Il 5 marzo taglio del nastro del secondo semestre a Medicina e Chirurgia, sede di Caserta. Ripartono i corsi, la parola ad alcuni docenti dei primi tre anni. Gli studenti del primo anno entreranno in contatto con quello che è ritenuto uno tra gli esami più complessi dell’intero sessennio, Anatomia umana.
A parlarne è il prof. Michele Papa, Ordinario della disciplina: “la conoscenza dell’Anatomia Umana costituisce lo strumento tramite il quale lo studente di Medicina comprende e apprende il percorso diagnostico e terapeutico. Specialmente in un ambito così ultraspecialistico come la moderna medicina, rappresenta una lingua franca che consente a specialisti di branche diverse di interagire tra di loro nel trattare i diversi aspetti di un unico caso. Lo studente cui manca la terminologia anatomica non potrà assolutamente comprendere le lezioni degli anni successivi che trattano la sintomatologia e l’eziopatogenesi delle diverse malattie. Ad esempio, per comprendere le malattie della laringe, che siano laringiti o un cancro, bisogna conoscere la laringe. Lo stesso vale per tutti gli altri organi”.
Il corso si articola in lezioni frontali, rivolte a gruppi di 20 studenti, con l’ausilio di segmenti scheletrici e sessioni in laboratorio al microscopio. Per la preparazione delle lezioni i docenti si avvalgono di un software basato sull’IA della Dassault Systèmes, volto a generare il concetto del digital twin (o digital patient), cioè la rappresentazione virtuale di un oggetto o di un sistema progettato per riflettere accuratamente un oggetto fisico. Gli studenti del secondo anno avranno invece a che fare con Patologia generale, parte del corso integrato in Patologia e fisiopatologia generale e genetica medica: “Questo insegnamento costituisce il primo contatto degli studenti con la malattia – spiega il prof. Antimo Migliaccio docente della disciplina – Riguarda i meccanismi generali della malattia, di risposta al danno e dunque di infiammazione e immunologia. Ma anche meccanismi di alterazione come la patogenesi della proliferazione cellulare, cioè i tumori”.
L’esame segna il passaggio tra le discipline di base e le varie cliniche. Anche in questo caso si prediligono le lezioni frontali, avvalorate da rappresentazioni grafiche e casi clinici. La frequenza è obbligatoria. “Spesso gli studenti, pur essendo fisicamente in aula, non sono partecipativi – afferma il docente – Certamente sono reduci da due semestri impegnativi, in cui hanno avuto a che fare con Anatomia umana, ma la partecipazione attiva è fondamentale, per dialogare coi docenti, specialmente su temi così sensibili. La frequenza costante, inoltre, semplifica la preparazione dell’esame”.
Gli studenti, che nei precedenti anni hanno acquisito nozioni di anatomia, al terzo anno con Metodologia medico-chirurgica (corso tenuto da 6 docenti, 3 medici e 3 chirurghi) “entrano in contatto per la prima volta con la funzione operativa del medico. Come si interroga il paziente? Qual è l’approccio? Come si fa un’anamnesi? Come si fa un esame obiettivo (ispezione, palpazione, percussione e auscultazione)? – illustra il prof. Ferdinando Carlo Sasso, Ordinario di Medicina interna – Si risponde a questi interrogativi, completando il quadro con esami di laboratorio per la diagnosi delle varie patologie. Vengono fornite anche nozioni di semeiotica strumentale per immagini, relative quindi a esami radiografici”.
Lo scopo essenziale del corso è preparare i futuri medici a un’individuazione rapida del problema: “Quando studieranno Cardiologia sapranno cosa sia una cardiopatia ischemica, sapranno riconoscere il dolore coronarico e come si modifica e altera un elettrocardiogramma in fase di infarto – conclude – Saranno dunque pronti alle sfide cui questa professione pone davanti”.
Tra le Cliniche, sempre al terzo anno, c’è il corso integrato di Ematologia e oncologia clinica, di cui riferisce il prof. Fernando De Vita, Ordinario di Oncologia medica: “Si tratta di uno dei molti ambiti della medicina in cui lo studente comincia ad acquisire una preparazione più specifica. L’obiettivo del corso è formare i medici del futuro nella diagnosi precoce, nella stagnazione della patologia e nelle terapie fondamentali. Non formiamo l’oncologo clinico, ma sensibilizziamo e aiutiamo a considerare che la diagnosi precoce continua a essere un momento fondamentale per il trattamento delle patologie e per la guarigione del paziente”.
Le lezioni frontali – “che non si basano semplicemente sull’eloquio del docente ma sulla discussione interattiva sui casi clinici, sull’attività seminariale e sulla somministrazione agli studenti degli articoli scientifici più recenti” – saranno affiancate dall’osservazione in reparto che permetterà “di toccare con mano la disciplina ed entrare in contatto con le reali problematiche del paziente oncologico sui due versanti del trattamento della malattia e dell’impatto psicologico. La patologia deve essere umanizzata ed è necessaria l’instaurazione di un rapporto medico-paziente stretto che consenta all’ammalato di affrontare questo momento drammatico con la massima serenità”.
Nicola Di Nardo
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Ateneapoli – n. 3 – 2025 – Pagina 32