Acta, il Corso formerà un “architetto cooperante”

Cambio di ordinamento e di denominazione per la Magistrale biennale

Il Corso di Laurea Magistrale in Architettura e Progettazione Architettonica  cambia completamente volto ed assume un altro nome. A partire dal prossimo anno accademico, infatti, saranno adottati il nuovo ordinamento – c’è solo da attendere il definitivo via libera da parte del Ministero – e una nuova definizione: Acta. È l’acronimo di Architettura per la Comunità, per il Territorio e per l’Ambiente. Presenta la novità la prof.ssa Marella Santangelo, Coordinatrice del Corso di Laurea che da circa un anno sta lavorando con altri docenti alla profonda rivisitazione del percorso e degli obiettivi formativi. Premette: “Fondamentalmente siamo partiti dall’esigenza di differenziare il Corso di Laurea in Architettura a ciclo unico da quello della Laurea Magistrale, il più due al quale si accede dalla Triennale in Scienze dell’architettura. L’offerta didattica dei due Corsi andava in un solco simile e questo metteva in crisi gli studenti. Creava confusione, determinava dubbi. Questa situazione e questa consapevolezza ci hanno spinto verso il cambio di ordinamento”. Il quale, prosegue la docente, è stato determinato anche “dalla richiesta e dalle esigenze dei tempi che cambiano. C’è una necessità di definire figure di architetto progettista diverse dalle tradizionali, le quali intendano il progetto come processo e siano in grado di lavorare in contesti emergenziali e difficili, quali per esempio quelli determinati da situazioni di conflitti e guerre, di calamità naturali, di scarsità di cibo e di acqua. L’idea che ci ha mossi è formare un architetto cooperante, un professionista capace di agire e confrontarsi con comunità e territori i quali hanno esigenze differenti da quelle del contesto italiano e che sappia in ogni caso mettere le sue competenze al servizio dell’inclusione sociale. In sostanza, il nuovo Corso di Laurea sterza decisamente rispetto al percorso finalizzato a formare la figura tradizionale e generalista di architetto proposta da Architettura a ciclo unico, quello di durata quinquennale. In termini di sbocchi professionali, dice Santangelo, si ampliano significativamente le opportunità: “Potrebbero essercene non poche, per esempio, negli organismi e nelle agenzie internazionali – il nuovo Corso ha una forte vocazione internazionale a partire dal Double Degree con l’Ecole de Paris Malaquis – che richiedono oggi figure professionali in grado di rispondere alle esigenze di cooperazione, di protezione e conservazione di patrimoni architettonici, urbani e territoriali di fronte alle crisi politiche e umanitarie. Per tutto questo è richiesta oggi una formazione specifica, di soggetti avviati a un processo di maturazione professionale, etica e sociale”. Cosa studierà chi si iscrive? “Il Corso è organizzato su laboratori e corsi semestrali. Ci sono, dunque, quattro semestri e ciascuno è dedicato ad un tema specifico: la comunità; la sostenibilità; l’inclusione; il quarto, che si chiude con i laboratori tematici, si chiama attuazione e processo. Ogni laboratorio si articola su tre discipline e non più su due. I primi tre semestri prevedono un corso frontale e due laboratori. L’ultimo è interamente dedicato ai laboratori tematici. Per i tirocini contiamo sulle offerte e sulle disponibilità di alcuni tra i portatori di interesse ai quali ci rivolgiamo. Per esempio su Emergency e sulle cooperative sociali”. L’architetto che si trovi a lavorare in condizioni emergenziali quali, per esempio, il post guerra o il post terremoto, “deve avere la capacità di progettare strutture temporanee, adeguate ai bisogni impellenti del momento ma capaci di garantire accoglienza e vivibilità. Deve, inoltre, saper lavorare con i materiali e le tecniche costruttive che caratterizzano i contesti nei quali si trova ad operare. In Africa, per esempio, abbiamo tante realtà nelle quali gli architetti lavorano confrontandosi con le tecniche ed i materiali della tradizione locale”.

Acta sarà un Corso di Laurea a numero programmato: “Il tetto degli ammessi al primo anno non è stato ancora stabilito. C’è l’ipotesi di fissare l’asticella a quota centoventi, ma è appunto una idea. Aggiungo: poiché con il cambio di ordinamento si avvia di fatto un nuovo Corso di Laurea, qualora il numero di richieste di immatricolazione dovesse in autunno risultare inferiore ai posti disponibili, non lo considererei certo un fallimento”. Conclude: “Questo è un progetto culturale forte, nato da una lunga riflessione e nel quale credo molto”.

Fabrizio Geremicca

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