Vittoria Roncalli, giovane biologa delle produzioni marine, racconta la sua esperienza di dottorato nelle isole Hawaii

Le Hawaii sono, nell’immaginario collettivo, il luogo ideale per una vacanza da sogno. Ma c’è chi nelle isole del Pacifico ci è andata per frequentare un Dottorato. Vittoria Roncalli, 29 anni, napoletana laureata in Biologia delle Produzioni Marine, è la giovane ricercatrice che, con tanta dedizione e impegno, è riuscita a realizzare il suo sogno: studiare lo zooplancton al fianco di una scienziata di fama internazionale, in uno tra gli habitat più belli del mondo. “All’inizio dei miei studi ero indecisa su quello che mi interessava veramente. Addirittura dopo i primi anni di Produzioni Marine ho tentato anche il passaggio a Scienze Biologiche, che, però, fortunatamente, non ho portato a termine. A fare chiarezza, poi, sui miei obiettivi è stato il periodo di tirocinio svolto alla Stazione Zoologica di Napoli Anton Dohrn”, racconta Vittoria. All’Acquario ha avuto modo di raccogliere esperienze e contatti lavorativi importanti durante la realizzazione delle tesi di laurea Triennale e Magistrale, relatori i professori Gionata De Vico e Claudio Agnisola. “I mesi di tirocinio in questa struttura sono stati determinanti per la mia formazione. Ho avuto modo di incontrare la dott.ssa Adrianna Ianora e di avvicinarmi ai suoi studi. Inoltre, l’Acquario offre la possibilità di moltissimi incontri internazionali, attraverso il lavoro nei laboratori e i seminari settimanali”.
Ad arricchire l’esperienza umana e accademica di Vittoria, anche la partecipazione al progetto Erasmus, che le ha aperto le porte verso i paesi esteri: “il mio periodo di studi a Cadice è stato importantissimo per capire il sistema universitario estero, che è completamente diverso dal nostro, e iniziare a mettere il naso fuori dalla porta di casa”.
Così è arrivata la decisione di proseguire con un dottorato all’estero. “Quando ho iniziato a cercare il dottorato non ho pensato al ‘dove’ ma al ‘con chi’. Volevo continuare a fare ricerche sullo zooplancton, applicando però la tecnica molecolare. Sono pochi i grandi nomi al mondo che fanno ricerca molecolare su questa specie, e tra questi c’è la dott.ssa Petra Lenz dell’Università delle Hawaii. Così l’ho contattata via mail e lei ha accolto positivamente la mia richiesta di dottorato. Restava da superare solo lo scoglio dell’iscrizione all’Università hawaiana. Ho dovuto sostenere due test di lingua, il TOEFL e il GRE, che ho ripetuto due volte! E ho inoltre dovuto presentare le famose lettere di presentazione. Mi sono stati utili, in questo caso, i contatti degli anni precedenti”.
Vittoria si trova, così, da ben due anni a svolgere un Dottorato sulla ricerca molecolare sullo zooplancton alle Hawaii e ci resterà per almeno altri due. Ma com’è lavorare in uno dei più noti paradisi terrestri? “I primi sei mesi sono stati davvero duri – rivela – Le Hawaii sono bellissime. Sono un posto con caratteristiche particolari che fondono America e Asia. Però, essendo un posto prettamente turistico, è difficile trovare dei ‘local’. Questo disorienta perché non riesci a capire ‘il centro’ dov’è, dove si incontrano le persone, cosa si fa oltre il lavoro. Insomma, le principali difficoltà sono legate alla multietnicità del posto, dove ‘i bianchi’ sono circa il 10%. Poi mi sono dovuta adeguare ai loro orari e ritmi diversi ed inizialmente è stato strano cenare alle 18.00! Adesso, invece, nel fine settimana vado anch’io a fare surf”.
Vittoria racconta di un’esperienza altamente professionalizzante: “sono tanti gli scambi internazionali: in questi due anni sono stata alle conferenze annuali dell’ASLO, Association for the Sciences of Limnology and Oceanography, in località statunitensi, mentre il prossimo anno saremo noi i padroni di casa. Inoltre, ho già all’attivo due pubblicazioni, cosa impensabile in Italia durante un Dottorato. Io ho la fortuna di fare solo ricerca pura, senza seguire nessun corso, grazie alla copertura economica offerta dal progetto della dottoressa Lenz”.
La ricercatrice napoletana, però, sottolinea che non per il semplice fatto di essere straniero tutto quello che vene fatto fuori è meglio, ma “sicuramente i ritmi di lavoro sono più serrati. Alle 7 e mezza si è già in laboratorio e si lavora fino alle 17.30. È una modalità di lavoro più stressante, ma più efficiente e gratificante. Anche agli studenti tirocinanti viene riconosciuto, sia economicamente che nelle mansioni, il loro seppur minimo contributo al lavoro del gruppo di ricerca”.
Poter lavorare all’estero è, quindi, un’opportunità importante da saper cogliere e sfruttare. Il sogno della Roncalli, però, è forse quello di poter tornare a lavorare all’Acquario di Napoli: “sto pensando ad un post dottorato e devo dire che mi piacerebbe poter tornare a Napoli, dove ho lasciato il mio cuore. Raccogliere esperienze all’estero e riportarle a casa è importante per un ricercatore”.
Valentina Orellana
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