VINCE LA PROTESTA DEGLI STUDENTI

Il decreto che introduceva nuovi parametri per definire le fasce di reddito è stato sospeso: se ne riparlerà all’inizio del prossimo anno accademico. Nel frattempo per il pagamento della seconda rata si tornerà al vecchio sistema: agli studenti verrà dato tempo fino al 30 giugno, mentre gli iscritti al primo anno che non avevano ancora presentato la dichiarazione dei redditi, potranno farlo, secondo il vecchio sistema, fino all’11 maggio. Una decisione del Senato Accademico di martedì 17 aprile che arriva dopo un mese di proteste. 
Oltre alle critiche alla strutturazione del nuovo sistema in sé, gli studenti avevano contestato sui tempi di applicazione della modifica introdotta in corso d’opera, sulla seconda rata che cade a metà dell’anno accademico, con in più un conguaglio della prima. E, soprattutto, che gli aumenti (dai 100 ai 400 euro) apparivano difficilmente spiegabili per molti studenti poiché i loro redditi rimanevano pressoché inalterati anche sulla base dei nuovi parametri. 
La decisione del Senato Accademico riconosce quindi gli errori occorsi con il nuovo sistema. “Dall’analisi di un campione – afferma il Rettore Pasquale Ciriello- si è evidenziato un aumento del gettito complessivo delle entrate del 14,5%”. Bisogna quindi fermare tutto per capire quale sia la causa di questo aumento non ricercato. “Le ipotesi sono due – continua il Rettore- o dipende tutto dall’introduzione del sistema Isee” che introduce parametri di misurazione più precisi del reddito, e quindi gli aumenti sono giustificati; oppure il problema sta nell’aver stabilito “tetti troppo bassi all’entrata delle diverse fasce”, il che avrebbe fatto effettivamente aumentare la contribuzione anche per quegli studenti che prima rientravano in fasce protette.
Prima che arrivasse questa decisione, per un mese si sono susseguite le iniziative del gruppo di studenti costituitosi in assemblea permanente sotto la sigla SaboMav, uniti dall’obiettivo comune di opporsi all’aumento delle tasse a prescindere dai diversi collettivi o gruppi politici di appartenenza. Un gruppo che ha prodotto anche un documento che critica nel dettaglio il nuovo sistema di tassazione e presentato un blog per pubblicizzare le iniziative (http://sabomav.noblogs.org). Gli studenti continuano a contestare non soltanto gli errori di applicazione ma anche la sostanza di un criterio che fissa un tetto molto basso per rientrare nella prima fascia a contribuzione ridotta: la tassa fissa di 419 euro è applicabile infatti soltanto a chi ha una rendita complessiva di meno di 5.974 euro annui. Per la seconda fascia non è prevista invece una quota fissa, ma un sistema per cui ogni minima variazione di reddito viene tassata in maniera percentuale e progressiva. Mentre alla terza fascia, per i molti che superano la soglia facilmente raggiungibile dei 16.301 euro annui, viene applicata una quota fissa di 864 euro. “In altri atenei di Napoli, come la SUN, la soglia per rientrare nella prima fascia è quasi il doppio, oppure, come alla Federico II, la contribuzione per la prima fascia è notevolmente minore: 302 euro contro i nostri 419, senza alcuna ‘controprestazione’ offerta in cambio dalla nostra università”, si legge nel documento. Il sistema in uso alla Federico II, infatti, prevede per le facoltà umanistiche 15 fasce di contribuzione di cui la più bassa è di 302 euro annui e la più alta di 859 euro. Ma, soprattutto, alla Federico II solo con un reddito superiore a 23.878,29 (contro i 16.301 dell’Orientale) scatta l’attribuzione alla fascia più alta. In sostanza con il nuovo sistema all’Orientale rientravano nella prima fascia soltanto le famiglie assolutamente indigenti, e nella terza la maggior parte degli studenti.
Il punto, sottolineano gli studenti di SaboMav, è proprio la mancanza di una adeguata ”controprestazione” in termini di servizi che si accompagni all’aumento dei contributi. 
Nelle ultime due settimane gli studenti hanno organizzato quattro serate diverse, una in ogni sede dell’Orientale (Palazzo Giusso, Palazzo Corigliano, Santa Maria Porta Coeli e Palazzo del Mediterraneo) durante le quali, oltre a musica, proiezioni, giocolieri, hanno mantenuto aperte fino a tardi le biblioteche ospitate nelle sedi occupate, per opporsi a quello che vedono come un “ulteriore cancello all’accesso alla formazione e al sapere”. Quattro giornate a metà tra serio e ludico che erano state previste soltanto come preludio al grande corteo organizzato per il 19 aprile e al blocco delle elezioni studentesche del 18. Tutto questo prima che arrivasse la notizia della decisione del Senato Accademico di sospendere il decreto. Ma proprio dopo questa decisione cresce la tensione tra il gruppo SaboMav e i rappresentanti degli studenti. Alessandro Etzi, di Orientale ’05, è stato l’unico studente che in qualità di rappresentante è intervenuto al Senato Accademico. “Sono stati commessi degli errori gravissimi, bisogna rispettare gli impegni presi con gli studenti all’inizio dell’anno accademico- dichiara- e il nuovo sistema è forse meno equo rispetto a quelli con più fasce. E’ vero che c’era bisogno di più controlli sui pagamenti, perché abbiamo visto i dati dei pagamenti degli anni precedenti che mostravano una concentrazione dei contribuenti sulla prima e l’ultima fascia, lasciando quasi scoperte le fasce intermedie, ma era prioritario al momento bloccare il decreto”. In ogni caso, aggiunge, “vorrei ringraziare il Rettore e il Senato accademico per la disponibilità dimostrata. Non c’è nessun conflitto tra reggenza e studenti, semplicemente sono stati fatti degli errori, ma sono state ammesse le responsabilità con grande onestà. E’ un risultato che dimostra la vittoria della parte moderata e dialogante degli studenti”. 
Ma i ragazzi di SaboMav non la pensano allo stesso modo. “E’ grave che il risultato di un mese di mobilitazione sia strumentalizzato a fini propagandistici per le elezioni. Il movimento di SaboMav è stato l’unico vero interlocutore con cui si sono dovute obbligatoriamente confrontare le istituzioni accademiche. In ogni caso siamo soddisfatti di questo primo risultato ma le nostre iniziative continueranno, dopo la decisione del Senato Accademico sarà importante monitorare il processo di riformulazione delle fasce affinchè siano introdotte realmente delle modifiche anche nella sostanza del nuovo sistema e non solo nella sua applicazione”. Nel frattempo SaboMav continua a porsi in totale opposizione con il sistema delle rappresentanze studentesche, che definiscono “in crisi a più livelli, non è un caso che proprio i rappresentanti degli studenti abbiano votato a favore del decreto in Commissione”, dichiarano i ragazzi del movimento. Motivo per cui rimane ferma la decisione, mentre andiamo in stampa, di bloccare i seggi all’Orientale il 18 e il 19. Una rappresentanza che però, sebbene in crisi – solo lo 0,2% degli studenti dell’Orientale è andato a votare durante le scorse elezioni, ovvero circa 200 persone – rimane comunque l’unica riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni universitarie. Per quanto il movimento nato spontaneamente prema per essere riconosciuto come interlocutore. Una rappresentatività tutta in gioco soprattutto perché dopo il blocco del decreto si apre la possibilità di partecipare ad una nuova commissione multilaterale che studi le modifiche da applicare al nuovo sistema di tassazione. 
Viola Sarnelli
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