Si definisce “gerarchicamente debolissima, una semplice ricercatrice senza influenza e senza legami nell’Ateneo”. Eppure nei fatti, Carmela Cappelli, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II, non è per nulla debole: sta lottando con forza e tenacia per vedere riconosciuti i diritti della sua categoria professionale. “Una mattina di inizio novembre mi sono svegliata all’alba, come mi succede spesso, ed ho sentito in modo imperioso che la misura era colma. Era in discussione di lì a poco la Legge di Stabilità e l’eventualità che il blocco degli stipendi fosse addirittura ulteriormente prorogato e che il quadriennio (ora diventato quinquennio) di blocco non ci fosse riconosciuto a fini giuridici, quindi niente adeguamento stipendiale e connessi effetti pensionistici, era una goccia certamente sufficiente a far traboccare il mio vaso”. Una situazione di fronte alla quale la dottoressa non è rimasta inerte, ma che ha deciso di affrontare. Lo ha fatto aderendo alla protesta già in atto a livello nazionale, promossa dal prof. Ferraro del Politecnico di Torino, consistente nell’astensione dal partecipare alla procedura di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) che riguarda proprio il quadriennio (2011-2014) di blocco stipendiale. Quello che si è costituito è un vero e proprio movimento dal basso, trasversale tra Atenei, Dipartimenti e fasce di docenza, inizialmente denominato “Movimento per lo sblocco degli scatti stipendiali”, oggi mutato in “Movimento per il riconoscimento della dignità della docenza universitaria”. Un nome che risponde meglio allo spirito e all’azione di questo gruppo di docenti e ricercatori, preoccupati per il de-finanziamento del sistema universitario (meno 2 miliardi di euro dal 2008 al 2015), il blocco degli scatti stipendiali, la redistribuzione dei finanziamenti mediante la attuale procedura VQR, le misure insufficienti per il diritto allo studio (al Sud il 47,61% studenti aventi diritto a una borsa di studio non la riceve), ma anche per il processo di burocratizzazione del sistema didattico e il mancato rispetto della cadenza di legge per l’abilitazione nazionale a fronte di iniziative estemporanee ed insufficienti. L’attenzione su tutti questi punti viene richiamata nel documento approvato lo scorso 18 marzo nel corso di un’assemblea di Ateneo autoconvocata. Un documento poi fatto circolare nell’Ateneo e sottoscritto…
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 6/2016)
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