Supererò le correnti gravitazionali…” cantava Franco Battiato ripercorrendo una teoria di Albert Einstein del 1916, che ipotizzava l’esistenza delle onde gravitazionali. Cento anni dopo, un’equipe di ricercatori provenienti da tutto il mondo ha dato riscontro all’intuizione del grande scienziato: le onde gravitazionali non solo esistono, ma possono essere osservate utilizzando macchinari altamente sofisticati. Fra i ricercatori che hanno contribuito alla scoperta c’è un fisico italiano, orgoglio partenopeo, ex studente della Federico II, Antonio Perreca. “Sono di un piccolo paese in provincia di Napoli, Bacoli per essere precisi – racconta Antonio – Quando mi sono iscritto al Corso di Laurea in Fisica, mai avrei immaginato di arrivare così lontano. Da studente le motivazioni erano diverse, volevo uscire fuori dalla mia realtà. Provengo da una famiglia umile e guardavo tutte le persone che avevano successo con forte ammirazione. Mi dicevo sempre che la mia condizione non doveva limitare le mie aspettative e che avrei potuto avere un futuro diverso grazie allo studio”.
Milano e De Rosa, i Maestri
Il percorso universitario non è stato per niente facile: “Mi sono laureato nel 2006 con 110 e lode, con una tesi proprio concernente le onde gravitazionali, sotto la spinta dei miei Maestri, il prof. Leopoldo Milano e il prof. Rosario De Rosa. La laurea è arrivata tardi, a 31 anni. Nel frattempo, a vent’anni ho avuto una bimba, mi sono sposato e ho lavorato in un pub per mantenermi. Insomma, gli ostacoli non sono mancati, eppure ci ho sempre creduto”. Dopo aver discusso la tesi, Antonio decide di presentare domanda – “i termini del bando erano scaduti, ci ho provato comunque” – per un Dottorato all’Università di Birmingham in Inghilterra. “Fui chiamato quasi subito e non me l’aspettavo. Parlavo un inglese scolastico, ma pur di fare l’esperienza decisi di buttarmi e imparare sul campo. Dopo due anni arrivava il mio bel Dottorato in Fisica e Astronomia, con una tesi concernente una tecnica per migliorare la sensibilità dei rilevatori delle onde”. Da quel momento la strada inizia a delinearsi: “Tre mesi prima della fine del Dottorato, l’Università di Trento mi ha assunto. Lavoravo ad un esperimento che si sarebbe dovuto fare nello spazio, ma non ho assistito al lancio nell’orbita (avvenuto poi lo scorso dicembre) perché, dopo 10 mesi dal mio arrivo, mi sono trasferito negli Usa nello Stato di New York”. L’Università di Syracuse chiama il Fisico per dirigere un gruppo di lavoro che si occupa dei rilevatori delle onde gravitazionali. “In questo progetto sono coinvolti 16 Paesi e 1000 persone. Siamo dei ‘lavoratori’ di nicchia, non ci sono tantissimi esperti nel settore”. La svolta arriva a giugno 2015 quando Antonio viene chiamato dall’Institute of Technology – Caltech in California: “Il team ha lavorato e lavora alle supposizioni di Einstein (le onde sono piccolissime e non è facile beccarle) dando prova concreta delle teorie dello scienziato. Grazie all’utilizzo delle macchine Virgo e Ligo (Ligo è l’interferometro laser che serve a captare le onde) abbiamo potuto aprire una finestra nell’universo. La scoperta ha fornito un nuovo…
Milano e De Rosa, i Maestri
Il percorso universitario non è stato per niente facile: “Mi sono laureato nel 2006 con 110 e lode, con una tesi proprio concernente le onde gravitazionali, sotto la spinta dei miei Maestri, il prof. Leopoldo Milano e il prof. Rosario De Rosa. La laurea è arrivata tardi, a 31 anni. Nel frattempo, a vent’anni ho avuto una bimba, mi sono sposato e ho lavorato in un pub per mantenermi. Insomma, gli ostacoli non sono mancati, eppure ci ho sempre creduto”. Dopo aver discusso la tesi, Antonio decide di presentare domanda – “i termini del bando erano scaduti, ci ho provato comunque” – per un Dottorato all’Università di Birmingham in Inghilterra. “Fui chiamato quasi subito e non me l’aspettavo. Parlavo un inglese scolastico, ma pur di fare l’esperienza decisi di buttarmi e imparare sul campo. Dopo due anni arrivava il mio bel Dottorato in Fisica e Astronomia, con una tesi concernente una tecnica per migliorare la sensibilità dei rilevatori delle onde”. Da quel momento la strada inizia a delinearsi: “Tre mesi prima della fine del Dottorato, l’Università di Trento mi ha assunto. Lavoravo ad un esperimento che si sarebbe dovuto fare nello spazio, ma non ho assistito al lancio nell’orbita (avvenuto poi lo scorso dicembre) perché, dopo 10 mesi dal mio arrivo, mi sono trasferito negli Usa nello Stato di New York”. L’Università di Syracuse chiama il Fisico per dirigere un gruppo di lavoro che si occupa dei rilevatori delle onde gravitazionali. “In questo progetto sono coinvolti 16 Paesi e 1000 persone. Siamo dei ‘lavoratori’ di nicchia, non ci sono tantissimi esperti nel settore”. La svolta arriva a giugno 2015 quando Antonio viene chiamato dall’Institute of Technology – Caltech in California: “Il team ha lavorato e lavora alle supposizioni di Einstein (le onde sono piccolissime e non è facile beccarle) dando prova concreta delle teorie dello scienziato. Grazie all’utilizzo delle macchine Virgo e Ligo (Ligo è l’interferometro laser che serve a captare le onde) abbiamo potuto aprire una finestra nell’universo. La scoperta ha fornito un nuovo…
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 3/2016)
o in versione digitale all'indirizzo: https://www.ateneapoli.it/archivio-giornale/ateneapoli
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