Un evento nell’evento la mostra “Res Naturae: la Natura in un click”, a cura degli studenti di Fotografia naturalistica, insegnamento tenuto dal prof. Salvatore Viglietti presso il Corso di Laurea in Scienze Naturali. L’esposizione è rientrata nell’ambito dell’ottava edizione di “Collezionare la Natura”, iniziativa che si è svolta dall’11 al 13 aprile presso il Complesso dei Santi Marcellino e Festo. Mostre, aperture straordinarie dei musei universitari, stand di reperti naturalistici e incontri con esperti come Alberto Angela, che ha presentato il suo ultimo lavoro sulla Cappella Sistina, o il disegnatore Franco Tempesta (evento organizzato in collaborazione con il Comicon) ed il paleontologo dell’Università di Bologna Federico Fanti, che hanno appassionato il pubblico sui temi dei dinosauri e dell’evoluzione: gli ingredienti della “manifestazione commerciale, intorno alla quale abbiamo pensato di organizzare una tre giorni dedicata alla cultura scientifica con quattro esposizioni tematiche curate dai Musei dell’Ateneo, vera novità di quest’anno insieme al Laboratorio di taglio delle gemme che ha riscosso grande successo”, spiega la dott.ssa Maria Carmela Del Re, coordinatrice delle attività presso il Museo di Paleontologia. Museo che ha ospitato nella sala principale trenta fotografie – dedicate alla flora e alla fauna di Campania, Spagna, Galapagos e Sud America – scattate da un gruppo di diciassette ragazzi (Luisa Auletta, Rosario Balestrieri, Marcello Bizzarro, Adam Bouderka, Sonia De Gregorio, Giacomo De Simone, Lorenzo Di Meglio, Salvatore Ferraro, Gennaro Frascogna, Roberta Gargiulo, Marilena Izzo, Enza Notorio, Luca Russo, Valerio Russo, Andrea Senese, Enrico Tammariello, Paolo Vitale).
“Nella fotografia naturalistica l’occhio da solo non basta, occorre anche tanta fortuna – racconta Marcello Bizzarro, 23 anni, studente della Triennale in Scienze Naturali, curatore dell’evento – Noi naturalisti siamo sempre in escursione, volevamo mostrare il nostro lavoro e trasmettere le nostre emozioni al pubblico”. La mostra non presenta un vero filo conduttore ma sviluppa gli argomenti affrontati durante le attività, la fotografia macro per riprendere oggetti da distanza ravvicinata, quella paesaggistica, quella con il supporto di luci artificiali e quella faunistica. Fra i lavori spiccano una biscia dal collare (Natrix natrix) immortalata mentre afferra una rana, uno scorpione ripreso con l’ausilio di una lampada agli ultra violetti, scatti di uccelli, animali del sottobosco, insetti e cetacei. “Questo corso è attivato solo da un paio d’anni. Per noi è molto importante perché realizzare una fotografia ci permette di applicare quello che studiamo; avere a disposizione un reperto ci consente, poi, di fissare meglio i concetti”, conclude Marcello.
Alcune immagini hanno anche una storia, come quella del nibbio ritrovato con un’ala spezzata, curato e liberato nell’Oasi WWF del lago di Conza in Irpinia, ‘beccato’ prima di spiccare il volo da Marilena Izzo, studentessa alla Magistrale di Scienze Naturali, la quale ha recentemente partecipato alla presentazione di un progetto per la salvaguardia degli uccelli in Regione: “lavoro all’Oasi come volontaria e sono riuscita a riprendere bene il nibbio perché ero vicina. L’uccello si è abituato alla presenza umana ed ha raggiunto quella che si chiama una breve distanza di fuga. In pratica, non scappa appena avvista una persona”. Salvatore Ferraro ha immortalato in Gargano un’arvicola rossastra, un piccolo roditore del sottobosco: “è una sottospecie unica al mondo. Per questa foto, sono stati necessari tempo e pazienza. Ma anche la conoscenza delle abitudini degli animali. E un po’ di fortuna”.
Soddisfatto il prof. Viglietti, naturalista, erpetologo (esperto di rettili e anfibi), impegnato nel campo degli studi d’incidenza e fotografo naturalista con oltre duemila pubblicazioni su riviste scientifiche e di divulgazione. “La fotografia è uno strumento utile – spiega il docente – Serve alla conservazione ma ci aiuta anche a rendere gradevoli al pubblico delle specie poco amate come serpenti o insetti ed è dimostrato che questo genere di sensibilizzazione porta alla segnalazione di incidenti e abusi”. Il corso prevede una parte teorica ed una serie di attività pratiche durante le quali sperimentare anche l’etica di questo lavoro: “non bisogna in alcun modo spaventare o ferire gli animali. Alcune azioni, per esempio fotografare i nidi, non si devono proprio fare”. All’esame gli studenti portano un piccolo book fotografico da commentare e approfondire. “Chi vuole 30 deve rispondere ad alcune domande di Fisica e Matematica sulla luce, gli angoli, le ottiche e il calcolo dei diaframmi”, aggiunge ancora il professore che non trascura un aspetto importante: “l’attrezzatura fotografica può essere molto costosa. Per quello che facciamo noi, però, è sufficiente una macchina compatta di buon livello che richiede una spesa contenuta”.
“Nella fotografia naturalistica l’occhio da solo non basta, occorre anche tanta fortuna – racconta Marcello Bizzarro, 23 anni, studente della Triennale in Scienze Naturali, curatore dell’evento – Noi naturalisti siamo sempre in escursione, volevamo mostrare il nostro lavoro e trasmettere le nostre emozioni al pubblico”. La mostra non presenta un vero filo conduttore ma sviluppa gli argomenti affrontati durante le attività, la fotografia macro per riprendere oggetti da distanza ravvicinata, quella paesaggistica, quella con il supporto di luci artificiali e quella faunistica. Fra i lavori spiccano una biscia dal collare (Natrix natrix) immortalata mentre afferra una rana, uno scorpione ripreso con l’ausilio di una lampada agli ultra violetti, scatti di uccelli, animali del sottobosco, insetti e cetacei. “Questo corso è attivato solo da un paio d’anni. Per noi è molto importante perché realizzare una fotografia ci permette di applicare quello che studiamo; avere a disposizione un reperto ci consente, poi, di fissare meglio i concetti”, conclude Marcello.
Alcune immagini hanno anche una storia, come quella del nibbio ritrovato con un’ala spezzata, curato e liberato nell’Oasi WWF del lago di Conza in Irpinia, ‘beccato’ prima di spiccare il volo da Marilena Izzo, studentessa alla Magistrale di Scienze Naturali, la quale ha recentemente partecipato alla presentazione di un progetto per la salvaguardia degli uccelli in Regione: “lavoro all’Oasi come volontaria e sono riuscita a riprendere bene il nibbio perché ero vicina. L’uccello si è abituato alla presenza umana ed ha raggiunto quella che si chiama una breve distanza di fuga. In pratica, non scappa appena avvista una persona”. Salvatore Ferraro ha immortalato in Gargano un’arvicola rossastra, un piccolo roditore del sottobosco: “è una sottospecie unica al mondo. Per questa foto, sono stati necessari tempo e pazienza. Ma anche la conoscenza delle abitudini degli animali. E un po’ di fortuna”.
Soddisfatto il prof. Viglietti, naturalista, erpetologo (esperto di rettili e anfibi), impegnato nel campo degli studi d’incidenza e fotografo naturalista con oltre duemila pubblicazioni su riviste scientifiche e di divulgazione. “La fotografia è uno strumento utile – spiega il docente – Serve alla conservazione ma ci aiuta anche a rendere gradevoli al pubblico delle specie poco amate come serpenti o insetti ed è dimostrato che questo genere di sensibilizzazione porta alla segnalazione di incidenti e abusi”. Il corso prevede una parte teorica ed una serie di attività pratiche durante le quali sperimentare anche l’etica di questo lavoro: “non bisogna in alcun modo spaventare o ferire gli animali. Alcune azioni, per esempio fotografare i nidi, non si devono proprio fare”. All’esame gli studenti portano un piccolo book fotografico da commentare e approfondire. “Chi vuole 30 deve rispondere ad alcune domande di Fisica e Matematica sulla luce, gli angoli, le ottiche e il calcolo dei diaframmi”, aggiunge ancora il professore che non trascura un aspetto importante: “l’attrezzatura fotografica può essere molto costosa. Per quello che facciamo noi, però, è sufficiente una macchina compatta di buon livello che richiede una spesa contenuta”.