Sogni e speranze degli aspiranti medici e odontoiatri in attesa del verdetto

Chi indosserà il camice quest’anno? Che sia bianco o verde non importa, quel che conta è superare i test d’ingresso per poter apprendere una professione che consenta di aiutare il prossimo e ridargli il sorriso.
E questo, ad esempio, è proprio l’obiettivo di Antonio Magliulo, aspirante odontoiatra, che semplicemente esclama: “Mi piace il sorriso delle persone!”. Nella sua famiglia, inoltre, il giuramento di Ippocrate è di casa: “Mio padre è un medico, mio nonno e mio zio sono dentisti. Sono proprio cresciuto in questo ambiente!”. Sebbene determinato, Antonio sembra un po’ incerto sugli esiti del test d’ingresso: “Il 29 settembre verranno pubblicate le graduatorie, ma io temo di non aver totalizzato un punteggio altissimo. Mi sono impegnato, forse avrei potuto studiare di più, ma su circa 4500 studenti che hanno tentato sicuramente ce ne saranno molti più bravi di me”. Motivo per cui, al momento, è proiettato verso la Croazia: “Se non dovessi riuscire a Napoli allora mi iscriverò lì, dove abita anche un altro parente. Sono davvero determinato a svolgere questo mestiere per cui servono tanta forza d’animo e tanta empatia; qualità che io credo di avere”. Si vede già in camice bianco, non importa se quest’anno o il prossimo, Alessia Di Filitto: “Mamma lavora in ospedale, in direzione. Da piccola mi portava spesso con sé e io, piuttosto che interessarmi al suo lavoro, guardavo i medici e mi immedesimavo”. Nonostante la scelta di un liceo delle Scienze Umane, “scelta sbagliata fatta per comodità, mi sono sempre interessata alle discipline scientifiche. Con la matematica non ho un buonissimo rapporto, ma mi piace l’anatomia e, spesso, ho comprato alcuni libri sull’argomento per pura curiosità”. Si comincia a costruire il proprio futuro proprio al momento dell’iscrizione ad un Corso di studi, “cosa che va ponderata bene. I miei genitori mi hanno messa in guardia, volevano essere sicuri che fossi consapevole dell’impegno che mi stavo assumendo. Ma io sento di essere predisposta allo studio, anzi avevo anche optato per un percorso all’estero, ma non sono in possesso di un titolo di inglese di livello B2”. Alessia è speranzosa: “Mi sento fiduciosa – dice – ma se non dovessi essere ammessa a Napoli allora opterò per Biologia a Benevento, che prevede una selezione meno rigida. Si tratterebbe solo di un anno da riempire in attesa del prossimo test per Medicina”. Finalmente, inoltre, è tempo di tornare in presenza. Non vede l’ora Eleonora del Gaudio, aspirante medico-chirurgo: “Per una disciplina del genere essere in aula è fondamentale. Mi aspetto uno studio lungo, impegnativo, per nulla facile, e immagino che il supporto dei professori e dei colleghi debba essere immancabile. Per noi studenti al primo anno, poi, la presenza è fondamentale. Dobbiamo cominciare a creare contatti e imparare a relazionarci con chi ha background differenti dal nostro”. Il timore di incappare nel famigerato virus c’è, soprattutto nei mezzi di trasporto in cui la distanza non è garantita, “non è per me che mi preoccupo, ma per i miei genitori e ancora di più per i nonni. Però non possiamo rimanere chiusi in casa per sempre, ci sono tanti luoghi che frequentiamo ogni giorno e non è dall’università che dobbiamo fuggire”. Chi indossa il camice, comunque, si trova inevitabilmente ad essere vicino al suo paziente sia emotivamente che fisicamente. E la recente emergenza sanitaria ha dimostrato quanto questa vicinanza possa diventare pericolosa. “Non sono preoccupata – dice tranquillamente Giuseppina Cristiano – Se una professione la svolgi per passione e non la vedi solo come un lavoro, allora non c’è niente che ti possa fermare. Mi immagino dottore sin da bambina, mi ci vedo ad essere professionale, ma anche a calarmi nei panni del paziente quando necessario. Per questo ho sostenuto il test d’accesso sia per Medicina che per le Professioni Sanitarie, per diventare, nel caso, infermiera”. Giuseppina ha fatto la selezione anche per l’accesso a Biotecnologie per la Salute e Farmacia: “purtroppo il mio voto di maturità non è stato sufficiente”. È disposto a mettere da parte ogni cosa per realizzare il suo sogno di diventare odontoiatra Andrea Roberti: “Sono un pallanuotista professionista, sono anche nella nazionale giovanile. Tuttavia, non credo proprio che questo sport potrà essere la mia carriera del futuro. La pallanuoto non è come il calcio, non ti fa ricco e, già intorno ai trent’anni, arriva il momento di ritirarsi e cercare un altro lavoro”. Andrea si è avvicinato al settore anche a grazie “a mio padre che, con la sua ditta, fornisce materiali agli odontoiatri. Ancora oggi c’è chi tende a sminuire il ruolo del dentista dimenticando che è un medico e che si occupa della salute del paziente anche sul versante estetico. Il rapporto che l’odontoiatra instaura con il suo paziente è allo stesso livello di quello del medico e si basa su rispetto e fiducia”. La priorità, dunque, va allo studio: “Vengo dal liceo scientifico, mi piacciono la Biologia e la Chimica, un po’ meno la Matematica. Se non dovessi essere ammesso alla Federico II, spero, comunque, di avere un’assegnazione in un’altra università italiana. Sono abituato a spostarmi, l’ho fatto tante volte sia per motivi di studio che di sport e mi piace fare nuove esperienze”. 
 
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