La proposta: una cattedra di Storia della Medicina

“Sarebbe importante per la città e per la formazione degli studenti che la Federico II istituisse una cattedra di Storia della Medicina. C’è molto interesse da parte dei ragazzi che frequentano il Corso di Laurea per questo argomento. Lo noto perché sono moltissimi quelli che partecipano alle Attività Didattiche Elettive che promuovo e che sono dedicate appunto alla storia della medicina. Ho avuto 150 iscritti ad un ciclo e 300 all’altro. Credo siano quelle a maggiore frequenza da parte degli studenti”: il prof. Maurizio Bifulco, che insegna Patologia generale a Medicina, lancia la proposta di un nuovo insegnamento. “È una materia – sottolinea – che reputo molto importante per i futuri medici. Conoscere chi siamo, da dove veniamo, rappresenta un bagaglio culturale significativo. Aiuta anche a capire quanto sia necessario un costante aggiornamento, perché la storia della medicina è costellata di svolte che si susseguono a distanza non di secoli ma di decenni o addirittura di anni. Presente in tutti i Corsi europei, è una disciplina che insegna anche ad essere critici. È fatta della storia delle persone, di chi ha dedicato la sua vita alle scoperte. È storia di adesso, si pensi a quello che è accaduto con il coronavirus, del quale fino a pochi mesi fa non sapevamo nulla. Nei paesi anglosassoni ogni capitolo dedicato ad una malattia parte con la storia, racconta come si è arrivati a conoscere quella patologia ed a cercare le terapie”.
Osservatorio ambiente e salute: le attività
A proposito del coronavirus, è stato dedicato ad una riflessione sugli intrecci tra questa patologia e le criticità ambientali l’ultimo contributo di riflessione da parte dell’Osservatorio Federiciano per l’Ambiente e la Salute (OFeAS) promosso due anni fa da Bifulco ed al quale partecipano docenti e ricercatori di varie aree disciplinari accomunati dall’interesse culturale e scientifico, ma anche sociale, all’ambiente e alle ricadute sulla salute. “L’attuale situazione di pandemia – sottolineano i componenti dell’Osservatorio – pone domande ineludibili sulle conseguenze di natura sanitaria, economica, sociale, psicologica e ambientale, ma ci consegna un’unica certezza: la legittimazione definitiva di una lettura meta ed inter disciplinare dei fenomeni che si determinano nei contesti globali”. Sempre in una prospettiva ambientale, ribadiscono, “bisogna considerare tutte le questioni che la pandemia ha drammaticamente posto in evidenza, interrogandoci sulle positività e sulle negatività. Solidarietà e resilienza, da un lato. Difficoltà organizzative, in primis quella sanitaria, nonché un rapporto insano e squilibrato con l’ambiente dall’altro”. L’approccio interdisciplinare è la caratteristica essenziale delle riflessioni dell’Osservatorio. “Lo abbiamo adottato – prosegue il prof. Bifulco – anche su altri temi, prima che per il coronavirus. Per esempio quando abbiamo esaminato il fenomeno delle microplastiche e dei pericoli che esse determinano per l’ecosistema e per l’uomo. Sono componenti che risalgono la catena alimentare, sono state rinvenute anche nell’acqua, e che sono contenute, per esempio, nei più comuni detergenti. È una questione sanitaria ma anche legislativa, se si pensa che proprio l’Italia ha varato un provvedimento che prevede che le microplastiche siano messe al bando dai prodotti che utilizziamo quotidianamente per lavarci. È un tema che ha, come si intuisce, ricadute economiche e che può essere affrontato anche con il punto di vista dei sociologi”. Il prof. Bifulco, insieme ai suoi colleghi che fanno parte dell’Osservatorio, ha trattato spesso i temi in agenda anche sui principali quotidiani cittadini, in una ottica di divulgazione. L’OFeAS è dunque intervenuto su questioni centrali come lo smog, la necessità di una etica ecologica, il ciclo dei rifiuti e la raccolta differenziata, i mutamenti climatici, la mobilità sostenibile. “Credo moltissimo in questa attività. Oggi la si chiama Terza Missione ed è uno strumento fondamentale attraverso il quale l’Università può contribuire a migliorare l’informazione nella pubblica opinione”. 
Al nuovo Rettore che sarà eletto tra qualche tempo chiede una sede per l’Osservatorio nell’edificio centrale dell’Ateneo. “Attualmente – racconta – siamo ospiti della Scuola di Medicina. È chiaro, però, che in quanto organismo interdisciplinare al quale partecipano persone di vari Dipartimenti e di diversa estrazione culturale, la soluzione ideale sarebbe quella di trovare uno spazio nell’edificio storico dell’Ateneo, quello che lo rappresenta all’esterno e che è in qualche modo la sintesi delle sue diverse componenti”. Altro obiettivo, forse anche più importante, è quello di allargare la platea dei membri dell’Osservatorio. “Mi piacerebbe – dice il prof. Bifulco – che dessero il proprio contributo soprattutto i giovani. Penso ai tanti validissimi ricercatori che abbiamo, per esempio. Più ampia sarà la partecipazione, migliori saranno i contributi che riusciremo a mettere a disposizione della comunità cittadina”. 
 
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it
- Advertisement -




Articoli Correlati