Nessun percorso universitario fa eccezione: ci sono scogli difficili da superare, che richiedono uno sforzo supplementare in applicazione e studio. Nel caso de L’Orientale, questo ‘plus’, spesso, serve negli esami di Lingua, fondamentali per il cammino che porta alla laurea e, di conseguenza, all’assorbimento di competenze di livello. E si sa, i consigli non sono mai abbastanza, soprattutto se a darne sono i docenti stessi. Che spiegano ad Ateneapoli, in base alla propria esperienza, quali sono i passaggi più scivolosi e dov’è che bisogna insistere per prepararsi al meglio.
E lanciano l’allarme: “gli studenti non seguono le esercitazioni”. “Dal Covid in poi noto che non c’è più la capacità di studiare e concentrarsi – spiega la prof.ssa Marina Di Filippo, docente di Russo I al triennio e Russo II al biennio – noi proviamo ad insistere tanto sulla necessità di frequentare e invece i ragazzi sono disabituati allo stare insieme, al collaborare e interagire con noi. Sembrano tante piccole monadi chiuse in sé stesse”.
“La lingua un giorno darà loro il pane”
Fatto ancora più grave, secondo la docente, “la scarsa frequenza anche alle esercitazioni dei Cel (collaboratori esperti linguistici, ndr): la lingua un giorno darà loro il pane. Questa cosa mi spaventa”. I numeri parlano abbastanza chiaro: “sulla carta, alla Triennale, avrei 72 studenti. In aula non ne ho mai più di 20”. Per Di Filippo, “se si frequenta e si studia, si riesce a superare l’esame. Oltretutto provo a trasmettere anche l’entusiasmo per una lingua affascinante come il russo”.
C’è spazio pure per una riflessione sulla didattica e sul metodo, che giocoforza è radicalmente cambiato nel tempo. “La teoria si sta affievolendo sempre di più in favore di un metodo più comunicativo che stimoli l’udito e la vista tramite suoni, colori, slides; mezzi comunque molto interattivi. Ad ogni modo, il russo è una lingua flessiva, ha una struttura impegnativa e per questo diamo tante risorse on-line, che però i ragazzi non usano. Mi rendo conto che L’Orientale avvolge con tanti insegnamenti e la giornata dello studente vola via; tuttavia, bisogna studiare anche a casa e prepararsi a ridosso dell’esame non serve a molto”.
Conferma tutto anche la prof.ssa Ksenia Filimonova, volto nuovo de L’Orientale che insegna Lingua russa I al posto della docente Roberta Salvatore. “Certamente la grammatica della lingua russa è molto difficile, la struttura è assolutamente diversa da quella italiana. Il mio consiglio è di seguire le lezioni; spesso li vedo solo prima degli esami. Inoltre, ribadisco sempre che possono rivolgersi a noi docenti: chiedere, parlare, venire a ricevimento. Sono disponibile a spiegare due, tre o quattro volte, questo è assolutamente normale. Infine, quando incontrano gli scogli che una lingua come il russo pone, devono sforzarsi di ricordare perché l’hanno scelto, la motivazione è fondamentale”.
Lungo la stessa scia si esprime anche la prof.ssa Luisa Maria Paternicò, docente di Lingua cinese I e II per quanto riguarda il triennio. Sull’idioma che insegna dice: “È certamente complesso, ma, elenchi alla mano, tutti quelli che seguono, studiano e sostengono anche le prove intercorso alla fine lo superano al primo o al secondo appello”.
Come le colleghe di russo, anche Paternicò afferma che “stando a quello che mi dicono i Cel, la frequenza delle esercitazioni è inferiore a quella che riscontro io in aula. Ad ogni modo, trattandosi di un corso impegnativo come il cinese, lo studente deve capire che è fondamentale seguire”. E non sarebbe un grosso problema la sovrapposizione degli orari che talvolta si verifica: “siamo sempre disponibili a raccogliere segnalazioni, c’è stato un netto miglioramento negli ultimi anni”.
Rispetto alle difficoltà didattiche che gli studenti possono incontrare lungo il cammino, la docente snocciola consigli che ribadisce anche durante i corsi: “Innanzitutto, bisogna scrivere tanto a mano i caratteri cinesi, perché questo aiuta anche a leggerli con maggiore rapidità. Un fattore che a sua volta viene in soccorso durante la prova on-line, quando si ha la sensazione che non basti il tempo”. Ulteriore suggerimento, di carattere generale, è “esporsi alla lingua”, attraverso le esercitazioni, i moodle messi a disposizione. “E, sembrerà strano, ma l’ascolto è una delle abilità più facili da acquisire, perché passiva e naturale”.
Paternicò invita poi alla calma: “noi docenti ci siamo, soprattutto durante gli scritti. Da questa parte ci sono persone a correggere, e se si pensa di aver fatto un refuso basta scriverci, non è per quello che non si supera un esame”.
Il sostegno dei Cel e dei tutor alla pari
Chiude la prof.ssa Valeria Varriano, di Lingua cinese I alla Triennale. Che parte dal medesimo principio delle colleghe: “gli esami di lingua diventano difficili se non si seguono le esercitazioni, questo è il nodo fondamentale. I dati sono allarmanti: ci siamo ritrovati classi con dieci studenti mentre ne avrebbero dovuto avere 60”. Sul motivo di queste assenze croniche, Varriano afferma: “il primo problema è che i lettorati spesso sono o al mattino presto o tardi la sera ed essendo costituita la componente studentesca da fuorisede si può avvertire la sofferenza di doversi svegliare alle 5 del mattino, ma ci stiamo lavorando tantissimo, da tempo”.
Poi aggiunge: “quando si iniziano a saltare le lezioni, si accumula ritardo e diventa complicato”. La docente solleva un’ulteriore questione: il passaggio alla dad causa Covid. “Una delle cose che rende il secondo anno difficile (il programma è particolarmente denso, ndr) è l’accumulo di fuoricorso, ovvero quelli che si sono formati durante gli anni di didattica a distanza. Di fatto, purtroppo, hanno accumulato involontariamente più lacune e dunque si trovano costretti ad andare a ritroso, ed è doloroso, si può perdere anche motivazione”. Per riportare la situazione in uno stato ottimale sono state introdotte una serie di iniziative: “l’Ateneo ha investito tantissimo nei Cel, ne abbiamo un numero elevatissimo; una mia idea è stata partire con i tutor alla pari, e funzionano, anche se i ragazzi ne vengono a sapere sempre tardi. Personalmente ho un’aula in Moodle molto ricca, ma anche in questo caso i ragazzi ne fanno poco uso.
Ci sono servizi di supporto psicologico, le ore di ricevimento – che purtroppo dal 2020 ad oggi vengono sfruttate poco”.
E a ben vedere, il problema della non frequentazione – dell’università in generale – è assai più serio di quanto si possa pensare, come ha sottolineato anche il Nucleo di Valutazione nella bozza del verbale relativa all’adunanza dello scorso 24 aprile: “Si segnala, inoltre, un aumento del numero dei questionari compilati da parte di studenti non frequentanti e a tal proposito si propone di investire del problema l’Ateneo per fare una riflessione sulle cause che conducono alla non frequentazione”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.10 – 2024 – Pagina 30