Strafalcioni e tono eccessivamente ‘friendly’ nelle mail inviate ai docenti

Registro linguistico, questo sconosciuto. Molti studenti universitari non riescono a diversificare la loro forma di linguaggio in base all’interlocutore e generano dei veri e propri ‘mostri di stile’. È stato proprio lo sconcerto di fronte alle tante mail completamente sgrammaticate e scorrette a spingere il prof. Sergio Beraldo a pubblicare sulla sua bacheca del sito web docenti l’avviso: ‘Come scrivere una mail al docente (e ottenere risposta)’. “Circa il 30-40 per cento delle mail che arrivano al mio indirizzo sono scritte malissimo. Inoltre, sono inviate da indirizzi improbabili, tipo ‘cricetissimo73@…’ e sono senza firma. Il tono è ultra-informale, come se gli studenti si stessero rivolgendo ad un amico. Spesso non si riesce neanche a decifrarne il contenuto”, racconta il docente di Economia Politica. Un esempio calzante: “Salve professore sono una studentessa di stim che martedì 16/07 sosterrò il suo esame di economia politica e volevo sapere se lei facesse ricevimento la settimana prossima prima della data d’esame. La ringrazio per l’attenzione e nel risentirla, i miei più cordiali saluti”. Così il prof. Beraldo nell’avviso ha fornito “alcune indicazioni base su come si scrive una mail ad un professore. Credo che anche questo sia un modo per educare i ragazzi. Sono informazioni che possono tornare utili nel mondo del lavoro. Ho cercato di spiegare che la mail è come una lettera e quindi si devono usare le stesse regole. L’uso corretto delle parole è molto importante: ci si attende dagli studenti che a breve sappiano redigere un curriculum, una lettera di presentazione o delle mail di lavoro”.
Ma perché tanti strafalcioni? C’è una scarsa conoscenza della lingua italiana  oppure è cambiato il rapporto gerarchico nelle accademie? “Le mail ai miei tempi erano poco usate, il punto è che non si contattava un docente così facilmente. Io non sono mai andato a ricevimento. I nostri docenti apparivano alquanto inavvicinabili, sempre impegnati e distanti. Oggi siamo diversi: ci siamo formati all’estero e abbiamo…
 
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 15-16/2015)
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