Zaino in spalla, occhi puntati all’orizzonte. Non c’è ostacolo che possa fermare lo studente avventuroso che abbia deciso di seguire la sua bussola, alla volta di un Paese estero. E se, da un lato, permane sempre un po’ di timore per un’esperienza di studio fuori dai propri confini, dall’altro, l’entusiasmo e la voglia di nuove avventure sono sempre più forti, anche in tempi come questi. Per tutti gli interessati, l’Università Parthenope ha appena pubblicato i bandi Erasmus+ per la mobilità ai fini di studio: 501 sono le borse messe a disposizione con ben 150 accordi sottoscritti. Per quattro bandi, quelli relativi ciascuno ad un Dipartimento – Giurisprudenza, Ingegneria, Scienze e Tecnologie e Scienze Motorie e del Benessere – la scadenza è fissata al 21 marzo. Il 28 marzo, invece, è la data entro cui partecipare al bando relativo ai tre Dipartimenti dell’area economica, Studi Aziendali ed Economici, Studi Aziendali e Quantitativi, Studi Economici e Giuridici.
Illustra i punti salienti dei bandi il prof. Gabriele Sampagnaro, Prorettore all’Internazionalizzazione: “Abbiamo avuto un’implementazione degli accordi, principalmente dalla Spagna e dalla Polonia”. Da sottolineare agli studenti “anche la presenza di premialità competitive ulteriori da parte dell’Ateneo in funzione del posizionamento in graduatoria: un premio aggiuntivo per borsa di 170 euro per non più di quattro mesi, a patto che si acquisiscano almeno 12 crediti formativi, e che verrà riconosciuto ai primi 200 in graduatoria”.
Illustra i punti salienti dei bandi il prof. Gabriele Sampagnaro, Prorettore all’Internazionalizzazione: “Abbiamo avuto un’implementazione degli accordi, principalmente dalla Spagna e dalla Polonia”. Da sottolineare agli studenti “anche la presenza di premialità competitive ulteriori da parte dell’Ateneo in funzione del posizionamento in graduatoria: un premio aggiuntivo per borsa di 170 euro per non più di quattro mesi, a patto che si acquisiscano almeno 12 crediti formativi, e che verrà riconosciuto ai primi 200 in graduatoria”.
Guardare ai piani di studio più che al Paese
Le mete preferite dagli studenti napoletani “sono sempre quelle classiche, come la Spagna da cui riceviamo anche il maggior numero di studenti incoming. Da parte nostra, vorremmo che aumentassero i flussi di outgoing verso le università della Francia con cui abbiamo anche diversi accordi di double degree”. Un po’ meno gettonati “sono forse i Paesi dell’area orientale dell’Europa, penso magari a Grecia, Turchia o alla Romania che, peraltro, ha delle buone università”. Questo quadro invita ad una riflessione: “I ragazzi spesso non si rendono conto del fatto che, per ogni accordo, c’è un numero limitato di posti e che, facendo domanda tutti per le stesse sedi, c’è meno probabilità di essere assegnati lì. Sbaglia chi guarda più al Paese che all’appropriatezza del piano di studi”. Bisogna, invece, “andare oltre il singolo Paese e studiare per bene l’abbinamento tra università e piano di studi. Stilando un learning agreement soddisfacente si riducono i tempi di approvazione e si evitano problemi nel riconoscimento dei crediti”. Da ricordare anche che le destinazioni nel Regno Unito non sono più disponibili: “È uno degli effetti negativi della Brexit per i nostri studenti. C’è una linea di intervento, a livello nazionale, che sta verificando come recuperare questi rapporti”.
Ci sono Dipartimenti più ‘avventurosi’? “Le partenze sono proporzionali ai numeri, per cui magari ci sono più flussi dai Dipartimenti di area economica che sono anche quelli con il maggior numero di iscritti. Negli anni c’è stata crescita di outgoing abbastanza allineata. E anche negli incoming non direi che ci sono Dipartimenti preferiti”. Il 2020 è stato, purtroppo, un anno molto particolare: “Avevamo avuto circa 400 candidature e consideriamo che il bando si chiuse ad aprile, quindi in pieno lockdown duro. Purtroppo, in seguito, c’è stato un elevato numero di rinunce, allineato però ai dati che sono arrivati dagli altri Atenei. Noi abbiamo anche riconosciuto delle premialità a chi ha vissuto l’esperienza in didattica a distanza”. Una diminuzione si è registrata anche nei flussi di incoming, “da collegarsi sempre alle incertezze della pandemia. Alcuni studenti, infatti, sarebbero venuti da noi se fosse stato possibile lo studio in sede. Noi chiaramente assicuriamo le lezioni blended, ma dipendiamo comunque, in ultimo, dalle decisioni della Regione”.
La pandemia spaventa anche per questo 2021. Salvo modifiche dovute all’emergenza, il periodo di soggiorno di studi all’estero dovrà essere compreso tra il 1° giugno 2021 e il 30 settembre 2022: “Se il dubbio sulla partenza è legato solo alla pandemia il mio consiglio è quello di presentare comunque la domanda. Ad oggi, non possiamo dire quale sarà la situazione nel primo o secondo semestre dell’anno 2021/2022, ma speriamo che possa essere migliore anche in virtù della prosecuzione della campagna vaccinale”. È possibile rinunciare alla partenza, nei tempi prestabiliti dal bando: “Ma questo, lo ripeto, se la paura di partire è legata all’emergenza in corso. Negli altri casi forse sarebbe meglio non farla la domanda, onde evitare appesantimenti burocratici. Chi vuole vivere l’esperienza Erasmus deve essere fortemente motivato”.
Ci sono Dipartimenti più ‘avventurosi’? “Le partenze sono proporzionali ai numeri, per cui magari ci sono più flussi dai Dipartimenti di area economica che sono anche quelli con il maggior numero di iscritti. Negli anni c’è stata crescita di outgoing abbastanza allineata. E anche negli incoming non direi che ci sono Dipartimenti preferiti”. Il 2020 è stato, purtroppo, un anno molto particolare: “Avevamo avuto circa 400 candidature e consideriamo che il bando si chiuse ad aprile, quindi in pieno lockdown duro. Purtroppo, in seguito, c’è stato un elevato numero di rinunce, allineato però ai dati che sono arrivati dagli altri Atenei. Noi abbiamo anche riconosciuto delle premialità a chi ha vissuto l’esperienza in didattica a distanza”. Una diminuzione si è registrata anche nei flussi di incoming, “da collegarsi sempre alle incertezze della pandemia. Alcuni studenti, infatti, sarebbero venuti da noi se fosse stato possibile lo studio in sede. Noi chiaramente assicuriamo le lezioni blended, ma dipendiamo comunque, in ultimo, dalle decisioni della Regione”.
La pandemia spaventa anche per questo 2021. Salvo modifiche dovute all’emergenza, il periodo di soggiorno di studi all’estero dovrà essere compreso tra il 1° giugno 2021 e il 30 settembre 2022: “Se il dubbio sulla partenza è legato solo alla pandemia il mio consiglio è quello di presentare comunque la domanda. Ad oggi, non possiamo dire quale sarà la situazione nel primo o secondo semestre dell’anno 2021/2022, ma speriamo che possa essere migliore anche in virtù della prosecuzione della campagna vaccinale”. È possibile rinunciare alla partenza, nei tempi prestabiliti dal bando: “Ma questo, lo ripeto, se la paura di partire è legata all’emergenza in corso. Negli altri casi forse sarebbe meglio non farla la domanda, onde evitare appesantimenti burocratici. Chi vuole vivere l’esperienza Erasmus deve essere fortemente motivato”.
Punteggi aggiuntivi sul voto di laurea
La graduatoria dei vincitori è stilata sulla base della valutazione della carriera universitaria, dei titoli e del colloquio motivazionale: “Per molti ragazzi questa è anche la prima volta in cui compilano un curriculum. Consiglio di inserire e valorizzare tutte le esperienze acquisite senza, chiaramente, esagerare”. L’Erasmus prevede sempre una forte componente di intraprendenza: “Bisogna attrezzarsi bene per vivere l’esperienza nel modo giusto. È importante ambientarsi nella nuova sede, conoscere i nomi dei docenti di riferimento, contattarli subito. Se l’integrazione è lenta, i risultati possono non essere immediatamente soddisfacenti”. Altrettanto importante è “lavorare il più possibile sulla lingua. Non bisogna tenere in considerazione solo l’inglese, ma anche la lingua del Paese ospitante. Tuttavia, quello che noto – ad eccezione delle condizioni particolari del 2020 – è che la componente di incertezza e timore iniziale si dissolve velocemente e chi rientra da un’esperienza di studio all’estero è soddisfatto e, anzi, il più delle volte è desideroso di ripartire”. Conclude il docente: “L’Erasmus conta anche sotto il profilo professionale. Ci sono studi, realizzati dalla Commissione Europea, in cui si afferma proprio che questo è un elemento di miglioramento della posizione lavorativa. Qui alla Parthenope, poi, consente anche di avere punteggi aggiuntivi sul voto di laurea”.
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