L’emergenza epidemiologica da Covid-19 conferma chiaramente l’importanza di comprendere i processi di globalizzazione dei fenomeni politici, economici, giuridici e sociali di grande scala. E l’internazionalizzazione è appunto il perno intorno al quale ruotano tutti i saperi che s’intrecciano nell’offerta attivata dal Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, diretto dal prof. Giuseppe Cataldi, ordinario di Diritto Internazionale. Premessa da cui deriva la peculiarità caratterizzante i Corsi, la marcia in più: “la possibilità di guardare al mondo da tutte le angolazioni possibili”, sottolinea il Direttore del Dipartimento prof. Giuseppe Cataldi, ordinario di Diritto Internazionale. In particolare, l’unico Corso di Laurea Triennale qui attivato è Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, all’interno del quale sono impartiti insegnamenti di diritto, economia, statistica, storia, filosofia, geografia, antropologia, sociologia. “Gli altri Corsi di Scienze Politiche in Italia, per carità, funzionano benissimo, non possono avere però la proiezione che soltanto noi possiamo permetterci a questo livello grazie al supporto di tutto il sistema de L’Orientale che da sempre privilegia i rapporti con le culture altre”. E poi la trasversalità: un valore aggiunto unico che caratterizza anche i Corsi di Laurea Magistrale dove “abbiamo registrato ottimi risultati in termini di iscrizioni”. Tre gli indirizzi possibili sul secondo livello con Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, Relazioni Internazionali e Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea. “Mentre sul triennio i nostri numeri restano costanti, sulle Magistrali siamo considerati molto attrattivi anche rispetto ad altre Triennali dell’Ateneo oltre che di altre Università”. L’auspicio: “speriamo che l’emergenza non comporti una contrazione delle immatricolazioni. È il timore generale nell’Università italiana e all’estero. Ci rendiamo conto delle difficoltà delle famiglie e ci siamo organizzati fin da subito per la rateizzazione delle tasse e forse si profilerà una nuova possibilità di diminuzione degli importi”. Quanto all’offerta formativa del Dipartimento nel complesso, “non ci sono grosse variazioni in programma. Vorremmo, però, fare tesoro della didattica a distanza per creare nuove forme di interazione tra docenti, studenti e valorizzare anche attraverso il computer le occasioni di confronto con gli stakeholders, le aziende, le professioni. Ma anche i nostri centri di elaborazione culturale per seminari, ricerche, rapporti con le Università straniere”. Malgrado la chiusura delineata dalle direttive ministeriali, “è nostra preoccupazione non rinunciare a fare rete con il mondo esterno: qualità che potenzia il nostro lavoro di docenti e l’attività dei nostri studenti che ci hanno sempre fatto fare belle figure con le istituzioni, parlando perfettamente le lingue e ponendo delle domande sensate. Occasioni che vanno aumentate perché anche il modo di fare Università è cambiato. La lezione frontale è sicuramente formativa, ma quando si passa sul livello Magistrale tutto questo deve essere integrato” al fine di formare professionisti capaci di gestire problematiche internazionali nell’ambito dell’amministrazione e dell’impresa. “Girando il mondo, mi è capitato di incontrare laureati di questo Corso ovunque… ad Hong Kong, in Australia, in Vietnam, impiegati in enti istituzionali, lavori diplomatici o anche che possono apparire ‘strani’. A Milano, per esempio, ho incontrato dei funzionari in una banca cinese che avevano studiato Asia-Africa da noi ed erano stati scelti per la propria capacità di relazionarsi contemporaneamente con l’Italia e la Cina, comprendendo le culture dell’una e dell’altra parte. Il lavoro oggi si è trasformato, anche laurearsi non è più come una volta, quando serviva il ‘pezzo di carta’ per accedere ad un concorso. I nostri studenti possono sì lavorare in Paesi lontani, ma anche il più piccolo Comune d’Italia potrebbe, per esempio, avere la necessità di persone formate alla comunicazione con i migranti per capirli dal punto di vista linguistico e risolvere misunderstanding culturali. L’interpretazione del mondo è quello che noi offriamo agli studenti”. Quindi, perché scegliere proprio L’Orientale? “Per il piacere di confrontarsi con una realtà infinita, connotata anche storicamente. Io mi sono laureato in Giurisprudenza alla Federico II. Quando arrivai a L’Orientale, però, rimasi affascinato perché trovai qui l’antico e il moderno, i testi e mappe portate dai gesuiti dalla Cina nel Cinquecento e insieme un mondo dinamico che guardava al futuro e alle relazioni internazionali in un senso modernissimo. Anche quella di studiare Scienze Politiche qui è una scelta non tradizionale, ma di grande fascino”, adatta a “una persona eclettica, dinamica, curiosa, che non ha forse una vocazione già precisa diversamente da chi si indirizza subito verso Medicina o Ingegneria”. L’aspirante matricola di Scienze Politiche “ha però un modus vivendi aperto rispetto alla vita, al rapporto col prossimo, a quella che potrà essere la sua professione. Qui, certo, facciamo economia, storia, diritto, ma non con l’approfondimento dei Dipartimenti dove ci si dedica soltanto ad una di queste aree. Facciamo tutte queste cose insieme: è la nostra ricchezza, formare talenti che si troveranno a proprio agio qualunque sarà la loro collocazione, un materiale umano duttile che saprà sviluppare grazie al nostro supporto le proprie specificità”.
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