In mostra i lavori degli studenti

Ingegneria Edile-Architettura

Un percorso eclettico in crescendo a partire da una semplice, quanto creativa, reinterpretazione di schemi abitativi, fino ad una elaborazione polifunzionale di aggregati che si relazionano con il territorio avendo su questo un impatto riqualificante. È quanto le classi di Architettura e Composizione Architettonica I, II e III – rispettivamente secondo, terzo e quarto anno della quinquennale in Ingegneria Edile-Architettura – hanno presentato durante la mostra organizzata a Piazzale Tecchio lo scorso 26 gennaio. In due aule, aperte ad un pubblico di docenti e studenti durante l’intera giornata, tra tavole, modellini plastici e video, hanno esposto i risultati degli elaborati progettuali realizzati durante i tre corsi da poco conclusi.

“Ispirandoci ad alcuni progetti analizzati durante le lezioni, come ad esempio quelli degli architetti Figini e Pollini, abbiamo realizzato la pianta di una casa pensata per una famiglia di quattro persone, con due piani, due bagni, uno studio collegato da un corridoio vetrato sul quale vi è un giardino pensile” è la presentazione di Adriano Romano. Il lavoro del gruppo si chiama Casa Lux: “Nome niente affatto casuale perché la pianta di partenza ricorda una L mentre la U è richiamata da ulteriori due blocchi che si innestano nel corpo centrale. Lux, inoltre, in latino vuol dire luce ed è proprio l’idea che volevamo trasmettere”. La classe di Architettura e Composizione Architettonica I ha disposto in un’ampia parte dell’aula dei cavalletti sui quali sono posizionate le tavole, con tanto di sezioni messe in risalto, e banchi con modellini in pistolegno che rappresentano le abitazioni come immaginate nelle intenzioni degli aspiranti progettisti. Rosita Farina e il suo gruppo si sono ispirati a Villa Oro di Luigi Cosenza, “sia perché colpiti dall’essenzialità delle forme sia perché si trova a Napoli, per progettare due case di due piani per le quali abbiamo lavorato molto sui volumi. In una delle nostre tavole si può vedere la sezione di una scala, elemento importante perché collega i due piani in assenza di corridoi”. La composizione architettonica, spiega ancora Rosa, “ci educa al controllo delle forme, delle proporzioni e degli elementi che compongono l’edificio, anche in relazione alla figura umana. La fase I dell’esame ci introduce alla progettazione attraverso l’analisi critica di edifici significativi. È un inizio”. Nell’aula dedicata ad Architettura e Composizione Architettonica II la posta in gioco è più alta. Aumentando le competenze, si passa dall’articolazione di una pianta di uno schema abitativo ad un’aggregazione di unità più complesse poste in relazione con gli spazi urbani. “A noi del terzo anno – prende la parola Noemi Sorrentinoi professori hanno assegnato l’analisi di un lotto di caserme a Secondigliano. Dopo un sopralluogo per renderci conto del contesto, solo all’esterno perché, sebbene abbandonata, è una zona militare, abbiamo deciso di ruotare le caserme e aggiungere nuovi corpi per dare uniformità allo spazio”.

La mostra è in logica flipped. Gli studenti si muovono tra le tavole e le illustrano ai docenti delle tre cattedre (i professori Luigi Stendardo, Francesca Bruni, Francesco Viola e Fiorenzo Petrillo) “anche perché questo evento è la nostra verifica di fine corso. È un vero e proprio esame. Ci siamo preparati lavorando sia in aula, dove avvenivano le revisioni delle tavole step by step, che al di fuori delle lezioni, divertendoci insieme a creare i modelli plastici”, chiarisce la situazione Fabiana Trovato.

Estimatori d’eccezione della mattina, i professori Francesco Pirozzi, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile, Ambientale, in cui è inquadrato il Corso, e Francesco Polverino, Coordinatore del quinquennio. Passano tra i banchi e ascoltano qualche presentazione. Ingegneria Edile Architettura è un luogo di espressione. Il fatto stesso di progettare deve implicare la capacità di saper raccontare quanto prodotto, di saperlo difendere e, perché no, anche vendere. Queste mostre sono un modo simpatico, ma costruttivo, di sostenere esami nelle quali, mettendo insieme i tre insegnamenti, si dà la possibilità agli studenti più giovani di vedere cosa li attende negli anni a venire. Progettiamo oggi per vedere il domani, è il commento del prof. Polverino. Gli elaborati di Architettura e Progettazione Architettonica III sono effettivamente i più complessi. Più tavole, in cui è studiato l’uso del colore, sono accompagnate da video, alcuni dei quali con sottofondo musicale. Alessandra Batosi parla a nome del suo gruppo: “Il task è la riqualificazione della ex fabbrica siderurgica Corradini di San Giovanni a Teduccio. Noi abbiamo pensato alla creazione del centro polifunzionale Nest, Napoli Est, comprensivo di hall, ludoteca, sala lettura, laboratorio di fotografia, sala eventi, in modo da inglobare diverse fasce della popolazione”. Indica le piante e mostra il corpo della struttura con all’interno dei cilindri che sono i vari nuclei funzionali. Sul banco c’è anche un video in cui scorrono le immagini degli interni, realizzate con i software Revit per la modellazione 3D e Enscape per la presentazione dei rendering. Al quarto anno, spiegano Mariateresa Di Nardo e Stefania Cretella, le competenze sono mature per padroneggiare gli strumenti della progettazione, applicarle ad edifici complessi e ripensare criticamente il contesto urbano. Il loro centro polifunzionale si chiama Spaccio Culturale “e lo abbiamo pensato in un’ottica di promozione e libera diffusione delle arti e della cultura. Il nostro elaborato prevede laboratori di botanica, biologia marina, pittura, riciclo creativo”. Tre tavole dove è riportato lo studio della struttura siderurgica in disuso, altre quattro con il nuovo centro, “il punto è stato passare dal vecchio al nuovo caricando quest’ultimo di significati”, concludono le due studentesse.

Carol Simeoli

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