“Con Hitachi non si sbaglia mai”. Un evento per celebrare l’accordo quadro con l’ex Ansaldo

Il 7 aprile, nell’Aula Magna ‘Leopoldo Massimilla’ di Piazzale Tecchio, la Federico II e Hitachi Rail si sono incontrate in un evento organizzato per celebrare l’accordo quadro di durata triennale siglato lo scorso dicembre. Una stretta di mano forte, che prevede diverse forme di collaborazione: progetti di ricerca congiunti, docenze, tesi di laurea e stage, attività di orientamento da parte dell’azienda con iniziative mirate. Non solo: l’ex Ansaldo, player globale nel settore ferroviario e della mobilità sostenibile, ha aperto alla possibilità di mettere a disposizione i propri laboratori per lo svolgimento di Dottorati di ricerca.

Insomma, la convenzione è di quelle importanti, e non a caso in sala c’erano docenti di diversi Dipartimenti, Capi dipartimento di Hitachi, Ambassador, Responsabili delle Risorse umane. In apertura è intervenuto il prof. Fabio Villone, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione. “Come Ateneo e Scuola di Ingegneria, la più antica d’Italia, abbiamo una lunghissima tradizione di ricerca e formazione, proviamo a mantenerci sempre ai massimi livelli e a dare le migliori opportunità lavorative ai nostri giovani”, ha esordito, precisando il pieno coinvolgimento di tutte le anime di Ingegneria. Poi ha aggiunto: “l’accordo quadro rientra proprio in queste finalità: mettere assieme la vocazione verso l’eccellenza, e creare legami con realtà importanti come Hitachi. La convenzione è un crocevia di tutto quello che di buono intendiamo e sarà foriera di ulteriori sviluppi assolutamente positivi”.

Ad introdurre e moderare ci ha pensato invece il prof. Nicola Mazzocca, che ha ricordato anche il suo passato lavorativo nell’ex Ansaldo: “Il rapporto sempre stretto ha spinto la ricerca di tutti i Dipartimenti di Ingegneria a dare supporto territoriale, e abbiamo ricevuto tanto in termini di contributi scientifici e attività di ricerca da Hitachi. La speranza è che i nostri giovani possano trovare un lavoro soddisfacente per le loro ambizioni e per il tempo che hanno investito. Parliamo di una realtà industriale che svolge azioni di qualità: progettazione, realizzazione di sistemi, ricerca continua finanziandola e contribuendo alla crescita anche degli studenti. E infatti ai ragazzi dico sempre: con Hitachi non si sbaglia mai. Ricordo il mio primo giorno di lavoro: c’era un hummus per far crescere”.

L’accordo quadro valorizza tutta l’Ingegneria federiciana: “abbiamo creato un ecosistema che rafforza il legame tra un’azienda internazionale e l’università che, non dimentichiamo, viene valutata anche per l’impatto che ha sul mondo produttivo”. A margine, Mazzocca ha ribadito un concetto per lui essenziale: “ci si riempie la bocca di territorialità, ma è così che la si forma, creando un sistema in cui imprese, università e società stiano insieme”.

Tirocini “in molti casi terminati in assunzioni”

Successivamente, la parola è stata ceduta alla dott.ssa Katja Gallinella, Head of Talent Aquisition di Hitachi. “Dobbiamo sempre essere pronti alle sfide di domani – ha detto – e collaborando riusciamo prepararci a ciò che ci riserva il domani. Abbiamo ripreso le fila di qualcosa di esistente e ci siamo detti di voler continuare insieme: creare le filiere del talento del futuro. Grazie per aver creduto in Hitachi, la Federico II dimostra di essere un player assolutamente all’altezza”. È toccato poi alla prof.ssa Alessandra De Benedictis, che ha raccontato brevemente cosa significhi un percorso di didattica innovativa:

“Avere Hitachi con la quale interfacciarci sul territorio aiuta tantissimo, aiuta noi docenti a fare esempi concreti durante le lezioni per far capire come si declinano tante cose nella pratica. Non solo: organizziamo seminari nei nostri corsi in cui invitiamo persone Hitachi per dare un’impronta sempre più concreta alla didattica. Abbiamo attivato negli anni tirocini intra e extra moenia, in molti casi terminati in assunzioni, con nostra grande soddisfazione. Sono stata coinvolta in prima persona nell’Erasmus Traineeship, siamo riusciti a mandare alcuni ragazzi presso le sedi estere di Hitachi facendo vivere loro un’attività industriale internazionale, con tutto ciò che comporta anche a livello di esperienza di vita”.

Treni senza guidatori

Dopo la proiezione di un video, si è dato spazio ad un gioco per coinvolgere maggiormente i partecipanti, chiamati a inquadrare un QR-Code e rispondere alle domande tecniche proposte. Individuata la risposta, la dott.ssa Gallinella ha invitato alcuni ingegneri di Hitachi a rispondere, per raccontare meglio l’azienda. La prima domanda: quale dei seguenti treni è stato progettato da Hitachi: Shinkansen o Frecciarossa? Ebbene: entrambi. Risponde l’ing. Roberta Schiavo. In particolare, “è dal 2022 che a livello ingegneristico, di quello italiano, ce ne occupiamo per intero noi. Un treno abbraccia tutte le problematiche dell’ingegneria: meccanica, elettronica, informatica – sulla cyber security, per esempio, ci stiamo più che preparando”.

Si passa poi alla seconda domanda: qual è il treno più sicuro al mondo? Un temerario, in sala, risponde ironicamente ‘la Vesuviana’. In realtà la risposta è un po’ fuori dagli schemi: “il treno più sicuro è quello fermo”. Come spiega l’ing. Paolo Sannino: “un sistema ferroviario è una cosa di una complessità difficile da immaginare e qualche volta, al fine di garantire la sicurezza delle persone, c’è bisogno di fermare i treni”. Il terzo quesito: a cosa serve una BOA per un treno? Si è prestato l’ing. Cosimo Affuso: “si tratta di un dispositivo installato sui binari utile a dare la posizione al treno”.

Molto interessante la penultima domanda: in che percentuale è riciclabile un treno Hitachi? Oltre il 90%, con l’obiettivo di raggiungere il 100%.Una percentuale altissima – spiega l’ing. Beniamino Casconeper raggiungere il risultato massimo bisogna partire da quando il treno è ancora su carta, cioè in fase di progettazione si prescrive l’utilizzo di certi tipi di materiali. Questo aspetto è uno dei fiori all’occhiello del sistema ferroviario rispetto ad altri sistemi di trasporto”. L’ultima domanda: esistono già treni senza guidatori? Sì, da più di 20 anni, anche in Italia, ha riferito l’ing. Giovanni Iacomino, che poi aggiunge: “parliamo soprattutto di metropolitane, che percorrono un solo binario. Nel 2002 abbiamo lavorato alla metro di Copenaghen, poi Brescia, Milano Linea 4 e 5, Roma Linea c, a novembre scorso Salonicco. Al momento serve ancora l’assistenza umana ma il futuro vede l’IA al centro di controllo, e ci stiamo già lavorando”.

Nella parte conclusiva dell’evento è toccato agli Ambassador di Hitachi, ovvero giovani dipendenti, quasi tutti laureati federiciani, che hanno raccontato in cosa consiste il proprio ruolo come nel gioco televisivo ‘I soliti ignoti’, fornendo indizi e coinvolgendo gli studenti in sala. In particolare: Field Engineer, Security Engineer, Hardware development Engineer, Project manager, Vehicle system Engineer and Data Scientist, System RAM Engineer. Tutti loro, chiamati a dare un consiglio, hanno suggerito: saper fare gruppo e lavorare assieme, essere curiosi e avere spirito di adattamento”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 14

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