“Le richieste sono molte, a dimostrazione che il Servizio è apprezzato dagli studenti, e facciamo una gran fatica a corrispondervi”. Parola della prof.ssa Antonia Cunti, ordinaria di Pedagogia generale e sociale, psicologa e a breve anche psicoterapeuta, che coordina i Servizi di Counseling Psicologico di Ateneo (SCPA) alla Parthenope, uno sportello che offre supporto gratuito ai ragazzi che affrontano un disagio. Nello specifico: dai quattro ai sei incontri della durata di 45 minuti ciascuno, da remoto o in presenza, a seconda della scelta della persona, e sempre nel rispetto dell’anonimato e della privacy. La docente ci tiene a sottolineare la regolamentazione che questo tipo di attività ha ottenuto per volere della Crui (Conferenza dei Rettori), che due anni fa ha istituito un tavolo specifico sul counseling universitario: “ho l’onore di aver avuto mandato dal Rettore precedente, il prof. Carotenuto, di partecipare in rappresentanza dell’Ateneo”.
Panico e stalking tra le emergenze comportamentali
Si è trattato di costituire un gruppo di lavoro che si è interessato di aspetti decisivi: “tra questi la gestione delle emergenze comportamentali – a volte capita di essere chiamata da colleghi che si confrontano con situazioni di panico degli studenti, o addirittura di stalking, come accaduto di recente – la formazione e la ricerca in materia di counseling”. Ma la vera svolta impressa dal team voluto dalla Conferenza dei Rettori è consistita nel definire che “a coordinare questi Servizi di Ateneo debbano essere docenti incardinati con competenze psicologiche e/o psicoterapeutiche e tali competenze sono richieste a qualsiasi operatore”. E se si è arrivati a questo passo in avanti è perché il disagio psicologico è un fatto maledettamente serio.
Alla Parthenope, dove Cunti è affiancata da Ivano Ambra, ricercatore, psicologo e psicoterapeuta, l’SCPA sonda quotidianamente il terreno dei disagi esistenziali, che a loro volta possono ripercuotersi sullo studio e sull’efficacia universitaria. “Si tratta spesso di studenti fuori corso o che hanno iniziato tardi e hanno dubbi sul continuare o no. E il disagio affonda le radici in aspetti differenti, non è un problema di metodo di studio”.
Si parla innanzitutto di “situazioni di ansia, di preoccupazione di non potercela fare, di non riuscire a stare nei tempi, ma anche criticità sul piano delle relazioni sia familiari sia amicali. Il passaggio dall’adolescenza alla giovane adultità oggi più che mai richiede un accompagnamento in una società in cui purtroppo le dimensioni prestazionali del fare e del fare bene, secondo parametri decisi da altri, sono prevalenti e spesso fonte di angoscia”.
I social, nemmeno a dirlo, diventano cassa di risonanza di messaggi altamente negativi: “non è raro leggere di ragazzi che, per fare un esempio, si laureano in pochissimo tempo, esaltando il motto del ‘volere è potere’. Non funziona così. Ognuno di noi vive in un contesto diverso e ha un certo tipo di risorse familiari, economiche, culturali. Non è vero che si può fare tutto ciò che si vuole”. Se da un lato il Covid non ha aiutato i giovani, compromettendo la fase delicata del passaggio all’università impedendo loro di viverla nel modo corretto, d’altra parte, da diversi anni, “la figura dello psicologo è stata sdoganata e non è più visto come qualcosa di negativo affidarsi per iniziare un percorso”.
Nel frattempo, al fine di costruire una rete di sicurezza, l’Ateneo ha messo su anche “iniziative di tutoraggio che sono state attivate per fronteggiare il fenomeno dei fuori corso e degli abbandoni universitari, iniziative con cui il Servizio di Counseling è in contatto per procedere a reciproci invii a seconda del problema presentato dagli studenti, cioè se sia legato al metodo di studio o psicologico. C’è da dire che nella maggioranza dei casi gli studenti che arrivano al Servizio presentano in modo particolare difficoltà legate allo studio come riflesso di disagi esistenziali più ampi, per cui la strada da percorrere è quella del supporto psicologico più che di un accompagnamento strategico allo studio. Ne consegue che la promozione e un’ulteriore diffusione del Servizio sia anche funzionale alla qualità dei risultati universitari, intervenendo sui tempi e sull’efficacia dei percorsi degli studenti”.
Le ultime battute della docente sono sulla promozione del Servizio che coordina e sulla speranza di un aumento degli stanziamenti. “A livello della promozione sono utilissimi i social ma non è da sottovalutare il passaparola. Alla luce di tutto questo, ci auguriamo che, grazie soprattutto ai fondi del Fondo di finanziamento ordinario, ci possa essere un incremento di risorse dedicate e nell’ambito del progetto interateneo ProBen, utile a sperimentare nuove prassi per il benessere degli studenti, si realizzino iniziative inedite da portare a regime, una volta verificate e migliorate”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 26