viene la Moratti ad inaugurare la Facoltà di Medicina dell’università di Salerno. È un’occasione unica, fermiamo l’Università” sostiene il ricercatore di Ingegneria Antonino Squillace. Al termine della lunga assemblea il prof. Giuseppe Gentile legge, dal tavolo della presidenza, la versione definitiva della mozione di Ateneo, nella quale si dice che l’università Federico II rifiuta nel merito e nel metodo il Decreto di Legge Moratti intitolato ‘Nuove disposizioni concernenti i professori e i ricercatori universitari’, ritenendolo assolutamente inemendabile e dannoso per l’intero sistema dell’Università pubblica. L’Assemblea, inoltre, rileva che la legge non affronta e non risolve i reali problemi del sistema universitario italiano e rifiuta l’attacco all’autonomia universitaria e l’estensione del precariato nella ricerca e nella docenza. Infine si fa esplicito riferimento ai meccanismi di finanziamento che stanno introducendo gravi sperequazioni tra Nord e Sud del paese (la ripartizione dell’incremento del Fondo di Finanziamento Ordinario 2005 attribuisce alle Università del Meridione solo il 18% delle risorse totali e addirittura il 4,5% delle risorse destinate al riequilibrio). “Saremo vicini nella lotta agli Atenei” dichiara Corrado Gabriele, assessore regionale all’Istruzione. Il documento verrà letto in apertura ed in chiusura di tutte la sedute di laurea in programma fino al 25 ottobre, giorno previsto per l’avvio della discussione del decreto alla Camera.
                                              Simona Pasquale
(altri servizi alle pagine 8 e 9)
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