L’intelligenza artificiale “interviene dove non può l’uomo”

Dalla diagnostica preditti- va alla riabilitazione, fino alla medicina di precisione. L’intelligenza artificiale e il machine learning non conferiranno ai medici super poteri – almeno non ancora – ma stanno consentendo tratta- menti sempre più individualizzati e cure personalizzate.

Di A.I., artificial intelligence, alla Scuola di Medicina e Chirurgia si è parlato giovedì 5 maggio nell’ambito del seminario “Prospettive e criticità dell’uso dell’intelligenza artificiale in Medicina: il caso di diabete e nutrizione” con i professori Roberto Prevete, del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione, Pasquale Arpaia, Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca in Management Sanitario e Innovazione in Sanità CIRMIS, Olga Vaccaro e Giovanni Annuzzi, Coordinatori rispettivamente dei Corsi in Dietistica e Scienze della Nutrizione Umana. Il tema è di notevole interesse. “L’utilizzo dell’intelligenza artificiale in medicina vede una stretta interconnessione tra informatici, ingegneri e clinici. È un’interazione indispensabile per l’utilizzo di uno strumento tanto potente quanto complesso e che pone una serie di problemi di ordine etico e legale ancora insoluti”, è la premessa della prof.ssa Vaccaro. Come si applica l’intelligenza artificiale nel contesto della diabetologia e della nutrizione? La docente pone l’esempio del pancreas artificiale: “Il pancreas è quell’organo che nel corpo umano produce insulina e che, nelle persone con diabete di tipo 1, non funziona rendendo necessaria la somministrazione dell’insulina dall’esterno. Il farmaco ovviamente non è in grado di capire quale sia il fabbisogno dell’organismo ed ecco l’utilità dell’a.i.”. Il pancreas artificiale “dovrebbe riuscire a leggere quelle variabili che modulano l’interazione tra questo ormone e la risposta dell’organismo e a predire il fabbisogno sulla base di un algoritmo che ‘digerisce’ dati”. La tecnologia è in rapido sviluppo: “È di recente introduzione sul mercato per cui ha un uso ancora limitato ed è sicuramente perfettibile”. Altri studi all’orizzonte? “Penso allo screening della retinopatia diabetica, ma è un progetto ancora al di là da venire. Studi come questi sono complessi: c’è da gestire una enorme mole di dati e richiedono competenze di alta specialità sia dal lato ingegneristico che medico oltre che la collaborazione dei pazienti”, chiarisce. Le potenzialità dell’intelligenza artificiale sono cospicue: “in particolare ai fini del monitoraggio continuo e nell’analisi di grandi quantità di dati”, aggiunge il prof. Annuzzi. Conclude concordando con la prof.ssa Vaccaro: “L’a.i. interviene dove non può l’uomo, ma questo apre anche una serie di questioni legate ai rischi e ai possibili errori della macchina che opera al posto dell’uomo, oltre che a problemi di natura etica e di tutela della privacy”.

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