Il volontariato, la passione per la statistica, la guerra: il racconto di Marina, studentessa siberiana

La storia di Marina Speranskaia, 25 anni, studentessa in Data Analytics siberiana, precisamente di Ulan-Udė, capitale della Repubblica autonoma russa dei Buriati, è scandita da una parola dal forte potere evocativo: ambizione. Appassionata di scienza, ha studiato Ingegneria delle Installazioni hi-tech e al plasma all’Università Tecnica Statale Baumann di Mosca, ma ha scoperto la sua vera vocazione con il Corpo Europeo di Solidarietà (ESC). “Ho svolto il volontariato in Turchia. Il mio compito era quello di sensibilizzare la popolazione sulle donazioni di sangue e su una patologia trasmessa per via ereditaria, la Talassemia. L’esperienza è stata molto significativa e ho finito con l’appassionarmi all’argomento. Poiché i report necessitano di una conoscenza statistica, ho deciso di formarmi in tal senso”. E così comincia a seguire corsi su Coursera (azienda telematica statunitense fondata da docenti d’informatica dell’Università di Stanford) ma si rende conto che non è abbastanza, vuole seguire un corso universitario in statistica. Sceglie la Ludwig Maximilian University di Monaco di Baviera sulla base del grande interesse che nutre per la Germania. Marina infatti conosce molto bene il tedesco (nel corso del suo volontariato lo insegnava ai rifugiati) e si è recata molte volte nel paese teutonico per studiare la lingua. Ma le cose non vanno come preventivato. E il motivo non è difficile da intuire: “Quando è scoppiata la guerra, i cittadini di nazionalità russa si sono trovati ad affrontare dei problemi e io non ho fatto eccezione. Avevo vinto una borsa di studio per l’Università di Monaco, ma per i russi è stata abrogata. Poi “in Russia hanno bloccato il mio conto bancario”. Il motivo: Marina, come volontaria, ha voluto dimostrare la propria solidarietà al popolo ucraino con delle donazioni attraverso il proprio conto bancario. La rappresaglia da parte della autorità governative russe non si è fatta attendere. Le hanno bloccato il conto, e da quel momento ha potuto contare solo sui risparmi dei genitori: “Cosa di cui mi vergogno molto”. Marina parla anche di una situazione pericolosa per la sua stessa sicurezza, visto l’inasprirsi delle misure verso il dissenso nella Federazione Russa, con l’emanazione di un nuovo pacchetto di leggi. Racconta: “Gli agenti stranieri, cioè coloro che hanno avuto rapporti di qualunque natura con enti di nazionalità ostile (come me), sono perseguibili penalmente, insieme a coloro che hanno mosso critiche all’esercito e al governo, o a coloro che hanno fatto propaganda filo-ucraina (incluse le donazioni). Le leggi sono nuove, per cui non conosciamo le possibili evoluzioni, ma c’è il rischio che vadano a colpire anche la mia famiglia. Probabilmente nessuno dei miei parenti potrà ottenere incarichi statali e il governo potrebbe rivendicare il possesso delle mie proprietà. Fortunatamente, a meno che la situazione non cambi, in Russia esistono due leggi a nostro favore: una permette di non testimoniare contro i propri parenti e l’altra dà il diritto ai genitori di disporre delle proprietà dei figli in loro assenza. Se le cose dovessero mettersi male, comunque, potranno dire di non avere rapporti con me da oltre due anni e di non essere a conoscenza delle mie attività”. Così Marina deve lasciare il suo Paese, e passa al vaglio le possibilità che le sono rimaste. La maggior parte degli atenei richiede una certificazione di lingua inglese che lei non ha, e non è possibile conseguirla adesso perché in Russia si è interrotta l’erogazione dei corsi di lingua. Poi s’imbatte casualmente nella Vanvitelli, e scopre che la certificazione non è un requisito essenziale, in quanto l’Ateneo effettua colloqui individuali per valutare le conoscenze linguistiche. Intravede una possibilità. Si iscrive, poi va all’Ambasciata italiana e fa richiesta per il visto: Il processo burocratico per studiare in Italia è più complicato rispetto a quello tedesco e richiede molta pazienza. Alla fine sono riuscita a ottenerlo. Il viaggio per me è stato un po’ più complicato, perché non c’erano voli diretti dalla Russia e mi hanno trattenuta diverse ore alla frontiera. Alla fine, però, ce l’ho fatta”. Marina è arrivata in Italia il 15 novembre scorso, a lezioni già iniziate. Ha trovato una sistemazione a Caserta, vicino al Dipartimento, e si dice contenta. Adesso sta seguendo quattro discipline, la sua preferita è Fondamentals of Computer science, tenuta dal prof. Mauro Iacono, “di cui apprezzo molto il senso dell’umorismo”. Non nasconde inoltre la propria ammirazione verso il prof. Olivier Butzbach, docente di Economics, “perché spiega bene e ha una bella voce”. C’è certamente anche qualche nota negativa nella sua esperienza: “L’Italia è un paese che ama la burocrazia, e questo comporta un gran dispendio di energie, ma sono certa che riuscirò ad abituarmi in fretta. Per quanto riguarda i servizi offerti dall’Ateneo, li trovo buoni, ma penso che qualcosa si potrebbe migliorare”. Tra le cose che le piacciono di più della sua università c’è “il caffè dei distributori automatici e la possibilità di poter rileggere le slide a casa”.

I progetti futuri: “Le cose sono cambiate in fretta nella mia vita e ho dovuto fare scelte improvvise e inaspettate, per cui penso che fare progetti ostacolerebbe il mio modo di vivere il presente”. I suoi auspici: “Credo che le nuove leggi nel mio Paese non dureranno a lungo, perché troppe persone ne saranno colpite. Adesso in Russia c’è una forte crisi e manca il personale in molti settori per via degli arresti, la repressione aumenta di giorno in giorno. Continuando di questo passo rimarranno in libertà solo militari e politici, ma non credo si arriverà a tanto. Russi e ucraini sono come fratelli, ci sono famiglie miste. Io stessa ho amici ucraini, che ora vivono in Germania, i quali mi hanno sostenuta nei momenti di maggiore difficoltà. Presto o tardi questa fratellanza s’imporrà sulla guerra. Magari mi sbaglio, ma mi auguro con tutto il cuore di avere ragione”.

Nicola Di Nardo

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