Malaysia e Singapore: non si tratta di due mete per turisti in cerca d’avventura, ma dei luoghi prescelti quest’anno dal prof. Salvatore Diglio, docente di Geografia Economica, per un viaggio destinato agli studenti che vogliano visitare i luoghi che hanno conosciuto solo attraverso i libri. Il viaggio dura quindici giorni, dal 3 al 22 marzo, e sono disponibili 20 posti. 1.800 euro, il costo. Nella quota di partecipazione sono compresi i trasporti aerei, i trasferimenti in pullman, i pernottamenti alberghieri, i biglietti per i musei, le visite e alcuni pasti. “Quello che incide sul costo sono i trasporti – spiega il prof. Diglio – ma bisogna considerare che per un viaggio del genere non è un esborso eccessivo, anche perché le spese aggiuntive e quelle personali che si hanno sul posto sono davvero esigue. Inoltre, c’è un contributo di 100 euro a studente messo a disposizione dall’Adisu”. Durante il viaggio gli studenti potranno visitare i luoghi più significativi di Singapore e della Malaysia: da Georgetown, importante esempio di conservazione urbana, a Ipoh, la città dei miliardari cinesi, da Kuala Selangor, centro della politica forestale malaysiana con la Forest Research Institute, alla metropoli della Klang Valley a Shah Alam, la nuova capitale dello Stato di Selangor, da Malacca, centro dello sviluppo informatico a Singapore, la Tropical city of Exellence. Ci si prenota entro il 31 dicembre contattando il professore presso lo studio 18 al V piano di Palazzo Corigliano (tel. 081-6909738 e-mail: sdiglio@iuo.it).
“La comunità cinese è molto forte a Singapore, si attesta a circa l’80% della popolazione – illustra Diglio – e la Cina vede Singapore proprio come un punto di riferimento per lo sviluppo economico. Per chi studia il cinese andare in Malaysia o a Singapore è molto significativo, soprattutto per vedere da vicino il grande sviluppo economico di queste regioni. Ad esempio l’Istituto di Studi Forestali è molto importante per la politica di sviluppo sostenibile portato avanti dallo stato malaysiano, il Multimedia Super Corridor è un grande parco tecnologico-informatico nato negli anni ‘90. I ragazzi visiteranno anche Putrajava, città centro amministrativo federale la cui documentazione è tutta informatizzata. Il viaggio integra, però, diversi aspetti della cultura orientale, così gli studenti entreranno in contatto con le nuove realtà economiche in fase di forte sviluppo ma anche con siti storici come la moschea Ubudiah o di Malacca”.
Ma quali sono le impressioni di chi ha partecipato negli scorsi anni ai viaggi organizzati dal professore attraversando i siti archeologici Unesco della Cina o le capitali del Giappone? “E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita – racconta ad esempio Alessandra Pagano, studentessa di Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa, che ha visitato il Giappone – Sono entrata in contatto con una realtà che prima conoscevo solo attraverso i libri. E’ stato straordinario poter osservare da vicino la vita dei giapponesi, super precisi, con università bellissime, piene di servizi dove si possono incontrare ragazzi punk, e che ricordano la Londra anni ‘80”. “Ho visto la vera Cina – dichiara, invece, Francesco Giannelli, studente di Lingue e Culture Comparate – dalle grandi città ai piccoli centri in cui le persone ancora si meravigliano ad incontrare degli occidentali e chiedono loro la foto. E’ stato un viaggio che sicuramente è andato anche oltre le mie aspettative”. Civita Salipante, studentessa di Beni Culturali: “io non parlo cinese, ma studiando archeologia ho potuto apprezzare molto la visita dei siti Unesco”. Grande appassionata del Giappone fin da bambina, invece, Ilaria De Rosa: “non parlavo bene la lingua perché ero solo al primo anno di università – spiega – però il Giappone è il mio principale interesse fin da quando da bambina disegnavo i cartoni animati. Poi ho iniziato ad ascoltare la musica nipponica e a vedere i telefilm. C’è chi ha idealizzato forse questa terra e quindi è rimasto deluso dal viaggio, ma io sapevo bene cosa avrei trovato e sono rimasta molto contenta”.
“La comunità cinese è molto forte a Singapore, si attesta a circa l’80% della popolazione – illustra Diglio – e la Cina vede Singapore proprio come un punto di riferimento per lo sviluppo economico. Per chi studia il cinese andare in Malaysia o a Singapore è molto significativo, soprattutto per vedere da vicino il grande sviluppo economico di queste regioni. Ad esempio l’Istituto di Studi Forestali è molto importante per la politica di sviluppo sostenibile portato avanti dallo stato malaysiano, il Multimedia Super Corridor è un grande parco tecnologico-informatico nato negli anni ‘90. I ragazzi visiteranno anche Putrajava, città centro amministrativo federale la cui documentazione è tutta informatizzata. Il viaggio integra, però, diversi aspetti della cultura orientale, così gli studenti entreranno in contatto con le nuove realtà economiche in fase di forte sviluppo ma anche con siti storici come la moschea Ubudiah o di Malacca”.
Ma quali sono le impressioni di chi ha partecipato negli scorsi anni ai viaggi organizzati dal professore attraversando i siti archeologici Unesco della Cina o le capitali del Giappone? “E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita – racconta ad esempio Alessandra Pagano, studentessa di Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa, che ha visitato il Giappone – Sono entrata in contatto con una realtà che prima conoscevo solo attraverso i libri. E’ stato straordinario poter osservare da vicino la vita dei giapponesi, super precisi, con università bellissime, piene di servizi dove si possono incontrare ragazzi punk, e che ricordano la Londra anni ‘80”. “Ho visto la vera Cina – dichiara, invece, Francesco Giannelli, studente di Lingue e Culture Comparate – dalle grandi città ai piccoli centri in cui le persone ancora si meravigliano ad incontrare degli occidentali e chiedono loro la foto. E’ stato un viaggio che sicuramente è andato anche oltre le mie aspettative”. Civita Salipante, studentessa di Beni Culturali: “io non parlo cinese, ma studiando archeologia ho potuto apprezzare molto la visita dei siti Unesco”. Grande appassionata del Giappone fin da bambina, invece, Ilaria De Rosa: “non parlavo bene la lingua perché ero solo al primo anno di università – spiega – però il Giappone è il mio principale interesse fin da quando da bambina disegnavo i cartoni animati. Poi ho iniziato ad ascoltare la musica nipponica e a vedere i telefilm. C’è chi ha idealizzato forse questa terra e quindi è rimasto deluso dal viaggio, ma io sapevo bene cosa avrei trovato e sono rimasta molto contenta”.
Tra modernità
e conservazione
e conservazione
Poca lingua, dunque, durante il tour, ma molta cultura: Cina e Giappone due realtà molto diverse dalla nostra che, per questi studenti, sono state piene di scoperte e di emozioni forti. “Il forte contrasto tra antico e moderno: è quello che mi ha colpito di più” – e l’impressione di Civita non è dissimile da quella degli altri ragazzi che sono stati in Cina, Paese in forte trasformazione. “Ci si scontra con questa Cina ultramoderna – spiega la studentessa – che rincorre l’occidente e lascia dietro di sé tutta la sua storia e la sua cultura millenaria. Si vedono questi grandi grattacieli che divorano la parte antica delle città fatta di baracche: è molto triste constatare quanto poco spirito di conservazione ci sia e solo per i monumenti più importanti”. Via il vecchio per fare strada al nuovo, sembra essere allora il motto di questa nuova Cina, che si apre con violenza ai mercati e che spaventa tanto l’occidente: “ma c’è molta povertà ancora ed il contrasto è sorprendente – aggiunge Giannelli – Shanghai è una metropoli di venti milioni di abitanti dove i grattaceli di vetro sono impalcati con il bambù, dove i fili elettrici passano scoperti fra le strade cittadine senza nessuna norma di sicurezza, dove tra un centro commerciale e l’altro ci sono le baracche”.
Ma un forte contrasto, in particolare tra la cultura orientale e quella occidentale, lo hanno notato anche gli studenti che hanno visitato il Giappone, Paese ultra tecnologico per eccellenza: “la prima parte del viaggio è stata nelle grandi città ed è stato interessantissimo notare l’occidentalizzazione che si manifesta nei centri commerciali e nei grattacieli e allo stesso tempo incontrare i templi o gli edifici storici – racconta Pagano- Abbiamo visitato le città moderne e quelle antiche ed è stato interessante vedere il contrasto tra la parte nuova e quella vecchia, molto diverse tra loro”.
Ancora più significativo per questi studenti è stato il contatto con le ferree regole della società giapponese: “in metropolitana abbiamo sconvolto il loro ordine” – commenta Pagano. Anche i contatti con le popolazioni locali non sono stati molto intensi come sostiene Salipante “il difetto del viaggio è che non abbiamo avuti molti contatti con i giapponesi. Penso che ritornerò da sola per vivere ancora più intensamente questa realtà”. E c’è anche chi, come Giannelli, pensa di tornare in Cina per le Olimpiadi 2008: “ho partecipato al bando per volontari che vogliano fornire assistenza durante le Olimpiadi di Pechino. Io vorrei partire. Non è necessario conoscere il cinese, basta parlare inglese. Non so quanto mi potrà essere utile per la lingua, ma un soggiorno di almeno due mesi nella Repubblica Popolare sarà sicuramente un’esperienza molto formativa dal punto di vista culturale”.
Valentina Orellana
Ma un forte contrasto, in particolare tra la cultura orientale e quella occidentale, lo hanno notato anche gli studenti che hanno visitato il Giappone, Paese ultra tecnologico per eccellenza: “la prima parte del viaggio è stata nelle grandi città ed è stato interessantissimo notare l’occidentalizzazione che si manifesta nei centri commerciali e nei grattacieli e allo stesso tempo incontrare i templi o gli edifici storici – racconta Pagano- Abbiamo visitato le città moderne e quelle antiche ed è stato interessante vedere il contrasto tra la parte nuova e quella vecchia, molto diverse tra loro”.
Ancora più significativo per questi studenti è stato il contatto con le ferree regole della società giapponese: “in metropolitana abbiamo sconvolto il loro ordine” – commenta Pagano. Anche i contatti con le popolazioni locali non sono stati molto intensi come sostiene Salipante “il difetto del viaggio è che non abbiamo avuti molti contatti con i giapponesi. Penso che ritornerò da sola per vivere ancora più intensamente questa realtà”. E c’è anche chi, come Giannelli, pensa di tornare in Cina per le Olimpiadi 2008: “ho partecipato al bando per volontari che vogliano fornire assistenza durante le Olimpiadi di Pechino. Io vorrei partire. Non è necessario conoscere il cinese, basta parlare inglese. Non so quanto mi potrà essere utile per la lingua, ma un soggiorno di almeno due mesi nella Repubblica Popolare sarà sicuramente un’esperienza molto formativa dal punto di vista culturale”.
Valentina Orellana