È l’inclusione il filo rosso che lega una serie di iniziative avviate dalla Vanvitelli volte al miglioramento del servizio di accoglienza degli studenti stranieri o con disabilità. A questo proposito sono online i bandi per il progetto Buddy che, con scadenza dei termini al prossimo 28 maggio, propone 52 contratti di collaborazione agli studenti dell’Ateneo in possesso dei requisiti richiesti, e quello per App Mobile, cioè per le proposte di aggiornamento dell’App ‘Welcome International Students’, che scadrà invece il prossimo 9 luglio. I Buddy, suddivisi in tutor e coordinatori (la retribuzione oraria per i primi sarà di 10 euro e per i secondi di 16), saranno incaricati di guidare gli studenti stranieri o con disabilità nello svolgimento delle proprie attività sia nell’Ateneo che fuori. Oltre all’aiuto però, fornito nell’ambito della segreteria didattica, della gestione della carriera, dell’inclusione e dell’adattamento nei Dipartimenti, dell’assistenza medica e delle pratiche burocratiche come il permesso di soggiorno, i Buddy hanno anche lo scopo di promuovere l’inclusione e la socializzazione tra gli studenti stranieri e gli altri. Anche a questo proposito nasce l’App Mobile, che non solo offre servizi di geo-localizzazione così che gli studenti stranieri possano sempre sapere dove si trovano, e di informazione sfruttando le apposite piattaforme di comunicazione per studenti Erasmus+, ma funge anche da luogo virtuale d’incontro, in modo che ci si possa dapprima conoscere online e successivamente, in un momento in cui la socialità potrà essere restaurata, di persona. Il bando di concorso per il suo aggiornamento prevede premi sostanziosi per i gruppi vincitori: 3.000 euro al primo classificato, 2.500 al secondo e 2.000 al terzo.
‘First Medical Care’ a Sant’Andrea delle Dame
Ma l’attenzione dell’Ateneo non si limita ovviamente alla socializzazione, a dimostrarlo c’è l’ideazione del progetto First Medical Care, cioè la presenza di un punto d’accoglienza per le problematiche sanitarie degli studenti internazionali, che avrà sede nel complesso Sant’Andrea delle Dame (via De Crecchio, 8) presso la sede del Policlinico nel centro storico napoletano. “Gli studenti internazionali, sia quelli che frequentano i nostri corsi che quelli in periodi di mobilità Erasmus+, possono incorrere in problemi di natura medica o psicologica – racconta il delegato di Ateneo all’Internazionalizzazione e alla Mobilità, prof. Sergio Minucci – Essendo estranei al nostro contesto hanno bisogno di qualcuno che li guidi. Al First Medical Care, gli studenti saranno indirizzati verso tutor che parlino una lingua comune, dopodiché saranno inviati per un primo esame clinico gratuito verso la struttura più idonea alle loro esigenze. Avevamo sviluppato un servizio simile durante lo scorso anno accademico, all’avvento della crisi epidemiologica, ma allora si trattava di un apposito centro di assistenza per il Covid-19 che riscosse molto successo in tema di efficienza”. Le difficoltà degli studenti internazionali possono essere molte, ed è per questo che “l’Ateneo si impegna così tanto sul tema dell’inclusione – continua Minucci – promuovendo iniziative come il progetto Buddy. Non solo, il Buddy ha visto ampliato nel corso del tempo il proprio ventaglio di competenze; la posizione di Buddy Abroad ad esempio, per la quale è possibile fare richiesta, si occuperà di esportare all’estero la conoscenza del nostro Ateneo e delle bellezze del nostro territorio, così da stimolare la popolazione locale a visitare le nostre zone. Si tratta di una sorta di Terza Missione ampliata e svolta dagli studenti anziché dagli organi di Ateneo, che potrà essere svolta da coloro che si trovano in mobilità presso atenei esteri”. L’importanza della socializzazione “si è resa ancora più evidente durante la pandemia, ed è per questo che siamo contenti di erogare il bando per l’aggiornamento dell’App Mobile, che avviene annualmente e che rende possibile il miglioramento di un servizio utilissimo, che promuove la socialità tra gli studenti di tutto l’Ateneo”. Un Ateneo dunque attento alle esigenze di tutte le categorie presenti al suo interno, “nondimeno quella dei rifugiati, cui lo scorso anno è stato dedicato un bando di concorso che ha ricevuto 19 adesioni. Si tratta di studenti provenienti perlopiù da Paesi africani caratterizzati da una forte instabilità politica, la quale rende estremamente difficile il loro normale perseguimento degli studi”, dice il prof. Minucci. “Il merito per questo grande lavoro – aggiunge – va al Rettore Gianfranco Nicoletti che ha pienamente appoggiato le nostre iniziative, e alla competenza e alla preparazione della dott.ssa Carmela Luise, responsabile dell’Ufficio per la Mobilità e l’Internazionalizzazione. Ma il merito va anche agli studenti che, proattivamente, si assumono l’incarico di guidare i loro colleghi di oltre i confini attraverso una migliore gestione della propria vita nella nostra regione”. È in questo modo, conclude, “che possiamo portare avanti la nostra opera di abbattimento delle barriere”.
‘First Medical Care’ a Sant’Andrea delle Dame
Ma l’attenzione dell’Ateneo non si limita ovviamente alla socializzazione, a dimostrarlo c’è l’ideazione del progetto First Medical Care, cioè la presenza di un punto d’accoglienza per le problematiche sanitarie degli studenti internazionali, che avrà sede nel complesso Sant’Andrea delle Dame (via De Crecchio, 8) presso la sede del Policlinico nel centro storico napoletano. “Gli studenti internazionali, sia quelli che frequentano i nostri corsi che quelli in periodi di mobilità Erasmus+, possono incorrere in problemi di natura medica o psicologica – racconta il delegato di Ateneo all’Internazionalizzazione e alla Mobilità, prof. Sergio Minucci – Essendo estranei al nostro contesto hanno bisogno di qualcuno che li guidi. Al First Medical Care, gli studenti saranno indirizzati verso tutor che parlino una lingua comune, dopodiché saranno inviati per un primo esame clinico gratuito verso la struttura più idonea alle loro esigenze. Avevamo sviluppato un servizio simile durante lo scorso anno accademico, all’avvento della crisi epidemiologica, ma allora si trattava di un apposito centro di assistenza per il Covid-19 che riscosse molto successo in tema di efficienza”. Le difficoltà degli studenti internazionali possono essere molte, ed è per questo che “l’Ateneo si impegna così tanto sul tema dell’inclusione – continua Minucci – promuovendo iniziative come il progetto Buddy. Non solo, il Buddy ha visto ampliato nel corso del tempo il proprio ventaglio di competenze; la posizione di Buddy Abroad ad esempio, per la quale è possibile fare richiesta, si occuperà di esportare all’estero la conoscenza del nostro Ateneo e delle bellezze del nostro territorio, così da stimolare la popolazione locale a visitare le nostre zone. Si tratta di una sorta di Terza Missione ampliata e svolta dagli studenti anziché dagli organi di Ateneo, che potrà essere svolta da coloro che si trovano in mobilità presso atenei esteri”. L’importanza della socializzazione “si è resa ancora più evidente durante la pandemia, ed è per questo che siamo contenti di erogare il bando per l’aggiornamento dell’App Mobile, che avviene annualmente e che rende possibile il miglioramento di un servizio utilissimo, che promuove la socialità tra gli studenti di tutto l’Ateneo”. Un Ateneo dunque attento alle esigenze di tutte le categorie presenti al suo interno, “nondimeno quella dei rifugiati, cui lo scorso anno è stato dedicato un bando di concorso che ha ricevuto 19 adesioni. Si tratta di studenti provenienti perlopiù da Paesi africani caratterizzati da una forte instabilità politica, la quale rende estremamente difficile il loro normale perseguimento degli studi”, dice il prof. Minucci. “Il merito per questo grande lavoro – aggiunge – va al Rettore Gianfranco Nicoletti che ha pienamente appoggiato le nostre iniziative, e alla competenza e alla preparazione della dott.ssa Carmela Luise, responsabile dell’Ufficio per la Mobilità e l’Internazionalizzazione. Ma il merito va anche agli studenti che, proattivamente, si assumono l’incarico di guidare i loro colleghi di oltre i confini attraverso una migliore gestione della propria vita nella nostra regione”. È in questo modo, conclude, “che possiamo portare avanti la nostra opera di abbattimento delle barriere”.
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