Riconfermato il prof. Andrea Patroni Griffi, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Vanvitelli, alla direzione del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (CIRB). Le elezioni si sono tenute a dicembre, la proclamazione è avvenuta negli scorsi giorni. Il CIRB, istituito nel 1996, porta avanti da ventisette anni la discussione sui temi più importanti della bioetica, come l’inizio e il fine vita. Vi afferiscono tutti gli Atenei della Campania, oltre alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sezione di San Tommaso) e l’Università degli Studi del Molise. Il suo scopo, grazie alla presenza di numerosi gruppi di ricerca composti da personalità con competenze molto diversificate, è quello di far comprendere l’importanza degli argomenti trattati e stimolare la discussione. Propone numerosi eventi, come quello annuale per il Giorno della Memoria, e divulga il risultato dello sforzo dei ricercatori in modalità open access. “Ogni tempo affronta questioni di bioetica”, sottolinea il prof. Patroni Griffi. E infatti neanche il nostro ne è immune. Un esempio: l’intelligenza artificiale. È proprio il gruppo di ricerca del docente ad aver affrontato l’argomento negli ultimi mesi. Il volume non è ancora presente sul sito del CIRB, ma sarà pubblicato a breve. “Sappiamo che l’impiego delle nuove tecnologie può apportare numerosi benefici alla nostra vita ma è necessario saper individuare anche i limiti”, afferma il docente. Il progresso nell’ambito delle AI ha avuto esiti stupefacenti, arrivando in alcuni casi a sostituire la manodopera umana. Una tecnologia di questo tipo, che rappresenta una rivoluzione senza precedenti, deve necessariamente andare incontro a un’attenta normazione: “Si deve capire quali sono gli ambiti in cui è possibile ricorrere all’intelligenza artificiale e quali possono essere le conseguenze di queste applicazioni. Ma, ancor più importante, bisogna individuare gli ambiti e le situazioni in cui non è necessario, o è addirittura nocivo, ricorrere a questo tipo di tecnologia”. Viviamo in un’epoca in cui ormai si è compreso che non è possibile tornare indietro nel tempo; la tecnologia fa parte delle nostre vite e la dimensione analogica sembra relegata in un passato lontanissimo. Uno dei temi caldi, “che tuttavia tocca solo marginalmente la bioetica”, è quello della libertà d’espressione. Le nuove tecnologie offrono modelli comunicativi affatto equi, dove il divario tra chi si trova in posizioni preminenti e la base della piramide è sempre più accentuato. Non solo, sebbene in un primo momento si fosse affermato che le nuove tecnologie avrebbero accompagnato il processo di transizione verso un futuro più egualitario, oggi ci sono più disuguaglianze rispetto a trent’anni fa. La domanda è, naturalmente, perché? “L’accesso alla tecnologia non è omogeneo nel mondo, e ci sono larghe frange della società che sono poste in una posizione di svantaggio. Permane il vecchio tema della disparità tra nord e sud del mondo, ma si aggiunge quello della disuguaglianza all’interno delle società, cioè tra persone che appartengono alla stessa area geografica”. In particolare, ed è a questo che gran parte del volume è dedicata, le recenti crisi, in primis l’emergenza sanitaria, hanno accentuato questo divario in modo vertiginoso: “In conseguenza di questi gravi periodi di destabilizzazione, tutti hanno potuto constatare che i ricchi sono ancora più ricchi e i poveri sempre più poveri. È chiaro che non si può proporre una soluzione così su due piedi, ma è importante mettere in rilievo questi dati”. E inoltre il problema della comunicazione in ambito scientifico, oggetto di una recente sentenza della Cassazione. La pandemia ha messo in risalto come spesso un esponente della comunità scientifica sia stato elevato a unica voce ma, come fa notare il prof. Patroni Griffi, i risultati delle ricerche sono in continuo aggiornamento e ciò che oggi sembra un’evidenza domani potrebbe essere un concetto superato. “Sono temi molto complessi, ed è proprio per questo che si rende necessario mantenere viva la discussione. La bioetica è presente in ogni aspetto della quotidianità degli esseri umani, e solo in questo modo possiamo ragionare sulle possibili interpretazioni delle grandi questioni del nostro tempo”.
Nicola Di Nardo