“Mi dispiace se qualcuno possa pensare ad un Dipartimento spaccato.
Io voglio rappresentare tutti, non solo un’anima”.
Con 57 voti su 96 votanti supera la prof.ssa Guida, altra candidata alla direzione del Dipartimento.
È bastata la prima votazione, quella di martedì 14, per eleggere la prossima Direttrice del Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo (Daam). Toccherà alla prof.ssa Roberta Giunta raccogliere l’eredità dell’uscente prof. Andrea Manzo: la docente, con i 57 voti ottenuti, ha battuto l’altra candidata, prof.ssa Donatella Guida, che di preferenze ne ha ottenute 34. A scrutinio ultimato, questi i numeri completi su 102 aventi diritto al voto: 96 votanti, 5 schede bianche e 6 non votanti. Prima di insediarsi a Palazzo Corigliano, Giunta lancia subito un messaggio tramite le pagine di Ateneapoli: “Mi dispiace se qualcuno possa pensare ad un Dipartimento spaccato. Io voglio rappresentare tutti, non solo un’anima”. Tante le idee per i prossimi quattro anni: orientamento degli studenti, l’istituzione di una terza Magistrale e di percorsi di terzo livello; incremento delle convezioni internazionali. Poi una chiamata all’unità: “Restiamo punto di riferimento per gli studi orientalistici in Italia e all’estero”.
Prof.ssa Giunta, cosa l’ha spinta a proporsi? “Sono stata invitata da alcuni colleghi a riflettere sulla mia disponibilità a candidarmi e, soprattutto, nutro una profonda affezione per questo Dipartimento. Qui è dove mi sono laureata e qui è cominciato il mio percorso. Dopo il dottorato ci sono tornata e da quel momento non sono più andata via. Il Daam è un bene preziosissimo per me così come L’Orientale tutto, che è parte della mia vita e della mia carriera”.
Ha ottenuto 57 voti su 102 aventi diritto. Si ritroverà a dirigere un Dipartimento spaccato? Vorrebbe dire qualcosa a chi non l’ha votata? “No. Affatto, non lo ritengo spaccato: ho apprezzato molto la seconda candidatura e coloro i quali hanno avuto o desiderato la possibilità di scegliere tra due candidate. Sicuramente la prof.ssa Guida va ringraziata, perché anche lei aveva ricevuto in questo anno richieste da colleghi di manifestare la propria disponibilità, anche in qualità di rappresentante di una grande area del Daam quale quella dell’Asia orientale. Spero di conquistare la fiducia di coloro che non mi hanno votato; anzi, non credo non ne abbiano, ma di sicuro avrebbero preferito un altro candidato. Mi sembra tutto molto democratico e giusto: la doppia candidatura ci ha stimolato a prepararci al meglio per il confronto”.
Dunque, lei rappresenta l’area del Vicino Oriente antico? “Non la metterei in questi termini e mi dispiace per coloro che l’hanno pensato: io vorrei rappresentare tutto il Dipartimento, non solo un’anima. Del resto, io sono un’archeologa islamista e l’Islam, notoriamente, abbraccia un territorio che è esattamente Asia, Africa e Mediterraneo – se facciamo riferimento all’espansione medievale in particolare, della quale io mi occupo. Proprio per questo credo di poter rappresentare il Daam”.
“L’istituzione di una terza Magistrale è una questione aperta”
Ci racconta il programma che le ha consentito di vincere? “Innanzitutto, ci tengo a sottolineare che tutto ciò che ho presentato è stata una sintesi di spunti personali, pareri e suggerimenti che ho ricevuto da tutte le componenti che ho incontrato da giugno a questa parte. Attraverso il confronto, abbiamo riflettuto insieme sulle azioni da continuare a sviluppare. Riassumerei così i punti generali: c’è l’intenzione di lavorare su didattica, terza missione e ricerca attraverso tavoli di discussione rispetto ai quali mi porrò come elemento di raccordo con i vari organi dell’Ateneo e con la componente tecnica-amministrativa del Daam. Inoltre, credo molto nell’orientamento, sia nelle scuole che internamente per le nostre matricole: i ragazzi devono essere consapevoli della varietà dell’offerta didattica”.
Il suo primo atto da Direttrice? “Comincerei subito con riunioni trasversali e dei vari settori per raccogliere le varie esigenze. Subito dopo, mi auguro ci sia un incontro con gli altri due Direttori, visto che siamo tutti neoeletti. L’obiettivo è avviare fin da subito una stretta collaborazione garantendo le rispettive specificità e, al tempo stesso, interdisciplinarità e senso di scambio di docenti e studenti”.
Che Dipartimento eredita? Dove si può e si deve migliorare secondo lei? “Il Daam è molto sano, è stato inserito nei ‘Dipartimenti di Eccellenza’ per due quadrienni consecutivi. Credo che Manzo, in qualità di ultimo Direttore, abbia saputo gestire magistralmente anche i relativi fondi, arricchendo tanto l’offerta e garantendo ai docenti la possibilità di fare ricerche sia in Italia che all’estero. Io mi pongo in continuità con il suo mandato, spero di essere all’altezza e di canalizzare meglio tutte le risorse”.
Meglio in che senso? “A livello didattico, ripartendo meglio gli insegnamenti e istituendo Corsi di terzo livello per garantire agli studenti la possibilità di seguire percorsi più professionalizzanti”.
ll Daam ha due Triennali e due Magistrali. Ritiene che l’offerta formativa vada ulteriormente ampliata? “Non sono favorevole ad una terza Triennale perché le due esistenti sono un’ottima rappresentazione della ricchezza del Dipartimento. Di sicuro l’istituzione di una terza Magistrale è una questione aperta, immaginando un percorso che rappresenti con continuità scientifica i due trienni e ne sintetizzi le istanze culturali risultando attrattivo per altre Triennali, sia interne che esterne. Non è semplice ed è per questo che preferirei, almeno nell’immediato perché più facilmente realizzabili, percorsi di secondo e terzo livello e far sì che fungano da volano per la terza Magistrale”.
Sui percorsi di secondo e terzo livello cos’ha in mente? “Avrebbero due benefici: l’erogazione della didattica in inglese e, per un cumulo di ore, a distanza. Questi due elementi li renderebbero attrattivi anche per gli studenti stranieri. Ad ogni modo dobbiamo consolidare ciò che abbiamo, ma anche sperimentare canali nuovi. Il nostro è un Dipartimento molto famoso a livello internazionale e quindi dobbiamo provare ad essere più attrattivi”.
A proposito di stranieri. Crede sia opportuno infoltire il pacchetto di convezioni e borse di studio presso Università straniere? “Certamente va potenziato, sebbene siamo già molto inseriti. Mandiamo e accogliamo sia studenti che docenti. E infatti uno degli obiettivi sarebbe consentire ai nostri professori di svolgere la funzione visiting professor all’estero, magari garantendo loro alcune settimane libere dalla didattica e fare ricerche sul terreno”.
Come intende affrontare la carenza di spazi? “Si sta lavorando molto in questo senso. Certo, Palazzo Corigliano ha dei limiti e noi siamo numerosi, ma si sta già provvedendo affinché i docenti abbiano spazi adeguati. Si cercherà anche di eliminare materiali obsoleti conservati in spazi che potranno essere fruibili da depositi per il nostro materiale archivistico. Dobbiamo necessariamente ricavare spazi da destinare all’incontro, al confronto e allo studio per assegnisti, dottorandi e studenti”.
Già, gli studenti. Come intende rapportarsi a loro? “Beh, sono l’essenza di ogni cosa. Il primo obiettivo di ogni Università è la formazione. Io sono sempre stata molto attenta alle loro esigenze e li ascolterò; ho immaginato tanti tavoli di discussione. Vanno ascoltati e soprattutto formati sui loro diritti e su come devono manifestarli: cioè attraverso i canali istituzionali. Laddove fosse possibile, vorrei riproporre lo stesso insegnamento che ho ricevuto a suo tempo”.
Che messaggio lancia al Dipartimento in vista del suo insediamento? “Che si lavori con lo stesso impegno ed entusiasmo, basati su stima e rispetto reciproci. E soprattutto: far sì che il Daam continui ad essere un punto di riferimento per gli studi orientalistici, tanto in Italia quanto all’estero”.
Claudio Tranchino