“Non avremmo dovuto puntare alla riduzione degli iscritti, ma ad una loro redistribuzione in favore di quegli ambiti che, purtroppo, continuano ad essere minoritari”. A L’Orientale uno dei punti cardine nell’agenda del 2025 è la revisione dell’impianto didattico, che entrerà in vigore il prossimo anno accademico. Le parole sulla direzione che starebbe prendendo la riforma sono del prof. Augusto Guarino, Prorettore Vicario con delega all’Internazionalizzazione.
Secondo il docente, infatti, ci sarebbe uno squilibrio da affrontare: “insegnamenti come inglese e spagnolo registrano centinaia se non migliaia di iscritti, altri invece pochissimi; aggiungo anche un dato generale del quale troppo spesso ci si dimentica: l’Italia è il Paese Ocse dove ci si laurea di meno dopo la Romania, è un fatto sconvolgente che dovrebbe essere tra le principali preoccupazioni dei nostri politici”.
Alla luce di questa valutazione, dell’oggettivo calo di iscritti subito dall’Ateneo negli ultimi anni come sottolineato in più rapporti anche dal Nucleo di Valutazione, è lecito chiedersi se alcune delle 38 lingue insegnate attualmente rischino di scomparire dall’offerta formativa. Guarino ammette le difficoltà, ma rilancia: “la situazione non è mai stata semplice. Penso all’amarico per esempio, reputata comunemente una lingua minore quando in realtà è parlata da 40 milioni di persone ed è la seconda lingua semitica per importanza dopo l’arabo. Ad ogni modo, non c’è alcun pericolo allo stato attuale. Anzi, il prossimo anno dovrebbero essere riattivati il macedone e l’ucraino dopo anni di latenza, grazie ad accordi con Università dei due Paesi di riferimento”.
Definisce un “ottimo lavoro” quello che i rispettivi Coordinatori stanno portando avanti con i tre Dottorati di ricerca che offre l’Ateneo, ovvero Asia, Africa e Mediterraneo, in Studi Internazionali e in Studi Letterari Linguistici e Comparati. “Negli ultimi anni c’è stata un’intensificazione esponenziale degli accordi internazionali; e va sottolineato, perché è nella formazione di terzo livello – molto faticosa – che si gioca il futuro dell’Università, il luogo dove nascono giovani ricercatori e docenti di un domani prossimo”. A preoccupare il Prorettore sono invece i prossimi anni, e per un motivo chiarissimo: “senza alcun pianto, ci saranno tagli importanti (da parte dell’Esecutivo, ndr), anche peggiori di quelli avvenuti nel 2024”.
Un Corso di Laurea con il Vietnam
Al di là delle questioni interne, quello appena iniziato sarà un anno importante anche a livello internazionale, che resta una delle principali proiezioni dell’Ateneo. E ad oriente è il core business: “il 2024 ha sancito il ritorno a pieno regime dei nostri rapporti con la Cina e tutta l’Asia”. Ad oggi, non a caso, stando al sito ufficiale, gli accordi internazionali con il continente sarebbero ben 119.
E infatti, l’ultimo avviso di selezione risalente al 9 gennaio è per una candidatura presso la Yenching Academy (Cina). Tolta Pechino, la priorità restano Vietnam, Indonesia e Corea del Sud: “si tratta di Paesi in grande espansione, nel primo ci sono tante imprese nostrane e, anche per questo, c’è un grande interesse verso l’Italia. Proprio per questo stiamo pensando ad uno scambio di studenti per un Corso di Laurea a riconoscimento mutuo, se ne sta occupando il prof. Pietro Masina, membro della Commissione Internazionalizzazione”.
Un altro braccio destro di Guarino, il prof. Tommaso Trevisan, starebbe cucendo relazioni più consistenti con i Paesi la cui area di influenza culturale è quella della Via della Seta, in particolare Uzbekistan e Kazakistan. Resta critica la situazione in Medio Oriente: “sono sospesi tutti gli accordi con Paesi in guerra, ovviamente. Quella in atto tra Israele e Palestina è una tragedia che, tra l’altro, sta ridisegnando nuovi assetti. Basta guardare alla Siria: non sappiamo cosa diventerà”. Situazione affatto migliore in Afghanistan – ormai ai margini di qualsiasi dibattito internazionale: “è un buco nero, purtroppo. Il Presidente francese Macron volle la cattedra di Afghan Studies, della quale facciamo parte anche noi, e che continua a studiare e fare ricerca, ma da lontano purtroppo”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 1 – 2025 – Pagina 34